TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 19 settembre 2019

Ligures 2: il "popolo del cigno", nemico di Ercole




Oggi trattiamo di miti. Gli antichi chiamavano i Liguri il "popolo del cigno" e li ricordavano come fieri avversari di Ercole.

Giorgio Amico

Il "popolo del cigno", nemico di Ercole

Eschilo, nel suo “Prometeo Liberato” (circa 460 a.C.), andato purtroppo in larga parte perduto, racconta come il protagonista, per ricompensare Ercole, il quale ha ucciso l'aquila che lo tormentava, gli preannuncia il cammino che dovrà percorrere e le insidie che incontrerà nel sostenere le sue ultime fatiche. E' solo un frammento citato da Strabone che lo usa per parlare dei Liguri:

"Giungerai  poi all’impavido popolo dei Liguri. Lì, io lo so bene, non avrai nostalgia di battaglie, benché tu sia impetuoso: è destino infatti che in quel paese ti vengano a mancare anche le armi: e non potrai avere neppure una pietra dalla terra, perché in tutto il luogo è molle: e Zeus, vedendoti privo di mezzi, avrà compassione di te e mandando una nube con una pioggia di rotonde pietre darà ombra alla terra: tu poi scagliandole facilmente disperderai il popolo dei Liguri".

Lo abbiamo già visto, il luogo è stato individuato nella Piana della Crau, alle spalle di Marsiglia per le particolari caratteristiche presentate: una larga piana cosparsa di grosse pietre rotonde. Potrebbe però essere - è la tesi della professoressa Giannattasio- la piana di Vada Sabazia dove esisteva un santuario dedicato a Ercole. Il termine Vada indica infatti un luogo paludoso. Lo scontro sarebbe dunque avvenuto nell'attuale zona del Lussu, appena dopo il ponte sul torrente Quiliano.

In un'altra versione (Pseudo Apollodoro II sec. a.C.) si racconta dei due figli di Poseidone, due giganti chiamati Alebion e Derkynos che attaccarono Ercole durante il viaggio di ritorno dell'eroe a Creta per derubarlo delle mandrie rubate a Gerione. Secondo una tesi moderna i due fratelli in realtà rappresenterebbero le due grandi città liguri di Album Intemelium e Album Ingaunum che per secoli sbarrarono la strada all'espansione lungo la costa ligure dei greci di Massalia.

In un'altra versione ancora si parla di un attacco avvenuto sulla via erculea che attraversava le Alpi nella zona, già allora trafficata, dell'attuale Tenda.

Concludendo, nelle sue varie versioni il mito ci parla dell'espansionismo greco e del suo scontro con i Liguri, ma anche del brigantaggio/pirateria che questo popolo esercitava sulle vie alpine e sulle rotte marittime. Dionigi Alicarnasso (60 a.C.-7 d.C.) ci parla di un popolo numeroso e bellicoso che abita presso i passi alpini e rende difficile e pericolo il passaggio ai viaggiatori e ai mercanti.

Il popolo del Cigno

Ma il più poetico mito riguardante i Liguri è quello di Cycnus. Secondo il mito, Fetonte, per far vedere ad un amico di essere veramente figlio di Elios, pregò il padre di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono. Prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea, quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Gli abitanti della terra chiesero aiuto a Zeus che intervenne per salvare la terra e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, il fiume che divideva il mondo conosciuto dall'estremo Nord abitato dagli Iperborei. Per alcuni autori antichi da identificarsi con il Rodano, secondo altri con il Po.

Il mito racconta anche del dolore delle tre sorelle di Fetonte che impietosì a tal punto Zeus che questi prima mutò le loro lacrime in ambra e poi trasformo le fanciulle in pioppi.

Cycnus, secondo Esiodo re della Liguria, giovane in possesso di una voce melodiosa che amava cantare e comporre musica, era intimo amico di Fetonte. Vedendolo precipitare e morire, piangeva sconsolato con le tre fanciulle. E così Zeus lo trasformò in un cigno, animale che, secondo la leggenda, canta soavemente quando sta per morire.

Il mito ebbe grande fortuna nell'antichità, ma non convinse tutti. Pausania , uno scrittore del II sec. d.C., riprese la leggenda ma con un ironico scetticismo:

«Il cigno è un uccello dalla fama di musico; si dice infatti che un musico di nome Cicno sia stato re dei Liguri abitanti al di là del Po oltre il territorio dei Celti e che, dopo la sua morte, sia stato trasformato in quell'uccello per volontà di Apollo. Io però posso credere che un musico sia stato re dei Liguri, ma non mi sembra credibile che egli da uomo che era sia diventato uccello».

Il mito riprende il tema del legame dei Liguri con la musica, già visto in Omero, e introduce un nuovo elemento: quello dell'ambra. Questo prezioso materiale, proveniente dal Baltico, aveva uno dei suoi più importanti centri di lavorazione e vendita a Genova, antichissimo emporio commerciale, per cui (ce lo racconta il mito di Fetonte) per gli antichi la Liguria è la terra dell'ambra che addirittura si pensava venisse estratta dal sottosuolo come il carbone.

Della leggenda di Cycnus si riparlò negli anni '70 dello scorso secolo, quando si doveva decidere lo stemma della neocostituita Regione Liguria. Qualcuno propone il cigno, a ricordo degli antichi Liguri "popolo del cigno". Si scelse poi una banalissima caravella. Continuiamo a pensare che sia stata una scelta sbagliata.

2. Continua