Giorgio Amico
Storia del fascismo nell'età repubblicana
In questo periodo di parla molto, a proposito e a sproposito, di fascismo. Da molti si presentano realtà ultraminoritarie come Forza Nuova o Casa Pound, che “il venerdì” di Repubblica del 5 novembre valuta complessivamente nei termini di 4-5mila membri, come una reale minaccia agli equilibri democratici del Paese, dimenticando l'esistenza fin dal primo dopoguerra di un partito dichiaratamente fascista, il MSI - la cui vita continua oggi in forma riveduta e corretta in omaggio ai tempi correnti con Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni - forte di decine di migliaia di iscritti e di una base elettorale tale da garantirgli una stabile e in certi momenti consistente presenza in parlamento. Una storia quasi sconosciuta al largo pubblico, la cui ricostruzione presenta non pochi motivi di interesse. Iniziamo oggi a pubblicare i materiali preparatori di un corso tenuto nell' ormai lontano marzo-maggio 2007 nell'ambito delle attività accademiche dell'UniSabazia di Vado L. con l'avvertenza che si tratta dell'elaborazione (minima) di appunti utilizzati come base per una trattazione orale. Da qui la mancanza di note e un certo schematismo nell'articolazione dei temi trattati. Nonostante questi limiti, questi appunti possono ancora oggi rappresentare uno strumento utile alla comprensione di un fenomeno in pieno sviluppo. La bibliografia è ovviamente aggiornata al 2007. Se necessario si procederà con apposite note agli aggiornamenti necessari.
Cappello introduttivo alla prima lezione
Nonostante un po' in tutto il mondo ci sia stato nel dopoguerra un pullulare di gruppi, movimenti, riviste e partitini richiamatisi esplicitamente alle esperienze parallele del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco, solo in Italia questo fenomeno ha assunto caratteri di continuità e consistenza elettorale che ne hanno fatto un elemento non marginale o residuale della vita politica, tanto da giocare in alcuni momenti un ruolo non secondario nell'ambito della definizione dei governi e degli equilibri di potere soprattutto in occasione delle elezioni presidenziali dove in più occasioni i voti missini furono determinanti. È appena il caso di ricordare a questo proposito l'appoggio del partito neofascista al Governo Tambroni che portò alle giornate semi-insurrezionali del luglio 1960.
Siamo dunque in presenza di una specificità tutta italiana che se da un lato testimonia delle radici profonde che il fascismo, sia come teoria politica che regime, dimostra da quasi 80 anni di mantenere nell'immaginario profondo del Paese trasmettendosi di generazione in generazione, dall'altra necessita di un'accurata ricostruzione storica che ne veda i nessi con l'evolversi stesso della società italiana in rapporto strettissimo con il quadro più complessivo della politica mondiale. Basti a questo proposito pensare alla Guerra fredda e al ruolo svolto di appoggio alla destra, moderata ed estrema, in funzione del contenimento della “minaccia” comunista da parte di realtà come la NATO la CIA, ma anche l'Ambasciata americana a Roma.
Eppure, nonostante l'evidenza e la consistenza del fenomeno, se si eccettua la memorialista fascista e repubblichina, per larga parte del dopoguerra la realtà del neofascismo è stata ignorata dagli storici e la ricerca limitata solo all'ambito giornalistico della cronaca o della polemica politica. I primi studi di una certa serietà risalgono agli inizi degli anni Settanta e sono una conseguenza diretta dell'impatto anche emotivo causato a partire dalla bomba di Piazza Fontana dallo stragismo neofascista e dalla strategia della tensione. Solo nel 1975 escono per Feltrinelli “Il nuovo fascismo da Salò Almirante” di una giovane studiosa tedesca, Petra Rosenbaum; per Mursia “Il vento del Nord. Storia e cronaca del fascismo dopo la Resistenza (1945-1950)” di Pier Giuseppe Murgia seguito l'anno successivo da “Ritorneremo! (1950-1953”.
Sarà l'avvio di una nuova stagione di studi che produce materiali anche di grande valore e offre la possibilità sia di una ricostruzione complessiva del fenomeno che di una più approfondita considerazione che superi i limiti ristretti e parziali della propaganda politica. Da sottolineare come gli anni Novanta rappresentino in questo senso un momento fondamentale di svolta. Vengono per la prima volta presi in considerazione aspetti sempre taciuti, come il tentativo di recupero da parte del PCI nell'immediato dopoguerra di una parte dei “Giovani di Salò”. Escono opere importanti anche di autori di destra (un per tutti: Marco Tarchi) che operano un ripensamento profondo dell'intera parabola politica e umana del neofascismo.
Di questo percorso di studi sono efficace testimonianza le pubblicazioni che seguono, tutte utilizzate ai fini del presente corso.
- Furio Jesi, Cultura di destra (1979). Neofascismo sacro e profano: tecniche, miti e riti di una religione della morte e di una strategia politica.
- Nuova Destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta. (Notiziario dell'Istituto Storico della Resistenza di Cuneo e Provincia – numero 23, 1983). Atti del Convegno tenuto a Cuneo nel novembre 1982.
- Giorgio Galli, La Destra in Italia (Gamma libri 1983). Teoria e prassi del radicalismo di destra in italia e nel contesto europeo e internazionale dal secondo dopoguerra ad oggi.
-Franco Ferraresi (a cura di), La destra radicale (Feltrinelli 1984). Ricerca collettiva con particolare attenzione al pensiero di Julius Evola.
- Piero Ignazi, Il polo escluso (Il Mulino 1989). Prima vera storia redatta con criteri scientifici del MSI.
- Gianni Rossi, Alternativa e doppiopetto (Istituto Studi Corporativi 1992). Il MSI dalla contestazione antisistema alla Destra Nazionale (1968-1973)
- Piero Ignazi, Postfascisti? (Il Mulino 1994). Dal MSI a Alleanza Nazionale.
- Marco Tarchi, Esuli in patria (Guanda 1995). L'esperienza “di vita” dei fascisti nell'Italia repubblicana.
- Franco Ferraresi, Minacce alla democrazia (Feltrinelli 1995). La destra radicale e la strategia della tensione.
-Giuseppe Parlato, Fascisti senza Mussolini (Il Mulino 1996). Prima storia approfondita e non nostalgica della formazione e degli inizi del MSI.
- Marco Tarchi, Dal MSI ad AN (Il Mulino 1997). Approfondita analisi del maggior partito della destra italiana nei suoi vari aspetti: organizzazione, strategia, rapporti con la società civile.
-Paolo Bucchignani, Fascisti rossi (Mondadori 1998). Il passaggio di una parte dei reduci di salò al PCI.
- Adalberto Baldoni, La Destra in Italia (Pantheon 1999). La Destra vista in un'ottica istituzionale.
- Nicola Rao, La fiamma e la celtica (Sperling e Kupfer 2006). Sessant'anni di neofascismo da Salò ai Centri sociali di destra.
- Arianna Stiaccioni, A destra della destra (Settimo Sigillo 2006) Storia del neofascismo radicale, dai FAR a terza Posizione.
Piano del corso
1. Fascisti senza Mussolini. L'immediato dopoguerra
2. Le origini del MSI
3. La nascita del MSI
4. L'estrema destra al tempo della guerra fredda
5. De Marsanich e Michelini. La strategia dell'inserimento
6. Dal 1956 al luglio '60
7. Gli anni '60 e Ordine Nuovo
8. La strategia della tensione
9. La Destra Nazionale
10. Da Almirante ad alleanza Nazionale
11. La Nuova Destra
12. Forza Nuova e i movimenti di estrema destra
1. continua