TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 10 novembre 2021

Democrazia proletaria e gli anni Ottanta

 


Appunti per una storia della Nuova Sinistra

Giorgio Amico

L'agile mangusta. Democrazia proletaria e gli anni Ottanta


«Democrazia Proletaria fu la più eretica delle formazioni politiche della nuova sinistra nate negli anni Settanta. Mise insieme, con un’impostazione culturale spesso in rottura con la tradizione della sinistra comunista, migliaia di donne e uomini arrivati alla politica dalle lotte del Sessantotto e i giovani affacciatisi all’impegno militante con i nuovi movimenti degli anni Ottanta. La sua originalità si desume sin dal soprannome che ne diede il leader Mario Capanna: l’agile mangusta che doveva muoversi con sveltezza per colpire il cobra della Democrazia Cristiana e del padronato, uno strumento leggero e coerente più efficace del pesante e immobile pachiderma del Partito Comunista Italiano».

Inizia così la presentazione di “L'agile mangusta. Democrazia Proletria e gli anni Ottanta” di Alfio Nicotra, già dirigente di DP e poi di Rifondazione comunista e ora funzionario presso la Camera dei deputati. In realtà di “eresia” in DP ce ne fu ben poca, almeno di non definire così l'eclettismo confusionario che caratterizzò fin dagli inizi il partito e questo già dal parto travagliato, non privo di aspetti grotteschi, frutto della fusione fra la minoranza del PdUP e la maggioranza di Avanguardia Operaia. Ne derivò una organizzazione che univa da un lato gli aspetti massimalistici e movimentistici della sinistra extraparlamentare post 68 e dall'altra l'ambiguità opportunista verso il PCI tipica degli ingraiani mai pentiti del vecchio PdUP. Il risultato fu più che un partito, dotato di una coerente e organica visione strategica, una sorta di movimento dei movimenti appassionatamente dedito a quella che una volta veniva chiamata politique politicienne. Elemento questo che portò con sé in dote nella appena costituito Partito della Rifondazione comunista contribuendo così a costituire quel mix di togliattismo manovriero, burocratismo tardo stalinista e massimalismo parolaio che ha contraddistinto questo partito nell'intero suo percorso dai fasti bertinottiani all'attuale stato groppuscolare.

Comunque, titolo demenziale a parte, preso da una frase tipica di un personaggio folkloristico come Mario Capanna e del suo modo “immaginifico” di far politica che pure proprio per questo tanto affascinò una generazione di giovani sprovveduti passati direttamente dal servir Messa ad uno stalinismo tanto caricaturale quanto manesco, il volume di Nicotra ha un suo interesse. Ricostruisce infatti con grande cura la politica parlamentare di DP, elemento finora trascurato dai pochissimi che si sono occupati della storia di questa organizzazione. Una ricostruzione dall'interno, visto che Nicotra di quella stagione fu uno dei protagonisti ma che, a dispetto dell'immagine di forza antisistema che l'autore intende offrire del partito, evidenzia come anche in Parlamento DP, proprio per la sua inconsistenza teorica, si dimostrò del tutto incapace di seguire una sua linea strategica e finì, come i “cugini” del PdUP, in balia degli eventi,  prigioniera di un tatticismo manovriero tipico di un ceto politico sempre più scafato e autoreferenziale.

Insomma “l'agile mangusta” che doveva rivoluzionare con la sua imprevedibilità il Palazzo finì per trovarsi ingabbiata in una sorta di teatrino della politica che di “proletario” e antisistema manteneva ben poco. A dimostrazione che dai tempi della sinistra post-risorgimentale ai pentastellati di oggi, passando per il massimalismo socialista dei Bombacci e dei Mussolini, l'antiparlamentarismo piazzaiolo di chi vuole “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, rappresenta con il trasformisno una costante tipica della politica italiana.


Alfio Nicotra
L'agile mangusta. Democrazia Proletaria e gli anni Ottanta.
Edizioni Alegre, 2021.
16 euro