TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 9 novembre 2021

Partito Socialista, stalinismo e Nuova sinistra

 


Appunti per una storia della Nuova sinistra

Giorgio Amico

Partito Socialista, stalinismo e Nuova sinistra

Luciano Della Mea, Raniero Panzieri e Pietro Nenni


Il Congresso di Venezia del 6-10 febbraio 1957 segna il successo di Nenni sulle altre componenti del partito, anche se la sua corrente non aveva raggiunto la maggioranza dei delegati. Una delle conseguenze sarà l'estromissione dalla Direzione di Raniero Panzieri, a cui viene comunque concessa la condirezione (assieme a Nenni) della rivista teorica del partito, Mondo operaio. Incarico che egli svolgerà dal marzo 1957 al dicembre 1958.

Pur se Panzieri è apertamente contrario alla linea della nuova segreteria del partito, e da qui la sua estromissione dalla Direzione, Mondo operaio non si muoverà in termini di corrente, ma cercherà di dare voce a quanto comunque ancora di innovativo e vivo esiste nel partito. Un tentativo destinato al fallimento, come dimostra la brevissima durata della direzione panzeriana.

Secondo Della Mea la vera svolta di Nenni non va collocata nel tanto celebrato incontro di Pralognan con Saragat che in parte ricuce lo strappo del 1947, quanto nelle tesi sviluppate nel saggio”Luci e ombre del Congresso di Mosca”, apparso sul numero 3 del marzo 1956 di Mondo operaio e in particolare nella scelta senza se e senza ma della via pacifica, democratica e parlamentare al socialismo. Scrive Della Mea:

«Su questa via Nenni cercò di convogliare la intera più recente esperienza del PSI: tanto quella del congresso di Milano del 1953 che, partendo dall'unità col PCI, aveva dettato la prospettiva della “alternativa socialista”; quanto quella del Congresso di Torino del 1955 che, continuando a far leva sull'unità d'azione fra PCI e PSI, dava dell'alternativa un'indicazione non più equivocamente socialista, ma democratica, da realizzare attraverso l'apertura a sinistra e il dialogo coi cattolici».

Una scelta che, sempre secondo Della Mea, suscitò un diffuso smarrimento nella base soprattutto operaia del partito, acuendone – va aggiunto – il profondo senso di inferiorità nutrito verso il PCI. In particolare pesò il fatto che l'incontro di Pralogan fosse stata una iniziativa del tutto personale di Nenni, non discussa in Direzione. Tanto da provocare le rimostranze aperte di Lussu. Il congresso di Venezia aveva però dimostrato anche la irresolutezza e la mancanza di una linea veramente alternativa da parte di una sinistra socialista che non aveva saputo sfruttare il mancato successo pieno di Nenni.

Quanto a Panzieri, la sua posizione è esplicitata nell'articolo “Appunti per un esame del movimento operaio”, apparso sul n. 1/1957 di Mondo operaio, proprio alla vigilia del Congresso. Secondo Della Mea è da lì che parte sia l'esperienza panzeriana di indirizzo di Mondo operaio del 1957-58 che quella successiva dei Quaderni rossi.

Per Panzieri occorreva un “processo di rinnovamento” dell'intero movimento operaio, attraverso un ritorno ai “termini originari” del metodo marxista. Non sarà dunque per caso che proprio il primo numero di Quaderni rossi si apra con un lungo saggio di Panzieri sull'uso capitalistico delle macchine che fin dalle prime battute fa esplicito riferimento al metodo usato da Marx nel primo libro del Capitale. Rifacendosi ai temi, allora molto discussi, svuiluppati dal XX Congresso del PCUS, per Panzieri un vero processo di rinnovamento del movimento operaio italiano poteva passare solo attraverso una rottura senza ambiguità con le teorie e le pratiche staliniane. Da qui i contatti con Livio Maitan e l'atteggiamento di apertura verso il movimento trotskista e la sua organizzazione italiana i GCR che tuttavia, nonostante quanto in più occasioni dichiarato da Romano Alquati, non si trasformò mai in una aperta adesione. Ma di questo si tratterà in altra occasione.