TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 4 maggio 2018

Alle origini del '68. Danilo Montaldi


Il '68 italiano non fu un fenomeno improvviso, ma fu preparato da un lungo lavoro di ricerca teorica e di studio concretizzatosi poi in libri e riviste. Centrale in questa fase, che va dalla rivoluzione ungherese agli incidenti di Piazza Statuto, fu il ruolo di Danilo Montaldi e Raniero Panzieri.

Giorgio Amico

Danilo Montaldi (1929-1975)

Danilo Montaldi nasce il primo luglio 1929 a Cremona. Cresciuto in un ambiente proletario e antifascista, inizia non ancora quattordicenne l'attività politica distribuendo materiale contro la guerra e il regime. Nel 1944 entra nel “Fronte della Gioventù”, l'organizzazione giovanile comunista promossa dal PCI. Il 25 aprile 1945 partecipa armi alla mano all'insurrezione e alla liberazione della sua città.

Nel PCI, a cui nel frattempo ha aderito, lavora a stretto contatto con un gruppo di vecchi militanti della sinistra comunista. Critico verso la politica togliattiana di unità nazionale, esce dal partito all'inizio del 1946. Entra in contatto con il Partito Comunista Internazionalista assai attivo a Cremona grazie all'impegno di Giovanni Bottaioli, fondatore del Pcd'I nel 1921, poi dirigente della Frazione italiana della sinistra comunista internazionale nell'emigrazione. Pur non aderendo al PC Internazionalista, collabora ai suoi organi di stampa “Prometeo” e “Battaglia Comunista”.


Nel 1953 è a Parigi dove prende contatto con il gruppo di “Socialisme ou Barbarie” impegnato nel tentativo di definire una strategia operaia adeguata per i paesi sviluppati e nella costruzione di una “organizzazione rivoluzionaria di tipo nuovo” in aperta rottura con il tradizionale modello trotskista.

Rientrato in Italia, Montaldi entra in contatto con un'altra realtà eterodossa della sinistra rivoluzionaria, i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (GAAP) di Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, impegnati dalle colonne della rivista “L'Impulso” in una difficile transizione dal comunismo libertario al marxismo.

Nel 1957 fonda il Gruppo di Unità Proletaria che svolge nel Cremonese un'intensa attività di agitazione e di propaganda rivoluzionaria. Grazie all'impulso di Montaldi, sempre più interessato a quanto fermenta nel campo proletario, il gruppo stringe rapporti oltre che con “Socialisme ou Barbarie”, con “Tribune Ouvrière” (giornale operaio della Renault), con “Pouvoir Ouvrier” belga, con il gruppo inglese “Solidarity for Worker's Power”, con il movimento studentesco giapponese “Zengakuren” e con i gruppi operaisti americani “News & Letters” di Chicago e “Correspondance” di Detroit. Vale a dire quanto di più dinamico si stia producendo nell'ultimo scorcio degli anni Cinquanta a livello internazionale.


Nel 1958 inizia la collaborazione a “Azione Comunista”, organo del Movimento della Sinistra Comunista, nato l'anno precedente dalla fusione del preesistente gruppo di Azione Comunista con la Federazione Comunista Libertaria di Pier Carlo Masini, Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi. Per “Azione Comunista” scriverà complessivamente quattordici articoli (oggi raccolti in “Bisogna sognare”). Lavora intanto al suo grande progetto di indagine sui soggetti relegati ai margini della società dallo sviluppo capitalistico, mentre continua a seguire professionalmente la cultura francese e a svolgere ricerche sulla realtà della Valle Padana alle soglie del miracolo economico.

Nel 1959 per Feltrinelli esce “Milano, Corea. Inchiesta sugli emigrati”, scritto assieme a Franco Alasia, mentre per Einaudi traduce “Diario di un operaio” di Daniel Mothé (Jacques Gautrat). Sempre stretti sono i rapporti con i compagni francesi di “Socialisme ou Barbarie”. “Unità Proletaria” pubblica “Capitalismo e socialismo” di Paul Cardan (Cornelius Castoriadis), mentre sul piano dell'azione militante si tenta di raggruppare quelle avanguardie di fabbrica che la rivolta del luglio '60 e l'esplodere delle lotte contrattuali nei primi anni '60 hanno portato in rotta collisione con i partiti “operai” (PCI, certo, ma forse in misura ancora maggiore PSI).

Il rifluire del movimento lo allontana parzialmente dalla militanza attiva. Pur mantenendo stretti contatti con quanto si muove a sinistra (sono gli anni di “Quaderni Rossi” e di “Classe Operaia”), Montaldi si impegna caparbiamente in un intenso lavoro di ricerca. Al libro “Autobiografia della leggera”, pubblicato nel 1961, primo grande capitolo della sua indagine sulla cultura degli strati subalterni nella Bassa Padana, seguono i grandi lavori su “Korsch e i comunisti italiani” e il “Saggio sulla politica comunista in Italia (1919-1970)”che, rifiutati dall'editoria progressista, vedranno la luce solo dopo la sua morte.Nel 1971 appare “Militanti politici base”, raccolta di testimonianze sulla cultura politica delle classi subalterne, illustrazione di una coscienza politica proletaria non priva di contraddizioni, ritratta nel suo quotidiano formarsi al di fuori di ogni intenzione celebrativa e retorica.

Il '68 segna un ritorno all'impegno politico diretto nel Gruppo Karl Marx, filiazione del vecchio “Unità Proletaria”. Il gruppo, oltre ad intervenire attivamente nelle lotte studentesche di quegli anni, è particolarmente attivo fra i ferrovieri. Frutto di questo intervento e della collaborazione con nuclei operai di Milano (ATM) e Genova-Savona (portuali) è l'opuscolo “Lo Stato, la FIAT. I trasporti e la classe operaia” che riprende e sistematizza, nel quadro più generale di una lucida analisi dell'imperialismo italiano, temi e materiali già apparsi su vari fogli della sinistra rivoluzionaria tra cui “Lotta Comunista”.


Il riflusso che già inizia a manifestarsi nei primi anni Settanta, porta Montaldi a tirare un bilancio della “stagione dei movimenti”, come è suo costume del tutto privo di illusioni autoconsolatorie. In un articolo occasionato dal tracollo elettorale del PSIUP nel 1972, Montaldi denuncia i limiti di un progetto politico massimalistico, esclusivamente orientato verso la massa degli “scontenti di sinistra”, i cui connotati salienti sono la “faciloneria teorica” e la “irrisione nei confronti della teoria marxista e del metodo scientifico”. In questo contesto la nascita di nuove “agenzie politiche” (Montaldi si riferisce al PDUP, ma l'analisi calzerà altrettanto bene per Democrazia Proletaria frutto del riflusso della seconda metà degli anni '70) altro non può rappresentare che il “progetto di istituzionalizzazione di una Nuova Sinistra la quale serva da retroterra dei partiti ufficiali”.

Del tutto privo di illusioni sulle potenzialità rivoluzionarie dei partitini nati con il '68, danilo Montaldi inizia con il Gruppo Karl Marx un ambizioso lavoro di ricerca sulle condizioni della classe operaia nella nuova realtà degli anni '70. Una ricerca che resterà incompiuta per la sua improvvisa e tragica morte in un incidente a Ventimiglia il 27 aprile 1975.

(Da: Appunti Marxisti, n. 2 – Luglio 1998)