Il '68 italiano non fu
un fenomeno improvviso, ma fu preparato da un lungo lavoro di ricerca
teorica e di studio concretizzatosi poi in libri e riviste. Centrale
in questa fase, che va dalla rivoluzione ungherese agli incidenti di
Piazza Statuto, fu il ruolo di Danilo Montaldi e Raniero Panzieri.
Giorgio Amico
Danilo Montaldi (1929-1975)
Danilo Montaldi nasce il
primo luglio 1929 a Cremona. Cresciuto in un ambiente proletario e
antifascista, inizia non ancora quattordicenne l'attività politica
distribuendo materiale contro la guerra e il regime. Nel 1944 entra
nel “Fronte della Gioventù”, l'organizzazione giovanile
comunista promossa dal PCI. Il 25 aprile 1945 partecipa armi alla
mano all'insurrezione e alla liberazione della sua città.
Nel PCI, a cui nel
frattempo ha aderito, lavora a stretto contatto con un gruppo di
vecchi militanti della sinistra comunista. Critico verso la politica
togliattiana di unità nazionale, esce dal partito all'inizio del
1946. Entra in contatto con il Partito Comunista Internazionalista
assai attivo a Cremona grazie all'impegno di Giovanni Bottaioli,
fondatore del Pcd'I nel 1921, poi dirigente della Frazione italiana
della sinistra comunista internazionale nell'emigrazione. Pur non
aderendo al PC Internazionalista, collabora ai suoi organi di stampa
“Prometeo” e “Battaglia Comunista”.
Nel 1953 è a Parigi dove
prende contatto con il gruppo di “Socialisme ou Barbarie”
impegnato nel tentativo di definire una strategia operaia adeguata
per i paesi sviluppati e nella costruzione di una “organizzazione
rivoluzionaria di tipo nuovo” in aperta rottura con il tradizionale
modello trotskista.
Rientrato in Italia,
Montaldi entra in contatto con un'altra realtà eterodossa della
sinistra rivoluzionaria, i Gruppi Anarchici di Azione Proletaria
(GAAP) di Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi, impegnati dalle colonne
della rivista “L'Impulso” in una difficile transizione dal
comunismo libertario al marxismo.
Nel 1957 fonda il Gruppo
di Unità Proletaria che svolge nel Cremonese un'intensa attività di
agitazione e di propaganda rivoluzionaria. Grazie all'impulso di
Montaldi, sempre più interessato a quanto fermenta nel campo
proletario, il gruppo stringe rapporti oltre che con “Socialisme ou
Barbarie”, con “Tribune Ouvrière” (giornale operaio della
Renault), con “Pouvoir Ouvrier” belga, con il gruppo inglese
“Solidarity for Worker's Power”, con il movimento studentesco
giapponese “Zengakuren” e con i gruppi operaisti americani “News
& Letters” di Chicago e “Correspondance” di Detroit. Vale a
dire quanto di più dinamico si stia producendo nell'ultimo scorcio
degli anni Cinquanta a livello internazionale.
Nel 1958 inizia la
collaborazione a “Azione Comunista”, organo del Movimento della
Sinistra Comunista, nato l'anno precedente dalla fusione del
preesistente gruppo di Azione Comunista con la Federazione Comunista
Libertaria di Pier Carlo Masini, Arrigo Cervetto e Lorenzo Parodi.
Per “Azione Comunista” scriverà complessivamente quattordici
articoli (oggi raccolti in “Bisogna sognare”). Lavora intanto al suo grande progetto di indagine sui
soggetti relegati ai margini della società dallo sviluppo
capitalistico, mentre continua a seguire professionalmente la cultura
francese e a svolgere ricerche sulla realtà della Valle Padana alle
soglie del miracolo economico.
Nel 1959 per Feltrinelli esce “Milano, Corea. Inchiesta sugli emigrati”, scritto assieme a Franco Alasia, mentre per Einaudi traduce “Diario di un operaio” di Daniel Mothé (Jacques Gautrat). Sempre stretti sono i rapporti con i compagni francesi di “Socialisme ou Barbarie”. “Unità Proletaria” pubblica “Capitalismo e socialismo” di Paul Cardan (Cornelius Castoriadis), mentre sul piano dell'azione militante si tenta di raggruppare quelle avanguardie di fabbrica che la rivolta del luglio '60 e l'esplodere delle lotte contrattuali nei primi anni '60 hanno portato in rotta collisione con i partiti “operai” (PCI, certo, ma forse in misura ancora maggiore PSI).
Nel 1959 per Feltrinelli esce “Milano, Corea. Inchiesta sugli emigrati”, scritto assieme a Franco Alasia, mentre per Einaudi traduce “Diario di un operaio” di Daniel Mothé (Jacques Gautrat). Sempre stretti sono i rapporti con i compagni francesi di “Socialisme ou Barbarie”. “Unità Proletaria” pubblica “Capitalismo e socialismo” di Paul Cardan (Cornelius Castoriadis), mentre sul piano dell'azione militante si tenta di raggruppare quelle avanguardie di fabbrica che la rivolta del luglio '60 e l'esplodere delle lotte contrattuali nei primi anni '60 hanno portato in rotta collisione con i partiti “operai” (PCI, certo, ma forse in misura ancora maggiore PSI).
Il rifluire del movimento
lo allontana parzialmente dalla militanza attiva. Pur mantenendo
stretti contatti con quanto si muove a sinistra (sono gli anni di
“Quaderni Rossi” e di “Classe Operaia”), Montaldi si impegna
caparbiamente in un intenso lavoro di ricerca. Al libro
“Autobiografia della leggera”, pubblicato nel 1961, primo grande
capitolo della sua indagine sulla cultura degli strati subalterni
nella Bassa Padana, seguono i grandi lavori su “Korsch e i
comunisti italiani” e il “Saggio sulla politica comunista in
Italia (1919-1970)”che, rifiutati dall'editoria progressista,
vedranno la luce solo dopo la sua morte.Nel 1971 appare “Militanti
politici base”, raccolta di testimonianze sulla cultura politica
delle classi subalterne, illustrazione di una coscienza politica
proletaria non priva di contraddizioni, ritratta nel suo quotidiano
formarsi al di fuori di ogni intenzione celebrativa e retorica.
Il '68 segna un ritorno
all'impegno politico diretto nel Gruppo Karl Marx, filiazione del
vecchio “Unità Proletaria”. Il gruppo, oltre ad intervenire
attivamente nelle lotte studentesche di quegli anni, è
particolarmente attivo fra i ferrovieri. Frutto di questo intervento
e della collaborazione con nuclei operai di Milano (ATM) e
Genova-Savona (portuali) è l'opuscolo “Lo Stato, la FIAT. I
trasporti e la classe operaia” che riprende e sistematizza, nel
quadro più generale di una lucida analisi dell'imperialismo
italiano, temi e materiali già apparsi su vari fogli della sinistra
rivoluzionaria tra cui “Lotta Comunista”.
Il riflusso che già
inizia a manifestarsi nei primi anni Settanta, porta Montaldi a
tirare un bilancio della “stagione dei movimenti”, come è suo
costume del tutto privo di illusioni autoconsolatorie. In un articolo
occasionato dal tracollo elettorale del PSIUP nel 1972, Montaldi
denuncia i limiti di un progetto politico massimalistico,
esclusivamente orientato verso la massa degli “scontenti di
sinistra”, i cui connotati salienti sono la “faciloneria teorica”
e la “irrisione nei confronti della teoria marxista e del metodo
scientifico”. In questo contesto la nascita di nuove “agenzie
politiche” (Montaldi si riferisce al PDUP, ma l'analisi calzerà
altrettanto bene per Democrazia Proletaria frutto del riflusso della
seconda metà degli anni '70) altro non può rappresentare che il
“progetto di istituzionalizzazione di una Nuova Sinistra la quale
serva da retroterra dei partiti ufficiali”.
Del tutto privo di
illusioni sulle potenzialità rivoluzionarie dei partitini nati con
il '68, danilo Montaldi inizia con il Gruppo Karl Marx un ambizioso
lavoro di ricerca sulle condizioni della classe operaia nella nuova
realtà degli anni '70. Una ricerca che resterà incompiuta per la sua
improvvisa e tragica morte in un incidente a Ventimiglia il 27 aprile
1975.
(Da: Appunti Marxisti, n.
2 – Luglio 1998)