Savona '68,
inizia la danza
Giorgio Amico
Quando a Savona c'era "il Potere
Operaio"
Alla fine del 1967 un
gruppo di studenti (fino ad allora noti soprattutto per la
frequentazione del mitico Bar Euterpe) da vita a una aggregazione
politica dai caratteri ancora incerti. Affascinati dal castrismo e
dall'esperienza del Che, ma anche dal maoismo della Rivoluzione
culturale, quei giovani iniziano un percorso di discussione e di
studio che li porta già agli inizi del 1968 a darsi forma di gruppo
politico e a cercare contatti e punti di riferimento a livello
nazionale.
In particolare si guarda
al Potere operaio pisano di Sofri e Cazzaniga, ma una andata a Pisa
non porta risultati e all'Unione dei Comunisti Italiani (Servire il
popolo) di cui emerge immediatamente al primo contatto diretto il
carattere caricaturale. Contatti più stabili vengono stabiliti con
il Potere Operaio di Torino, gruppo che raccoglie i superstiti dei
Quaderni rossi ed in particolare con Emilio Soave che di fatto è la
figura di collegamento fra l'esperienza panzieriana e la nuova realtà
del PO torinese. Parente di una nostra compagna, Soave ci ospita in
casa sua. Iniziamo così a partecipare alle riunioni del gruppo,
sedendo emozionati sulle panche della leggendaria sede dei Quaderni
Rossi. Da Torino ci arrivano materiali che iniziamo a far circolare a
Savona,
Nel 1968 il gruppo si
chiama ormai il Potere Operaio di Savona ed inizia un intervento sul
territorio con volantinaggi in alcune fabbriche (Arcos di Albisola,
Italsider di Savona) ed un lavoro capillare nel quartiere operaio di
Piazzale Moroni dove viene impiantato un doposcuola sul modello
dell'esperienza della scuola di Barbiana di Don Milani.
Attraverso il lavoro di
quartiere si stabiliscono contatti con alcuni giovani operai che,
senza aderire formalmente, forniscono però informazioni dirette e
documentazione sulla realtà di fabbrica, permettendo così l'inizio
di un abbozzo di inchiesta operaia. In questa attività forme di
collaborazione vengono stabilite con i giovani dello PSIUP e con
gruppi anarchici dissidenti dalla FAI e in particolare con Franco
Salomone.
Uno dei quaderni diffusi allora
I fatti di Cecoslovacchia
portano ad un allargamento del gruppo con l'avvicinarsi di giovani in
rottura con la Federazione Giovanile Comunista. Dopo una lunga
ricerca, troviamo finalmente una sede in una soffitta del quartiere
Villetta, accanto al seminario vescovile e ad un austero collegio per
fanciulle di buona famiglia (che tentammo inutilmente di portare
sulla cattiva strada), che diventa presto un luogo di incontri (e di
amori intensi ma di breve durata) e un vago surrogato di comune. Il
gruppo intanto si è allargato fino a contare una ventina di
elementi di cui però solo la metà attivi a tempo pieno.
Intensa è l'attività in
ambito studentesco incentrata soprattutto sul Liceo Classico. Alle
nostre riunioni partecipano anche studenti universitari impegnati
nelle prime occupazioni a Genova di cui ci fanno un regolare
resoconto non privo di ironia. E non mancano neppure i tentativi di
provocazione. Nell'estate del 1968 una bomba carta esplode su di una
finestra della Prefettura. La polizia indirizza immediatamente le
indagini verso di noi. Portati in Questura, siamo interrogati e
pesantemente minacciati. Gli inquirenti sembrano convinti della
nostra colpevolezza, ma dopo un paio di settimane la cosa si sgonfia
per l'assoluta mancanza di indizi. Sapemmo più tardi che tutto era
partito dalla soffiata di un informatore che aveva segnalato la
nostra presenza quella notte in un locale molto vicino al luogo
dell'attentato e riferito i nostri discorsi piuttosto accesi.
A differenza di molte
altre realtà simili che in quei mesi turbinosi nascono in Italia
(magari per spegnersi nell'arco di qualche mese) il Potere Operaio
savonese si distingue per una intensa attività di ricerca. Eravamo
assolutamente consapevoli dei nostri limiti politici e della nostra
totale impreparazione teorica, e dunque della necessità di colmare
al più presto le lacune. Spacciandoci per ricercatori, trascorremmo
buona parte delle mattinate dell'estate del '68 nella biblioteca
dell'Unione Industriali a raccogliere dati sulla realtà economica
savonese in vista di un più organico intervento di fabbrica.
Costante era la nostra partecipazione alle attività del Circolo
culturale Calamandrei che organizzava allora partecipatissimi
dibattiti ed incontri (fondamentale fu quello con gli studenti
giapponesi della Zengakuren) e del gruppo di giovani cinefili
(animato da Tatti Sanguineti) che ci permise di conoscere il giovane
cinema americano di controinformazione e soprattutto i filmati sul
Maggio girati dalla Commissione cinema del Comitato delle
occupazioni.
Il mitico ciclostile di PO in mostra al Priamar
Sulla base di questi
stimoli il gruppo abbandona progressivamente l'originale
terzomondismo per avvicinarsi alle posizioni della Sinistra
comunista. Centrale in questo percorso di maturazione è il nostro
incontro con un ex militante di Programma comunista, Valentino Campi,
uno strano mix di situazionismo e bordighismo (che ci dicono ancor
oggi in giro per il mondo a far mattane), vicino alle posizioni del
gruppo francese Invariance. A Pasqua '69 assieme ad un altro compagno
e a Valentino vado a Firenze al convegno dellla branca italiana di
Invariance, in quell'occasione conosco Jacques Camatte, straordinaria
figura di teorico marxista. L'impatto è forte, ma il gruppo
francese, interamente dedicato al lavoro di ricerca teorica (Camatte
sta lavorando al suo grande studio sui Grundrisse), non soddisfa la
nostra voglia di impegno militante. Così come deludenti si rivelano
gli incontri con militanti de il Programma comunista. Chiusi nelle
loro granitiche certezze i bordighisti ci parlano solo di “Amadeo”
(“come dice Amadeo...”, “come scrive Amadeo...”) e non
perdono occasione di rinfacciarci, quasi fosse una colpa, la nostra
natura di studenti piccolo-borghesi. Il tutto si risolve in una serie
di letture frenetiche, in lunghe discussioni ed in una finale
liberatoria litigata.
Chi non ci rinfaccia
nulla e non assume atteggiamenti parternalisti è invece Arrigo
Cervetto con cui entriamo in contatto diretto tramite un
simpaticissimo e ultradinamico militante leninista (Giulio Pisano,
scomparso purtroppo troppo presto) incontrato in uno dei nostri
volantinaggi. Cervetto ci ascolta, ci pone domande, si interessa
delle nostre attività. L'impatto che ha su di noi è straordinario.
Nello spazio di un mese il gruppo si scioglie ed entriamo in massa in
Lotta comunista. Inizia così un nuovo percorso, ma questa è
un'altra storia.