Panzieri alla FIAT
Il '68 italiano non fu
un fenomeno improvviso, ma fu preparato da un lungo lavoro di ricerca
teorica e di studio concretizzatosi poi in libri e riviste. Centrale
in questa fase, che va dalla rivoluzione ungherese agli incidenti di
Piazza Statuto, fu il ruolo di Danilo Montaldi e Raniero Panzieri.
Giorgio Amico
Alle origini del '68.
Panzieri, Montaldi e
l'inchiesta operaia
Danilo Montaldi partecipò
alla fase iniziale dei Quaderni Rossi, ne è testimonianza una serie
di lettere a Raniero Panzieri che vanno dal settembre 1959 al marzo
1961.
Da Cremona Montaldi invia
a Panzieri Unità Proletaria, il bollettino ciclostilato che redige
assieme a un piccolo gruppo di studenti ed operai. Panzieri gli
risponde esprimendo apprezzamento per la serietà dell'iniziativa che
gli deriva dai legami stretti con la realtà operaia cremonese. Mette
in guardia però il suo giovane corrispondente da “alcune punte che
richiamano ancora i foglietti di setta”. Implicitamente un invito a
recidere i legami con ciò che resta in Italia di una corrente (il
bordighismo) che anche nelle sue realtà migliori (Battaglia
comunista di Onorato Damen) resta comunque autoreferenziale, incapace
di comprendere le forme del conflitto di classe in un'Italia in
profonda e tumultuosa trasformazione.
Danilo Montaldi
Danilo Montaldi
L'intesa tra i due è
profonda. Panzieri non nasconde a Montaldi le sue perplessità sui
partiti del movimento operaio ed in particolare sulle modalità
dell'intervento (o meglio del non-intervento) del PCI alla FIAT:
“E' una mistificazione
-scrive in una lettera del 24 settembre 1959 riferendosi ad un
articolo di Minucci su Rinascita– addirittura esemplare,
una «sistemazione» tanto completa da sembrare inventata dal
neoriformismo di matrice staliniana. Vengono persino riesumate le più
vecchie sciocchezze sull'impoverimento assoluto a sostegno di una
politica di evasione sul piano della «società globale». L'azione
di fabbrica viene identificata con l'azione sindacale per dimostrare
la necessità di «uscire» dalla fabbrica e l'operaio alienato si
recupera «politicamente» come cittadino! Ideologicamente, è
una non tanto curiosa metamorfosi dello stalinismo in una sottospecie
di sociologia dell'integrazione, dove il partito giuoca il ruolo
centrale di assorbimento”.
Insomma, il Partito
comunista punta esclusivamente sulla dimensione politico-elettorale,
delegando l'intervento in realtà operaie complesse come la FIAT al
sindacato. Una impostazione che va rovesciata, rimettendo al centro
l'intervento politico in fabbrica. Un intervento di tipo nuovo che
superi sia l'approccio elettorale-riformistico del PCI che si ricorda
degli operai solo al momento delle elezioni o per sostenere
particolari battaglie parlamentari, sia lo sterile approccio
predicatorio dei gruppetti settari portatori del “verbo” ad una
classe inconsapevole che va resa cosciente della propria condizione
di sfruttamento. In realtà gli operai conoscono benissimo le loro
condizioni, manca semmai la capacità di coordinare in un progetto
coerente la richiesta di potere che si esprime nella ripresa delle
lotte e in una sempre più estesa microconflittualità in fabbrica.
La risposta di Panzieri
sarà la conricerca, il metodo dell'inchiesta operaia che parte
proprio in quei mesi e alla FIAT, coinvolgendo i “sociologi”dei
Quaderni Rossi (che nasceranno di lì a poco proprio come espressione
dei primi risultati dell'inchiesta) e le avanguardie operaie che
all'insaputa quasi di partiti e sindacato si stanno formando negli
stabilimenti torinesi. Una dinamica che riflette nella realtà torinese ciò che accade nelle metropoli
dell'imperialismo, dagli scioperi a gatto selvaggio delle fabbriche
americane alle teorie del gruppo parigino Socialisme ou Barbarie con
cui Montaldi si tiene in stretto contatto e di cui traduce per
Einaudi su sollecitazione di Panzieri il “Diario di un operaio”
di Daniel Mothé (che uscirà nel 1960 suscitando non poche
polemiche).
Ancora all'inizio del
1960 Panzieri pensa a Unità Proletaria di Cremona come ad una
possibile articolazione “pratica” sul territorio del gruppo dei
Quaderni Rossi. Lo scrive ad Asor Rosa, assimilando il lavoro sul
territorio di Montaldi all'intervento alla FIAT dei torinesi.
Ed in effetti esiste in
quei primi mesi del 1960 una forte comunanza di intenti e di impegno
fra Montaldi e Panzieri. Lo attesta lo schema di lavoro che da
Cremona Montaldi invia ai compagni torinesi il 2 marzo 1960. Uno
schema centrato sulla struttura e funzione dell'industria
capitalistica moderna, sulla struttura e funzione dei sindacati,
sulla realtà nuova rappresentata dalla Fiat: il tutto in aperta,
anche se non dichiarata, polemica con le tesi di un PCI che continua
a raccontare di un'Italia arretrata che va svecchiata. Un'Italia
ancora non completamente capitalistica che deve completare lo stadio
della rivoluzione democratico-borghese. Di qui il richiamo
togliattiano all'unità delle forze popolari cattoliche e socialiste
e l'accento costantemente posto agli interessi nazionali minacciati
dai monopoli. Il tutto a declinare una versione massimalista del
riformismo nenniano intrisa di generici richiami alle tesi
di Gramsci sul Meridione e la questione contadina.
Panzieri, Tronti e
Montaldi insistono invece con forza sul tema della centralità della
questione operaia in un'Italia pienamente sviluppata, anzi
addirittura neocapitalistica. Ruolo dei tecnici, pianificazione,
standardizzazione dei processi produttivi, generalizzazione della
catena di montaggio, sono i punti con cui occorre confrontarsi non
nel chiuso dei centri studi, ma nel vivo delle lotte, a contatto
diretto con gli operai che debbono diventare i protagonisti della
ricerca.
Pur non facendosi
illusioni, gli “operaisti” puntano sulla sinistra socialista che
in quel periodo dirige la federazione del PSI di Torino e su alcuni
suoi esponenti in ambito sindacale come Vittorio Foa. L'uso operaio
del Partito socialista si rivelerà ben presto impossibile. Già dal
secondo numero dei Quaderni Rossi il rigetto delle ipotesi di lavoro
di Panzieri da parte di Psi e Pci è netto. E non solo in conseguenza
dei fatti di Piazza Statuto.