Paolo Cognetti l'ha
definito il più bel libro di montagna dell'anno. Per noi un
viaggio straordinario alla scoperta dell'animo di un uomo, condotti
per mano da Irene Borgna.
Giorgio
Amico
Louis
Oreiller, il pastore di stambecchi che sarebbe piaciuto a Jung
Avvicinarsi
a un libro è come andare in montagna. “Quello che puoi trovare
dipende da quello che stai cercando”. Sono parole di Louis
Oreiller, protagonista e coautore de Il pastore di stambecchi
ultimo (dopo Profondo verde e Montagna femminile plurale)
libro di Irene Borgna, appena pubblicato da Ponte alle Grazie.
Un
libro di montagna, anzi , secondo quanto ne scrive Paolo Cognetti su
La Repubblica, “il più bel libro di montagna dell'ultimo anno”.
Ma
anche un libro sulla montagna, un piccolo trattato di antropologia
alpina scritto da chi questa materia la conosce bene. Dopo una laurea in
filosofia, Irene ha un dottorato in questa disciplina, guadagnato alla scuola di Marco Aime, grande antropologo e uomo della montagna,
autore di un libro importante come Rubare l'erba, saga dei
pastori transumanti di Roaschia.
Un
libro su un mondo che c'era e non c'è più. Pieno di immagini
bellissime, a partire dal titolo: quel Pastore di stambecchi
che già ti emoziona solo a prendere il libro in mano e a guardarne
la copertina.
Un
libro magico, colmo di un sapere antico: la luna che tutto governa
della vita degli uomini, degli animali e delle piante, il cuore a
croce dello stambecco che essiccato diventa un talismano, il granello
di terra mescolato all'acqua che ristora dalla fatica...
Un
libro capace di suscitare echi profondi nel lettore, perché racconta
uno straordinario viaggio nel cuore di uomo in cui centrale è la
capacità di ascoltare. E' questa attenzione, questo pudore tutto
femminile nel riprendere e dare forma scritta alla narrazione del
vecchio montanaro, a rendere straordinario il libro, a farne un
antidoto prezioso ai mali di un vivere moderno autocentrato,
incattivito, incapace di ascolto e di attenzione autentica per l'altro.
Irene
ascolta Louis raccontare della sua vita e poi trascrive ciò che
ascolta: il detto e il non detto, le pause e i silenzi. Soprattutto i
silenzi, spesso più rivelatori delle parole. Una forma di rispetto
che si fa metodo di lavoro, indicazione preziosa per chi voglia
mettersi sul terreno non privo di insidie del raccoglitore di memorie. E' lei
stessa a dircelo nella primissime pagine del libro:
“Occorre
saper leggere tra le righe di ciò che viene detto, insistere
discretamente lungo i confini dell'esplicito per individuare il
taciuto e le sacrosante ragioni del silenzio – per scegliere infine
con cura le parole da non scrivere”.
“Quanto più si è
sviluppata la coscienza scientifica –
annota Jung in quello che si può considerare il suo testamento
spirituale – tanto più il mondo si è
disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, perché non è più
inserito nella natura e ha perduto la sua «identità
inconscia» emotiva con i fenomeni naturali (…) Nessuna voce
giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si
rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la
natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia
emotiva che questo contatto simbolico sprigionava. Questa perdita
enorme è compensata solo dai simboli dei sogni. Essi ci ripropongono
la nostra natura originaria, con i suoi istinti e il suo particolare
pensiero”. (Carl.G. Jung,
L'uomo e i suoi simboli)
E
dunque questo libro gli sarebbe piaciuto e forse avrebbe invidiato
Irene per aver raccolto la testimonianza di uno degli ultimi uomini
ancora capaci di dialogare con la realtà profonda e misteriosa del
cosmo. Ne siamo fermamente convinti, perché “Louis
Oreiller parla con la voce della montagna”,
ci dice ancora Cognetti. Ed è vero, basta anche solo sfogliare il
libro per rendersene conto. Attraverso le parole di Louis la voce
della montagna torna a risuonare dentro di noi. Leggendo il racconto
della sua vita pare anche a noi di ascoltarla.
Filosofa,
antropologa, guida naturalistica, Irene Borgna pagina dopo pagina si
rivela capace di disegnare con mano sicura la carta dei percorsi di una vita, di
rendere con straordinaria umanità, un pizzico di ironia e tanto buon
umore la storia di un uomo che piano piano impariamo a conoscere
attraverso i suoi occhi e un po' anche ad amare.
Non
è facile scrivere un libro così. Ci vuole sensibilità, pazienza e
soprattutto tanto pudore. Irene ci riesce e ci consegna la
mappa del cuore di Louis Oreiller, contrabbandiere, cacciatore di
frodo, guardiaparco, guardiacaccia, ma soprattutto uomo nel senso
antico e autentico della parola. A noi, ora, oltre il piacere della
lettura, la capacità di utilizzare questa guida preziosa sui
sentieri della nostra vita, certo diversi, ma non meno impegnativi e
pericolosi di quelli percorsi da Louis nella sua Val di Rhemes.