TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 26 maggio 2018

Louis Oreiller, il pastore di stambecchi che sarebbe piaciuto a Jung


Paolo Cognetti l'ha definito il più bel libro di montagna dell'anno. Per noi un viaggio straordinario alla scoperta dell'animo di un uomo, condotti per mano da Irene Borgna.

Giorgio Amico

Louis Oreiller, il pastore di stambecchi che sarebbe piaciuto a Jung


Avvicinarsi a un libro è come andare in montagna. “Quello che puoi trovare dipende da quello che stai cercando”. Sono parole di Louis Oreiller, protagonista e coautore de Il pastore di stambecchi ultimo (dopo Profondo verde e Montagna femminile plurale) libro di Irene Borgna, appena pubblicato da Ponte alle Grazie.

Un libro di montagna, anzi , secondo quanto ne scrive Paolo Cognetti su La Repubblica, “il più bel libro di montagna dell'ultimo anno”.

Ma anche un libro sulla montagna, un piccolo trattato di antropologia alpina scritto da chi questa materia la conosce bene. Dopo una laurea in filosofia, Irene ha un dottorato in questa disciplina, guadagnato alla scuola di Marco Aime, grande antropologo e uomo della montagna, autore di un libro importante come Rubare l'erba, saga dei pastori transumanti di Roaschia.

Un libro su un mondo che c'era e non c'è più. Pieno di immagini bellissime, a partire dal titolo: quel Pastore di stambecchi che già ti emoziona solo a prendere il libro in mano e a guardarne la copertina.

Un libro magico, colmo di un sapere antico: la luna che tutto governa della vita degli uomini, degli animali e delle piante, il cuore a croce dello stambecco che essiccato diventa un talismano, il granello di terra mescolato all'acqua che ristora dalla fatica...

Un libro capace di suscitare echi profondi nel lettore, perché racconta uno straordinario viaggio nel cuore di uomo in cui centrale è la capacità di ascoltare. E' questa attenzione, questo pudore tutto femminile nel riprendere e dare forma scritta alla narrazione del vecchio montanaro, a rendere straordinario il libro, a farne un antidoto prezioso ai mali di un vivere moderno autocentrato, incattivito, incapace di ascolto e di attenzione autentica per l'altro.

Irene ascolta Louis raccontare della sua vita e poi trascrive ciò che ascolta: il detto e il non detto, le pause e i silenzi. Soprattutto i silenzi, spesso più rivelatori delle parole. Una forma di rispetto che si fa metodo di lavoro, indicazione preziosa per chi voglia mettersi sul terreno non privo di insidie del raccoglitore di memorie. E' lei stessa a dircelo nella primissime pagine del libro:

Occorre saper leggere tra le righe di ciò che viene detto, insistere discretamente lungo i confini dell'esplicito per individuare il taciuto e le sacrosante ragioni del silenzio – per scegliere infine con cura le parole da non scrivere”.

Quanto più si è sviluppata la coscienza scientifica – annota Jung in quello che si può considerare il suo testamento spirituale – tanto più il mondo si è disumanizzato. L'uomo si sente isolato nel cosmo, perché non è più inserito nella natura e ha perduto la sua «identità inconscia» emotiva con i fenomeni naturali (…) Nessuna voce giunge più all'uomo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava. Questa perdita enorme è compensata solo dai simboli dei sogni. Essi ci ripropongono la nostra natura originaria, con i suoi istinti e il suo particolare pensiero”. (Carl.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli) 

E dunque questo libro gli sarebbe piaciuto e forse avrebbe invidiato Irene per aver raccolto la testimonianza di uno degli ultimi uomini ancora capaci di dialogare con la realtà profonda e misteriosa del cosmo. Ne siamo fermamente convinti, perché “Louis Oreiller parla con la voce della montagna”, ci dice ancora Cognetti. Ed è vero, basta anche solo sfogliare il libro per rendersene conto. Attraverso le parole di Louis la voce della montagna torna a risuonare dentro di noi. Leggendo il racconto della sua vita pare anche a noi di ascoltarla.

Filosofa, antropologa, guida naturalistica, Irene Borgna pagina dopo pagina si rivela capace di disegnare con mano sicura la carta dei percorsi di una vita, di rendere con straordinaria umanità, un pizzico di ironia e tanto buon umore la storia di un uomo che piano piano impariamo a conoscere attraverso i suoi occhi e un po' anche ad amare.

Non è facile scrivere un libro così. Ci vuole sensibilità, pazienza e soprattutto tanto pudore. Irene ci riesce e ci consegna la mappa del cuore di Louis Oreiller, contrabbandiere, cacciatore di frodo, guardiaparco, guardiacaccia, ma soprattutto uomo nel senso antico e autentico della parola. A noi, ora, oltre il piacere della lettura, la capacità di utilizzare questa guida preziosa sui sentieri della nostra vita, certo diversi, ma non meno impegnativi e pericolosi di quelli percorsi da Louis nella sua Val di Rhemes.