TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 15 ottobre 2017

Abbardente


Gli eventi più significativi giungono sempre inaspettati. Ieri l'incontro con una figura di donna che è stato per noi riscoperta di quanto di più prezioso ci portiamo dentro. Con una storia antica ricca di significati, che più che raccontata ci è parsa cantata. Una scrittura dalla musicalità mediterranea, capace di evocare echi profondi. Perchè, come scrive l'autrice, Pinuccia Corrias, “non c'è gesto d'amore che vada perduto; in silenzio germoglia nel campo come chicco di grano”. Ancora una bella iniziativa di Eredibibliotecadonne e dell'Associazione Il Labirinto.

Abbardente

Romanzo/ballata di Pinuccia Corrias

Nella Barbagia del XV secolo, a Oràne, una giovane donna sogna una luna di pane; “abbardente”, è la parola che sente il soldato del Rey, mentre immagina di fare l'amore. Grixenda viene trovata sola nel paese abbandonato dagli abitanti che fuggono gli spagnoli invasori e va incontro alla sua sorte: nei secoli ancora, fra storia e leggenda, ci si chiede il perché.

Abbardente, acqua di fuoco, è una storia/ballata: di donne, soldados e servipastori, di streghe e forestiere, di sogni e incontri, tributi e ribellioni, di amori e impiccagioni in terra di Sardegna al tempo della dominazione spagnola, sotto il comando del Rey d’Aragona.

Una giovane donna e un soldato fanno sogni premonitori. Come questi si avvereranno lo sa solo Arrega Loj, la strega che arrota odio contro i dominatori, mentre Toriccu, servo-pastore, li combatte al comando di Eleonora d'Arborea. Una mal'annata spinge la gente a nascondersi nel Supramonte per non pagare il tributo, così gli spagnoli impiccano una donna, trovata sola in paese.

Secoli dopo, il maestro Antìne Nivola la scolpisce nel marmo e una cantadora ne svela in questo libro il mistero, che affiora da un ordine simbolico tutto femminile. Lacerti di vita reale, impastati con la storia collettiva e individuale, mischiata alla memoria e alla leggenda, diventano un attítu, un canto funebre, in una lingua sincopata, intrisa di metafore, cadenzata e poetica, che una particolare punteggiatura trasforma in una partitura.


Pinuccia Corrias
Abbardente
Neos edizioni