TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 27 dicembre 2009

Pinot Gallizio, Manifesto della pittura industriale


Giuseppe "Pinot" Gallizio
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La pittura industriale, il tentativo cioè di ridurre inflazionando il mercato l'opera d'arte al suo semplice valore d'uso eliminandone così nei fatti il carattere di merce, fu nel biennio 1958-59 al centro della prassi situazionista. Scritto nell'agosto 1959, il Manifesto rappresenta la sistematizzazione teorica di questo tentativo, votato all'insuccesso, ma dotato di una enorme carica utopica e libertaria che lo rende ancora oggi affascinante nonostante molte delle sue affermazioni appaiano irrimediabilmente datate. Pubblicato su "Notizie-Arti Figurative" n.9 dell'ottobre 1959, il testo fu ripubblicato parzialmente sul n.3 (dicembre 1959) di "Internationale Situationniste" come "Discorso sulla pittura industriale e su un'arte unitaria applicabile".

Agosto 1959

PINOT GALLIZIO

Dal Laboratorio Situazionista di Alba

MANIFESTO DELLA PITTURA INDUSTRIALE
Per un'arte unitaria applicabile


Le macromolecole dei colloidi hanno già fatto la loro apparizione nel campo dell'arte, ed anche se il Poeta non è ancora stato trovato, migliaia di artisti si affannano a dominarle.
La grande era delle resine è cominciata ed è con essa incominciato l'uso della materia in movimento; la macromolecola colloidale inciderà profondamente sul concetto di relatività e le costanti della materia subiranno un definitivo tracollo: si sgretoleranno i concetti di eternità e di immortalità e gli affanni di eternizzazione della materia si ridurranno sempre più al nulla lasciando agli artisti del caos la gioia infinita del sempre-nuovo.

Il nuovo, concepito nell'azzardo di infinita fantasia, procurato dalle energie in libertà che l'uomo userà al disfacimento del valore oro, inteso questo come energia congelata dall'infame sistema bancario ormai in decomposizione. La società brevettata, concepita e basata sulle idee semplici, sui gesti elementari degli artisti e degli scienziati ridotti in captività come i pidocchi dalle formiche, sta per finire; l'uomo sta esprimendo un senso collettivo ed uno strumento adeguato per trasmetterlo ,in un sistema potlatch di doni non pagabili se non con altre esperienze poetiche.
Può darsi che la macchina sia lo strumento atto a creare un'arte industriale inflazionistica e quindi basata sull'Antibrevetto; la nuova cultura industriale sarà soltanto «Made in Popolo» o non sarà! Il tempo degli Scribi è finito.

Soltanto una creazione e distruzione continua ed implacabile costituirà una ansiosa ed inutile ricerca di oggetti-cose di uso momentaneo, minando le basi dell'Economia, distruggendone i valori od impedendo la loro formazione; il sempre-nuovo distruggerà la noia e l'angoscia creata dalla schiavitù della macchina infernale, regina del tutto-eguale; la nuova possibilità creerà un mondo nuovo deltutto-diverso. La quantità e la qualità saranno fuse: sarà la civiltà del lusso-standard che annullerà le tradizioni. I proverbi non avranno più senso. Ad esempio il proverbio " Chi lascia la strada vecchia per la nuova ecc." sarà sostituito da: " I proverbi dei vecchi fanno morire i giovani di fame ". Una nuova famelica forza di dominio spingerà gli uomini verso un'epopea inimmaginabile. Nemmeno l'usanza di stabilire il tempo sarà salvata. D'ora in avanti il tempo sarà soltanto un valore emotivo, una nuova moneta di choc, e sarà basato sui cambiamenti repentini dai momenti di vita creativa e sui rarissimi momenti di noia. Si creeranno in sostanza degli uomini senza memoria; uomini in continua estasi violenta, in partenza sempre da un punto-zero: sarà l'ignoranza-critica, con lontanissime radici nella lunga preistoria dell'uomo selvaggio, mago delle caverne. La nuova magia avrà come alimento più recente le faville del grande incendio della Biblioteca di Alessandria, che fu la sintesi della rivoluzione neolitica e che brucia ancora, ai nostri giorni, i residui delle civiltà urbane dei Sumeri e del nomadismo fenicio, alimentando come un incenso inebriante le speranze dell'uomo.

Tanta sarà la produzione artistica che le macchine, docilmente piegate ai nostri voleri, produrranno, che non avremo nemmeno il tempo per fissarla nella memoria: le macchine ricorderanno per noi. Altre macchine interverranno a distruggere determinando situazioni di non-valore: non ci saranno più opere d'arte-campione ma scambi di aria-estatico-artistico fra i popoli.

Il mondo sarà la scena e la controscena di una rappresentazione continua; la terra si trasformerà in un immenso Luna Park, creando nuove emozioni e nuove passioni. Lo spettacolo cosmico offerto dall'umanità potrà essere effettivamente universale e visibile nel tutto-assieme a distanza telescopica, obbligando l'uomo a salire per abbracciare l’intero spettacolo: le poltronissime si prenoteranno in Paradiso. L'uomo è così lanciato alla ricerca del mito. In passato l'epopea si poteva creare sulla terra: la mancanza di comunicazione, le guerre,,le epidemie, le grandi paure e la confusione di lingue e di costumi favorivano nel tempo le deformazioni e distorsioni della realtà: trasformavano l'azione, in sintesi creavano l'epopea.

Oggi un mito si può solamente creare dove difficilmente ed in condizioni speciali l'uomo può arrivare, o lanciandosi nel macrocosmo coi grandi strumenti o scendendo coi piccoli nel microcosmo. Dovremo perciò dipingere le strade dell'avvenire nella materia inconoscibile, segnare la lunga strada dei Cieli con mezzi segnalatori adeguati alle grandiosità delle imprese. Dove oggi si fanno segnali con razzi al sodio, domani useremo dei nuovi arcobaleni, fate morgane,aurore boreali che noi ci saremmo costruiti e gli spogliarelli delle costellazioni, le danze ritmiche degli asteroidi e la musica ultrasonica di miliardi di suoni spezzati ci renderanno momenti degni di semi dèi.

Per tutte queste cose o signori ancora potenti della terra, presto o tardi ci darete le macchine per giocare o noi le costruiremo per l'occupazione di quel tempo-libero che voi, con insana ingor­digia, pregustate di occupare nella banalità e nello spappolamento progressivo dei cervelli. Noi useremo queste macchine per dipingere le autostrade, per fabbricare i più fantastici ed unici tessuti, che folle gioiose vestiranno con senso artistico per un solo minuto. Chilometri di carte stampate, incise, colorate inneggeranno alle più strane ed entusiasmanti follie. Case di cuoio dipinto, sbalzato, laccato, di metallo o di leghe, di resine, di cementi vibranti costituiranno sulla terra un diseguale e continuo momento di choc. Fisseremo a nostro piacere le immagini con le macchine cine-fotoografiche, televisive, che il genio collettivo del popolo ha creato e che voi malamente avete sinora adoperato per .concludervi nel regno assoluto della noia. Ognuno proverà la gioia del colore, della musica; le arie architettoniche dei gas colorati, dei muri caldi degli infrarossi che ci daranno l'eterna primavera: faremmo giocare l'Uomo dalla ,culla alla tomba, anche la Morte non sarà che un gioco. Segni poetici colorati creeranno momenti emozionali e ci daranno l'infinita gioia del momento magico - creativo - collettivo, piattaforma di nuovi miti e di nuove passioni. Coll'automazione non ci sarà più lavoro, nel senso tradizionale, e non ci sarà più dopolavoro, ma un tempo libero per libere energie antieconomiche. Noi vogliamo fondare il primo stabilimento della poesia-industriale e da questa inimmaginabile e mostruosa parto che le macchine ci elargiranno, noi creeremo a fianco gli stabilimenti della distruzione-immediata per distruggere subitamente i prodotti emozionali appena creati, affinché il nostro cervello sia sempre immune da plagi per potersi trovare puntuali nello stato di grazia del punto-zero. Soltanto un popolo di artisti può sopravvivere guidato dalle sue minoranze geniali: i creatori di credenze. Le antiche culture ce ne danno gli esempi con la loro inflazione; tutto era unico, e questa immensa produzione non era possibile se non col concorso degli elementi popolari trascinati nelle loro opere dall'immensa poesia. Inariditasi la fonte poetica è breve il passo per giungere alle rovine dei Maya, dei cretesi, degli etruschi, ecc.


Laboratorio sperimentale di Alba


Oggi l'uomo è parte della macchina che ha creato e che gli è negata e ne è da essa dominato. Bisogna invertire questo non senso o non si avrà più creazione; bisogna dominare la macchina ed obbligarla al gesto unico, inutile, anti-economico, artistico, per creare una nuova società anti-economica ma poetica, magica, artistica.

Signori potenti e simmetrici, la dissimetria, ormai alla base della biologia moderna, dilaga nei campi artistici e scientifici minando alle basi il vostro mondo simmetrico, calcolato sugli assiomi di momenti poetici di un lontano passato e che ha raggiunto l'immobilità assoluta nella Noia cristallina del vostro Divismo. Le ultime creazioni artistiche moderne attuate con senso magico-profetico, vi hanno distrutto lo spazio; e lunghe tele chilometriche si possono ormai tradurre e misurare a cronometro,come films, come cinerama (20 minuti di pittura, 30, un'ora) . Il tempo, la scatola magica con la quale gli uomini delle antiche culture agricole regolarono le loro vitali e poetiche esperienze, si è fermato e vi ha costretto a cambiare velocità. Gli strumenti base del vostro dominio: spazio e tempo, saranno giocattoli inutili nelle vostre mani di bambini adunchi e paralitici. Inutili le vostre costruzioni ideali del Super­uomo e del genio; inutili i vostri decori, le vostre immense costruzioni urbanistiche che annoiarono le notti insonni di genie aristocratiche capaci solo di arrancare negli immensi palazzi vuoti, come pipistrelli e gufi in cerca dell'immondo pasto dei paradisi artificiali. Inutile e vano fu nei secoli il vostro urbanesimo, perché soltanto a voi e per voi il popolo aveva consacrato invano le sue migliori libere energie creative credendovi i rappresentanti effettivi di un messaggio poetico. Oggi l'anti-materia,l'antimondo fisico è trovato e tutta la vostra immensa dimora vi crolla sul dorso. L'antiuomo è già apparso nel drammatico scenario della fisica. Il popolo nemmeno si servirà, in futuro, dei vostri decori che a nulla serviranno poiché altro non saranno che immensi cimiteri in cui voi avete sepolto da secoli tutte le sofferenze e le poesie che l'uomo aveva creato per sé. Nuovi decori mobili si richiedono, il nomadismo attuale richiede scenari smontabili per i campings, per le roulotte, per i week-end. Il ritorno alla natura con strumentazione moderna permetterà, dopo migliaia di secoli, all'uomo di ritornare nei luoghi ove i cacciatori paleolitici dominarono; la loro grande paura; gli uomini moderni cercheranno di abbandonare la loro accumulata nell’idiozia del progresso, a contatto delle umili cose che la natura nella sua saggezza ha conservato come controllo all'immensa superbia del cervello umano.

Signori ancora potenti dell'Est e dell'Ovest; avete costruito le città sotterranee per difendervi dalle radiazioni che belluinamente avete scatenato: ebbene, gli ingenui artisti trasformeranno le vostre fogne nei santuari e nelle cattedrali atomiche tracciando con magia emozionale i segni della cultura industriale che si trasformeranno velocemente nei simboli di nuovi zodiaci, di nuovi calendari momentanei. Energie nuove raccolte dalle sensibili minoranze che le masse avranno espresso nel lungo letargo, trasformeranno i vostri termitai di cemento armato in lussuosi momenti trasmissibili, e scambievoli. Gli artisti saranno i teddy-boys della vecchia cultura; quello che non avrete distrutto voi lo distruggeranno loro per non ricordare più nulla, poiché la vostra balordaggine è arrivata al punto di aver distrutta l’ultima possibilità di rinascita che avevate: la guerra. Questa fu sempre la vostra risorsa ché la distruzione obbligava al rinnovo, oggi la vostra codardia, la vostra paura vi è scoppiata fra le mani. Siete imbattibili fabbricanti della Noia. Il vostro progresso sterilizzerà le ultime vostre sensibilità e nulla, se non la vostra civilizzazione, vi aiuterà a boccheggiare le ultime particelle di un ossigeno infetto prolungando la vostra agonia negli escrementi delle macchine che voi stessi avete sfruttato. I decori nuovi che vanno dal tessuto alle abitazioni, dai mezzi di trasporto al bicchiere, al piatto, ai lampadari, alle città sperimentali saranno unici, artistici, irripetibili. Non saranno più detti "immobili", ma "mobili" e soltanto d'uso, poiché saranno strumenti momentanei di gioia o di gioco; in una parola ritorneremo poveri, poverissimi ma ricchissimi di spirito in un comportamento nuovo. Gli averi saranno collettivi e con velocità di autodistruzione. La poesia non agirà più sui sensi che conosciamo ma su quelli che ancora non conosciamo; non avrà più architettura, né pittura, né parole, né immagine, ma sarà senza superficie, senza volume... Siamo vicini alla quarta dimensione, alla poesia pura, alla magia che non ha padrone, ma può solo essere di tutti, siamo prossimi allo stato selvaggio con senso moderno, con strumenti moderni: la terra promessa, il paradiso, l'eden, altro non può essere che l’aria da respirare, mangiare, toccare, penetrare. Purificarsi nell'aria per creare in questi decori impalpabili l'uomo passionale nuovo-libero, che non ha più tempo per appagare tutti i suoi desideri e per crearne dei nuovi. Tutte le ideologie, tutte le religioni seguirono sempre la politica dei desideri, non appagandoli se non nell'al di là; co1 risultato che oggi la scienza e l'arte si trovano di fronte al muro invalicabile dei perché. Noi vogliamo cancellare per sempre i perché. I profeti nuovi già hanno attaccato alla base questo muro infinito e dolce della nuova poesia. L'uomo di domani attingerà, guidato da questi pionieri, al nettare indistruttibile che uscirà da esso. Tutto questo nuovo comportamento umano sarà un gioco e l'uomo vivrà tutta la sua vita per gioco, di nulla preoccupandosi che di emozionarsi giocando coi suoi desideri. I primi rudimentali strumenti di questa rivoluzione sono, secondo noi, quelli artistici-industriali e devalorizzati, proprio perché sono innanzitutto strumenti di gioia; ecco perché nel proporre i nostri minimi risultati, come la pittura industriale, noi ci sentiamo orgogliosamente sicuri che le nostre speranze sono buone, giudicate dall'attuale dilagante entusiasmo con cui furono accolte.

La pittura industriale è stato il primo tentativo riuscito di giocare colle macchine, ed il risultato fu la devalorizzazione dell'opera d'arte. Quando migliaia di pittori che oggi lavorano al non-senso del dettaglio, avranno le possibilità che offrono le macchine, non sarà più il francobollo gigante, chiamato quadro, a soddisfare la collocazione dei plus valore, ma migliaia di chilometri di tele offerte nelle strade, nei mercati, a prezzo di scambio, che faranno godere milioni di uomini eccitando altre esperienze di collocamento. Sarà il trionfo dei grandi numeri mossi dalla qualità che stabilirà dei valori sconosciuti e la velocità di scambio determinerà una nuova identità: il Valore diverrà identico al Cambiamento. Sarà la fine di ogni speculazione. Il grande gioco è cominciato a Torino nel '58, continuato a Milano e Venezia, riconfermato a Monaco nel '59 ove il Congresso dei Situazionisti stabilì che i 10 punti di Amsterdam erano il frutto di una silenziosa ma efficace premessa per un urbanesimo-unitario. La successiva Mostra di Parigi, ove si poté dimostrare la costruzione ambientale, emotiva di un istante, dimostrarono come l'unità nella cultura sia la sola idea capace di dominare la macchina.

Noi siamo poveri e questo non importa , la nostra povertà è la nostra forza. Inutilmente ci lasceranno bollire nel nostro brodo, potranno escluderci dalle loro Rassegne, potranno silenziarci, insultarci, umiliarci. Il popolo ha già capito, la nostra poesia e già l'affanno del nuovo momento poetico batte ansioso al cuore delle folle annoiate dagli stanchi idoli fabbricati dalla farisaica ed interessata fornicazione dei fantomatici potenti della terra e dei loro scagnozzi, ringhiosamente sorvegliati da tutte le ruote del macchinismo umano automatico del pensiero e della tecnica e dalla razza più eunuca del globo: gli intellettuali.

Cominciano così i lunghi giorni della creazione atomica. Ora tocca a noi artisti, scienziati, poeti creare nuovamente le terre, gli oceani, gli animali, il sole e le altre stelle, le arie, le acque e le cose. E toccherà a noi soffiare nell'argilla per creare l'uomo-nuovo adatto al riposo del settimo giorno.