Questa sera presso la Biblioteca comunale di Quiliano la Prof.ssa
Augusta Molinari parlerà del ruolo svolto dalle donne nella Prima
Guerra Mondiale. Come introduzione alla serata proponiamo alcuni
passaggi dell'introduzione del suo libro “Una patria per le donne.
La mobilitazione femminile nella Grande Guerra”.
Augusta
Molinari
Una patria
per le donne
Introduzione
Fu a metà degli anni
Novanta del secolo scorso che cominciai a interessarmi della
mobilitazione femminile nella Grande Guerra. Nell’ambito delle
attività dell’Archivio ligure della scrittura popolare
dell’Università di Genova, un centro di studio e di raccolta di
archivi familiari, mi capitò di reperire la corrispondenza di una
madrina di guerra. Dalle ricerche svolte per ricostruire la figura e
l’attività di questa«madrina», emerse un quadro della
partecipazione delle donne alla mobilitazione civile che, all’epoca,
mi stupì.
Gli studi italiani sulla
Grande Guerra, non lasciavano supporre vi fosse stato un vasto e
diffuso coinvolgimento femminile nella mobilitazione. Decisi, così,
di proseguire un percorso di studio che mi parve, già da subito, di
grande interesse.Un lungo lavoro di ricerca su fonti archivistiche e
a stampa, in particolare sondaggi sulla pubblicista del «fronte
interno», ha permesso, nel corso del tempo, di delineare un quadro
della mobilitazione femminile che ne documentasse dimensioni,
caratteristiche, finalità. Pur nelle varietà di esperienze, il
contributo femminile alla guerra si configura, essenzialmente, come
un’opera di assistenza civile. Anche in piccoli comuni, subito
dopo l’inizio del conflitto, le donne partecipano
all’organizzazione della mobilitazione civile e si occupano
dell’assistenza ai combattenti e alle loro famiglie
Di queste attività che
coinvolsero migliaia di donne «comuni», appartenenti, per lo più,
ai ceti medi urbani, in par-ticolare quelli intellettuali e delle
professioni, la storiografia italiana, con qualche eccezione (...)
raramente si è occupata. Ha prevalso, a lungo, la convinzione che il
contributo femminile alla mobilitazione fosse limitato a qualche
gesto di beneficenza di donne aristocratiche e alto borghesi.
Dalla documentazione
archivistica e a stampa, emerge, invece, come, in tutto il paese,
fossero le donne a occuparsi di gran parte dell’assistenza civile:
la tutela dell’infanzia, l’assistenza alle vedove e agli orfani,
la confezione di indumenti per l’esercito, la corrispondenza tra i
soldati e le famiglie. (...)
Furono le caratteristiche
di tragica «modernità» della guerra a coinvolgere le donne nella
mobilitazione civile. Da un lato, l’esperienza della morte di massa
sollecitò un bisogno di assistenza che rese necessaria la
valorizzazione sociale delle doti femminile «di cura». Dall’altro,
la rappresentazione in termini morali del conflitto, fece del
patriottismo un elemento di identificazione nazionale anche per le
donne. Nel corso della guerra l’impegno nella mobilitazione diede
alle donne una condizione di «temporanea cittadinanza» che
rappresentò, per molte, un riconoscimento indiretto di diritti.
(...)