A partire dal 1966
iniziano a manifestarsi i segni premonitori della tempesta che poi
scoppierà nel '68. A febbraio viene occupato l'Istituto di Scienze
sociali di Trento. E' un crescendo di lotte dentro e fuori le
Università che culmina a novembre 1967 con l'occupazione di Palazzo
Campana a Torino. Siamo a sei mesi dal maggio francese, ma nelle
università italiane il '68 è già cominciato.
Giorgio
Amico
1966-1967:
il “sistema” inizia a scricchiolare
A partire dal 1966
iniziano a manifestarsi i segni premonitori della tempesta che poi
scoppierà nel '68. Come un edificio che sta per crollare, il sistema
scolastico incomincia a emettere sinistri scricchiolii. A febbraio
scoppia il caso de La Zanzara, il giornalino del prestigioso Liceo
Parini di Milano. Tre studenti firmano un'inchiesta in cui le
studentesse della scuola parlano di contraccezione e di educazione
sessuale. Lo scandalo è enorme, le organizzazioni cattoliche e in
particolare Gioventù studentesca (che poi diventerà Comunione e
liberazione) denunciano l'offesa “al comune senso del pudore”.
Seguirà l'intervento della polizia e della magistratura e poi un
processo che determina in tutta Italia un moto di simpatia verso gli
studenti incriminati.
Sempre a febbraio a
Trento diciotto giorni di occupazione dell'Istituto di Scienze
sociali portano al pieno riconoscimento legale del titolo di studio
come laurea in sociologia.
Subito dopo ad ad entrare
in crisi sono i parlamentini universitari che dal 1948 dovrebbero
garantire la partecipazione degli studenti alla gestione degli
atenei. Il 27 aprile nel corso della campagna elettorale per il
rinnovo della rappresentanza dell'Università di Roma gruppi di
estrema destra (Avanguardia Nazionale e Primula goliardica ramo
giovanile di Nuova Repubblica di Pacciardi) scatenano gravi incidenti
nel corso dei quali perde la vita un giovane studente socialista,
Paolo Rossi. La morte del giovane, di cui non furono mai individuati
gli aggressori, porta all'occupazione di otto facoltà e a una
generale mobilitazione studentesca. Nei giorni seguenti si susseguono
ancora aggressioni fasciste ai danni di altri studenti che vengono
feriti in modo grave. Un crescendo di atti squadristici che culmina
il 2 maggio con l'attacco di trecento neofascisti guidati dal
deputato del MSI Giulio Caradonna alle facoltà occupate. A questo
attacco gli studenti rispondono con fermezza, cacciando i missini e
scontrandosi con la polizia. É la prima grande mobilitazione
studentesca guidata dalla sinistra del dopoguerra.
Ma non è solo la scuola
a entrare in fibrillazione. Il quattro novembre l'Arno rompe gli
argini e devasta il centro di Firenze, immediata la mobilitazione, da
tutta Italia migliaia di studenti si recano a Firenze per spalare il
fango e recuperare i libri della Biblioteca Nazionale. Sono scout
cattolici, giovani comunisti, ragazzi e ragazze senza particolari
appartenenze, i giornali li chiameranno “gli angeli del fango”,
in una settimana di lavoro ripuliranno Firenze. Hanno dai 17 ai 20
anni e sono gli stessi che pochi mesi dopo sempre a Firenze
manifestano contro i bombardamenti americani in Vietnam, fischiando
gli oratori ufficiali e inneggiano alla guerriglia vietcong,
scatenando così la reazione compatta della stampa che li definisce
“cinesi” e “teppisti”.
La mobilitazione per
Firenze e le manifestazioni sempre più frequenti per il Vietnam e
contro le dittature fasciste in Spagna e in Grecia sono la spia di un
risveglio generazionale, di una voglia di partecipazione e di lotta
che attraversa tutto il mondo giovanile e manda in crisi le
organizzazioni che tradizionalmente inquadrano la gioventù. Nel 1966
e nel 1967 la FGCI perde rispettivamente l'11 e il 12% degli
iscritti, mentre il movimento giovanile DC collassa.
Il vento della
contestazione inizia a scuotere anche il mondo cattolico. L'Azione
cattolica entra in una crisi profonda: tra il '67 e il '68 il ramo
maschile subisce un calo degli iscritti tanto drastico da
determinarne lo scioglimento provvisorio. Nascono anche in Italia le
prime Comunità di Base, importanti quelle dell'Isolotto di Firenze e
di San Paolo a Roma , che si rifanno alle tesi più avanzate del
Concilio e alla teologia liberazione, mentre si diffonde assieme a
quello del Che il mito di Camilo Torres, il prete diventato
guerrigliero assassinato nel 1966 dall'esercito colombiano.
Nel maggio 1967 esce per
una piccola casa editrice fiorentina Lettera a una professoressa,
denuncia radicale del classismo della scuola, della selezione che
colpisce la parte più povera della gioventù, e al tempo stesso
orgogliosa rivendicazione del potere di emancipazione della cultura,
invito alla lotta e alla mobilitazione per cambiare dal basso un
sistema scolastico profondamente ingiusto. Lettera a una
professoressa, di cui si venderanno più di un milione di copie, più
di ogni altro libro o rivista contribuisce alla presa di coscienza
della generazione del '68. Barbiana dimostra che ribellarsi
all'ingiustizia è giusto, che il mondo può essere cambiato e che la
politica serve proprio a quello.
Firenze 1966
Il 1967 è anche l'anno
delle prime occupazioni. Il 7 febbraio viene occupato il palazzo
della Sapienza di Pisa, l'occupazione dura quattro giorni durante i
quali vengono discusse e approvate le celebri Tesi della Sapienza. A
marzo a Trento la Facoltà di Sociologia diventa centro di una
mobilitazione contro la guerra del Vietnam. Ad aprile è la volta
della Facoltà di Architettura di Venezia ad entrare in lotta contro
il ventilato aumento delle tasse scolastiche. A novembre a Trento
nuova occupazione da cui scaturisce il Manifesto per una università
negativa che riecheggia tematiche della Kritische Universitat di
Berlino. Negli stessi giorni è la volta della Università Cattolica
del Sacro Cuore di Milano con immediata espulsione di numerosi
studenti, fra cui Mario Capanna futuro leader della Statale. Il 27
novembre prende il via l'occupazione di Palazzo Campana, sede delle
facoltà umanistiche dell'università di Torino.
“L'assemblea degli
studenti torinesi, riunita il 27-11-1967, individua il principale
ostacolo frapposto all'organizzazione autonoma degli studenti nella
struttura autoritaria della scuola italiana; riconferma lo stato di
agitazione ad oltranza in tutte le facoltà di Torino, e proclama
l'occupazione di Palazzo Campana sulla base delle proposte politiche
e organizzative emerse dalle assemblee; individua nella contestazione
dei metodi didattici dell'insegnamento accademico, che dietro la
maschera della neutralità della scienza e della cultura instilla
negli studenti la mentalità autoritaria propria delle autorità
accademiche, il principale obiettivo della lotta degli studenti”.
Inizia così la mozione
votata all'inizio dell'occupazione. I temi sono quelli della gestione
assembleare delle lotte, dell'antiautoritarismo, della
proletarizzazione della forza lavoro intellettuale. Siamo a sei mesi
dal maggio francese, ma nelle università italiane il '68 è già
cominciato.
(Giorgio Amico, Le
culture del Sessantotto, 9)