TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 4 novembre 2018

Verso il '68. 1966-1967: il “sistema” inizia a scricchiolare




A partire dal 1966 iniziano a manifestarsi i segni premonitori della tempesta che poi scoppierà nel '68. A febbraio viene occupato l'Istituto di Scienze sociali di Trento. E' un crescendo di lotte dentro e fuori le Università che culmina a novembre 1967 con l'occupazione di Palazzo Campana a Torino. Siamo a sei mesi dal maggio francese, ma nelle università italiane il '68 è già cominciato.

Giorgio Amico

1966-1967: il “sistema” inizia a scricchiolare

A partire dal 1966 iniziano a manifestarsi i segni premonitori della tempesta che poi scoppierà nel '68. Come un edificio che sta per crollare, il sistema scolastico incomincia a emettere sinistri scricchiolii. A febbraio scoppia il caso de La Zanzara, il giornalino del prestigioso Liceo Parini di Milano. Tre studenti firmano un'inchiesta in cui le studentesse della scuola parlano di contraccezione e di educazione sessuale. Lo scandalo è enorme, le organizzazioni cattoliche e in particolare Gioventù studentesca (che poi diventerà Comunione e liberazione) denunciano l'offesa “al comune senso del pudore”. Seguirà l'intervento della polizia e della magistratura e poi un processo che determina in tutta Italia un moto di simpatia verso gli studenti incriminati.

Sempre a febbraio a Trento diciotto giorni di occupazione dell'Istituto di Scienze sociali portano al pieno riconoscimento legale del titolo di studio come laurea in sociologia.

Subito dopo ad ad entrare in crisi sono i parlamentini universitari che dal 1948 dovrebbero garantire la partecipazione degli studenti alla gestione degli atenei. Il 27 aprile nel corso della campagna elettorale per il rinnovo della rappresentanza dell'Università di Roma gruppi di estrema destra (Avanguardia Nazionale e Primula goliardica ramo giovanile di Nuova Repubblica di Pacciardi) scatenano gravi incidenti nel corso dei quali perde la vita un giovane studente socialista, Paolo Rossi. La morte del giovane, di cui non furono mai individuati gli aggressori, porta all'occupazione di otto facoltà e a una generale mobilitazione studentesca. Nei giorni seguenti si susseguono ancora aggressioni fasciste ai danni di altri studenti che vengono feriti in modo grave. Un crescendo di atti squadristici che culmina il 2 maggio con l'attacco di trecento neofascisti guidati dal deputato del MSI Giulio Caradonna alle facoltà occupate. A questo attacco gli studenti rispondono con fermezza, cacciando i missini e scontrandosi con la polizia. É la prima grande mobilitazione studentesca guidata dalla sinistra del dopoguerra.


Ma non è solo la scuola a entrare in fibrillazione. Il quattro novembre l'Arno rompe gli argini e devasta il centro di Firenze, immediata la mobilitazione, da tutta Italia migliaia di studenti si recano a Firenze per spalare il fango e recuperare i libri della Biblioteca Nazionale. Sono scout cattolici, giovani comunisti, ragazzi e ragazze senza particolari appartenenze, i giornali li chiameranno “gli angeli del fango”, in una settimana di lavoro ripuliranno Firenze. Hanno dai 17 ai 20 anni e sono gli stessi che pochi mesi dopo sempre a Firenze manifestano contro i bombardamenti americani in Vietnam, fischiando gli oratori ufficiali e inneggiano alla guerriglia vietcong, scatenando così la reazione compatta della stampa che li definisce “cinesi” e “teppisti”.

La mobilitazione per Firenze e le manifestazioni sempre più frequenti per il Vietnam e contro le dittature fasciste in Spagna e in Grecia sono la spia di un risveglio generazionale, di una voglia di partecipazione e di lotta che attraversa tutto il mondo giovanile e manda in crisi le organizzazioni che tradizionalmente inquadrano la gioventù. Nel 1966 e nel 1967 la FGCI perde rispettivamente l'11 e il 12% degli iscritti, mentre il movimento giovanile DC collassa.

Il vento della contestazione inizia a scuotere anche il mondo cattolico. L'Azione cattolica entra in una crisi profonda: tra il '67 e il '68 il ramo maschile subisce un calo degli iscritti tanto drastico da determinarne lo scioglimento provvisorio. Nascono anche in Italia le prime Comunità di Base, importanti quelle dell'Isolotto di Firenze e di San Paolo a Roma , che si rifanno alle tesi più avanzate del Concilio e alla teologia liberazione, mentre si diffonde assieme a quello del Che il mito di Camilo Torres, il prete diventato guerrigliero assassinato nel 1966 dall'esercito colombiano.

Nel maggio 1967 esce per una piccola casa editrice fiorentina Lettera a una professoressa, denuncia radicale del classismo della scuola, della selezione che colpisce la parte più povera della gioventù, e al tempo stesso orgogliosa rivendicazione del potere di emancipazione della cultura, invito alla lotta e alla mobilitazione per cambiare dal basso un sistema scolastico profondamente ingiusto. Lettera a una professoressa, di cui si venderanno più di un milione di copie, più di ogni altro libro o rivista contribuisce alla presa di coscienza della generazione del '68. Barbiana dimostra che ribellarsi all'ingiustizia è giusto, che il mondo può essere cambiato e che la politica serve proprio a quello.

    Firenze 1966

Il 1967 è anche l'anno delle prime occupazioni. Il 7 febbraio viene occupato il palazzo della Sapienza di Pisa, l'occupazione dura quattro giorni durante i quali vengono discusse e approvate le celebri Tesi della Sapienza. A marzo a Trento la Facoltà di Sociologia diventa centro di una mobilitazione contro la guerra del Vietnam. Ad aprile è la volta della Facoltà di Architettura di Venezia ad entrare in lotta contro il ventilato aumento delle tasse scolastiche. A novembre a Trento nuova occupazione da cui scaturisce il Manifesto per una università negativa che riecheggia tematiche della Kritische Universitat di Berlino. Negli stessi giorni è la volta della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con immediata espulsione di numerosi studenti, fra cui Mario Capanna futuro leader della Statale. Il 27 novembre prende il via l'occupazione di Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche dell'università di Torino.

“L'assemblea degli studenti torinesi, riunita il 27-11-1967, individua il principale ostacolo frapposto all'organizzazione autonoma degli studenti nella struttura autoritaria della scuola italiana; riconferma lo stato di agitazione ad oltranza in tutte le facoltà di Torino, e proclama l'occupazione di Palazzo Campana sulla base delle proposte politiche e organizzative emerse dalle assemblee; individua nella contestazione dei metodi didattici dell'insegnamento accademico, che dietro la maschera della neutralità della scienza e della cultura instilla negli studenti la mentalità autoritaria propria delle autorità accademiche, il principale obiettivo della lotta degli studenti”.

Inizia così la mozione votata all'inizio dell'occupazione. I temi sono quelli della gestione assembleare delle lotte, dell'antiautoritarismo, della proletarizzazione della forza lavoro intellettuale. Siamo a sei mesi dal maggio francese, ma nelle università italiane il '68 è già cominciato.

(Giorgio Amico, Le culture del Sessantotto, 9)