Continuiamo a riproporre i
materiali del sito “Avanti Barbari” recentemente oscurato. Oggi riprendiamo un articolo di Michele Fatica preceduto dalla
presentazione che ne fece Sandro Saggioro.
Questo articolo di
Michele Fatica, apparso nella edizione napoletana di «La
Repubblica» del 25 ottobre 2002, annuncia e presenta il Convegno
«Scienza e politica in Amadeo Bordiga» che si tenne a Milano il 24
e 25 ottobre 2002 al quale lo stesso Fatica partecipò con una
relazione il cui titolo era «Amadeo Bordiga di fronte alla prima e
alla seconda guerra mondiale del secolo XX».
Michele Fatica, studioso
e storico napoletano, aveva conosciuto alla metà degli anni sessanta
Amadeo Bordiga che ne aveva apprezzato gli studi sul movimento
operaio napoletano e precisamente «Il movimento socialista
napoletano tra la fine dell'età giolittiana e il congresso di
Ancona» (Critica storica, n. 3, 31 maggio 1967) e «La
settimana rossa a Napoli» (Critica storica n. 4 e 5, 1968), lavori
che sfoceranno poi nel 1971 nel bel libro «Origini del
fascismo e del comunismo a Napoli [1911-1915]», (La Nuova Italia,
Firenze, 1971). Michele Fatica inoltre partecipa, dalla sua
costituzione, all'attività della «Fondazione Amadeo Bordiga». Ci
sia permesso infine correggere due piccoli errori presenti nel
testo: Bordiga fu espulso nel 1930 e non nel 1929 e «Il Soviet» non
fu mai un quotidiano.
Michele Fatica
Bordiga il comunista
cancellato. Geometria e rivoluzione i due volti di Bordiga
Milano ricorda Amadeo
Bordiga con un convegno internazionale (si chiude oggi) organizzato
dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di
Milano, patrocinato dal Dipartimento di Filosofia e Politica
dell'Università degli Studi di Napoli L'Orientale e dalla
Fondazione, che porta il suo nome, sorta a Formia per volontà della
consorte Antonietta De Meo. La scelta di Milano non è casuale,
perchè in quella città negli anni cinquanta fu pubblicata per la
prima volta da Giorgio Galli presso l'editore Schwarz una storia del
partito comunista italiano che metteva in luce la spinta prioritaria
che venne da Bordiga alla fondazione di quello che prese il nome di
Partito comunista d'Italia, sezione della Terza Internazionale. Lo
stesso Galli è l'animatore del convegno, per il quale ha messo a
disposizione un finanziamento ottenuto dal Cnr.
Galli ebbe molto
coraggio, in tempo di imperante stalinismo, a ristabilire il ruolo
che Bordiga ebbe nella fondazione di quel partito che la vulgata
voleva creato da Antonio Gramsci e dal gruppo torinese che faceva
capo all' Ordine Nuovo. Si stravolgevano i fatti perchè Bordiga
entrò in contrasto con Mosca, che lo estromise dalla direzione del
partito, già quando fu arrestato nel 1923, e accentuò il contrasto
con il centro moscovita man mano che si affermava l'astro di Stalin.
Negli anni di controllo
delle direttive e degli uomini di tutti i partiti comunisti del mondo
da parte di Mosca, Bordiga, che aveva osato attaccare Stalin per il
suo nazionalismo, l'oscena campagna contro Trockij e l'ossessione di
creare il socialismo in un solo paese, fu espulso per frazionismo nel
1929 dal Partito comunista d'Italia e il suo nome fu evocato solo
quando si trattava di coprirlo di ingiurie e di calunnie. Una delle
accuse ricorrenti era che aveva pensato, alla stregua di uomo della
camorra, a fare soldi costruendo case.
Chi ebbe la possibilità
di visitarlo, nella periferia di Formia, nella minuscola casetta
costruita in riva al mare di proprietà di Antonietta De Meo, può
solo testimoniare di uno stile di vita spartano, quasi povero, che
nulla aveva a che vedere con arricchimenti di qualsiasi genere.
La sua biografia è
certamente singolare. Veniva da una famiglia di studiosi di media
borghesia novarese, ma era nato nel 1889 a Resina, perchè il padre,
Oreste, insegnava economia rurale presso quello che allora si
chiamava Istituto Superiore di Agricoltura (poi facoltà di Agraria)
di Portici. Un fratello del padre, Giovanni, insegnò geometria
proiettiva presso la facoltà di Scienze dell'Università degli Studi
di Padova. Era una famiglia dove i libri circolavano e, insieme ai
libri anche idee liberali. La famiglia paterna riteneva di aver
portato un contributo all'unificazione italiana con la serietà degli
studi, mentre il nonno materno, Michele Amadei, era stato cospiratore
antipontificio e, negli anni Ottanta del XIX secolo, ministro di
Agricoltura, Industria e Commercio.
Alcuni valori gli vennero
dalla famiglia: rigore nello studio, sobrietà di vita, accoglimento
della versione democratica della unificazione italiana soprattutto
come un fatto di volontariato, presto sfruttato dalla dinastia
sabauda. Ma rifiutò l'adesione alla massoneria, cui appartenevano
sia Oreste che Giovanni. Il rifiuto della massoneria nei primi due
decenni del Novecento significava anche rifiuto della democrazia.
Questo rifiuto in Bordiga era motivato soprattutto dalla
consapevolezza che nella fase democratico-giacobina della
Rivoluzione francese, nel 1793, era stata introdotto la coscrizione
obbligatoria, quindi la guerra totale, in cui poveri contadini e
operai erano privati di qualsiasi autonomia di giudizio, ridotti ad
automi costretti solo a ubbidire.
Queste posizioni lo
resero subito odioso alla Unione socialista napoletana, largamente
controllata dalla massoneria, che si era staccata dal Partito
socialista, rivendicando la sua autonomia sulla base delle condizioni
particolari di Napoli. Certo, data la presenza di una plebe non certo
minoritaria, non era facile fare proselitismo socialista a Napoli. Ma
sia l'Unione socialista, sia la Borsa del lavoro (l'organizzazione
sindacale), con quadri dirigenti provenienti dalle associazioni
artigiane e dalla chiesa battista, fondata da diffusori delle Bibbie
protestanti arrivati a Napoli al seguito di Garibaldi, mostravano
scarso interesse alla cintura proletaria ad est (Poggioreale) e a
ovest (Bagnoli), preoccupati solo di difendere le loro piccole
posizioni di comando e di continuare le trame con i partiti
"democratici" dirette alla conquista del comune di Napoli.
Questa esperienza
autonomistica non ebbe un felice risultato, perchè Unione e Borsa si
dissolsero dopo che la gran parte dei suoi dirigenti fu favorevole
all'intervento dell'Italia nel primo conflitto mondiale e alcuni tra
i dirigenti più noti iniziarono la loro collaborazione al "Popolo
d'Italia" di Mussolini. La dissoluzione delle organizzazioni
autonomistiche coincise con il crescente successo della linea
politica di Amadeo Bordiga. Ostile non solo all'intervento
dell'Italia nella prima guerra mondiale, ma già da prima alle guerre
balcaniche e alla guerra italo-turca si guadagnò una larga influenza
prima tra i giovani socialisti e poi nel partito, imponendosi come un
dirigente autorevole a livello nazionale nel 1915.
Ebbe la fortuna di
iniziare la sua militanza nella cintura industriale di Napoli, in
primo luogo in quella parte della conurbazione che vantava una
presenza operaia fortissima, Torre Annunziata, Castellamare di
Stabia, S. Giovanni a Teduccio. Fondò periodici che ebbero subito un
certo numero di lettori. "Il Lavoro" di Portici, "La
Voce" a Castellamare di Stabia. Dopo la rivoluzione bolscevica
fondò il settimanale, poi quotidiano "Il Soviet",
ricostruì la Camera del Lavoro napoletana aderente al Cgl e la
sezione socialista.
Durante la guerra fu
fautore di una soluzione non molto diversa da quella russa e, a
guerra conclusa, si recò in Russia per partecipare al secondo
congresso dell'Internazionale comunista, partecipando alla stesura
delle 19 condizioni per aderirvi. Il suo prestigio crebbe sul piano
internazionale e la sua corrente "comunista astensionista"
ebbe il ruolo più importante nella formazione a Livorno nel 1921 del
Partito comunista d'Italia. Le sue disavventure iniziarono con
l'affermazione della teoria del socialismo in un solo paese e con la
sua critica di quanto veniva fatto in Russia (critica da sinistra,
tenne sempre ad insistere, mai di destra): tuttavia nel neonato
Partito comunista, fu, sotto la sua direzione, vivo il dibattito e
proficuo lo scambio di idee, perchè alla sua educazione liberale,
ripugnò sempre l'autoritarismo caporalesco.
Bordiga fu anche
ingegnere ed architetto, tenendo moltissimo al suo titolo (forse più
che a quello di dirigente politico). Dopo aver conseguito la licenza
liceale presso il liceo-ginnasio "Garibaldi", si laureò in
ingegneria brillantemente. Avrebbe potuto intraprendere la carriera
universitaria, ma preferì impiegarsi nelle Ferrovie dello Stato,
dalle quali fu licenziato per aver partecipato nel giugno 1914 allo
sciopero della Settimana Rossa. Negli anni del fascismo lavorò
presso studi privati, potendo esercitare liberamente la professione
solo dopo il crollo del regime. Partecipò attivamente al dibattito
per la revisione del piano regolatore di Napoli del 1939, chiamato a
far parte della commissione Piccinato. Denunziò già nei primi anni
del secondo dopoguerra il rischio della cementificazione della città
e della distruzione della parte produttiva del quartiere gravitante
attorno al porto. E' un capitolo della biografia di Bordiga poco
noto, su cui getterà luce Luigi Gerosa, uno studioso che ha avviato
presso l'editrice Graphos di Genova l'edizione di tutti gli scritti
di Bordiga.
Il convegno con la
partecipazione di Luigi Cortesi, di Liliana Grilli, di Franco Livorsi
ed altri, promuoverà le riflessioni su aspetti noti e poco noti,
oscuri e a volte inquietanti della singolare figura del Bordiga,
morto a Formia nel luglio del 1970.
«La Repubblica»
(edizione di Napoli), 25 ottobre 2002