TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 2 novembre 2018

Verso il '68. La stagione delle riviste



Gli anni Sessanta aprono a sinistra una stagione intentissima di dibattito e di ricerca. Da Quaderni Piacentini al Potere operaio pisano è la stagione delle riviste.

Giorgio Amico

La stagione delle riviste

L'esempio di Quaderni rossi è presto seguito. Già dai primissimi anni Sessanta si apre quella che è stata definita la “stagione delle riviste” e che per qualità e quantità dei soggetti interessati rappresenta uno straordinario laboratorio politico-culturale. In molti casi si tratta di riviste nate in ambito accademico, rivolte originariamente ad un pubblico specialistico interessato al cinema e alla letteratura, ma che presto si trasformano in organi di dibattito sulle potenzialità e i limiti della sinistra, sulle possibili forme di una cultura radicalmente alternativa e sulle lotte rivoluzionarie nel Terzo Mondo. E su queste riviste che si discute, si dibatte, si litiga già dall'inizio del decennio. Un vero incubatore delle tematiche e delle idee che troveranno poi nel '68 il loro sbocco naturale. Grazie a queste riviste già dalle prime occupazioni del 1967 il movimento studentesco riesce a uscire dall'università, a farsi conoscere e dialogare con le altre avanguardie culturali e politiche. Un fenomeno unico in Europa che contribuisce, coinvolgendo una platea larghissima di lettori e realtà anche molto lontane dall'ambito studentesco, alla lunga durata del '68 italiano.


La più letta e anche la più longeva sarà Quaderni piacentini, nata nel marzo 1962 ad opera di un gruppo di intellettuali riuniti attorno a Piergiorgio Bellocchio, oggi unanimemente riconosciuta come il più importante laboratorio della cultura politica della nuova sinistra in formazione. Una rivista militante, tanto che i primi numeri escono ciclostilati, dagli intenti bellicosi, ma anche in qualche modo allegri che precorre perfettamente quello che sarà lo spirito del '68: “Vogliamo che questo sia un foglio di battaglia, portata non solo all'esterno ma anche all'interno. Ospiteremo testimonianze e opinioni anche contrastanti purchè impegnate, vive, serie. E vorremmo infine provare che serietà non è necessariamente solennità e astrattezza. Si può e si deve essere seri senza essere noiosi. Con allegria”. L'obiettivo da colpire per Bellocchio & C. è l'industria culturale e QP lo fa con impegno non privo di ironia, come nel caso della rubrica indovinatissima sui libri “da non leggere”.

A partire dal 1964 cresce il prestigio della rivista e anche il suo impegno politico. Quaderni piacentini smette di fiancheggiare criticamente la sinistra ufficiale e si schiera decisamente a favore delle posizioni del Partito comunista cinese. Fra il 1965 e il 1967 la rivista accentua il suo impegno, pubblicando numeri monografici sulla guerriglia in America Latina e articoli sul movimento studentesco di cui in breve QP diventa uno dei principali referenti. Termina le pubblicazioni dopo 89 numeri nell'aprile 1985, in pieno riflusso politico-culturale quando ormai il mondo a cui fa riferimento non esiste praticamente più.




Anche Giovane critica, in origine emanazione del Centro Universitario Cinematografico di Catania, parte da tematiche culturali, in questo caso il cinema, per trasformarsi presto in un organo squisitamente politico. La rivista nasce fra il dicembre 1963 e il gennaio 1964 ad opera di un gruppo di giovani critici cinematografici fra cui spicca un giovanissimo Giampiero Mughini. Dopo alcuni numeri interamente dedicati al cinema di avanguardia, Giovane critica dichiara apertamente la sua vocazione politica: “Occorre ricostruire – dichiara Mughini – un discorso sul movimento operaio italiano, la politica del fronte antifascista, quella – culturale e no – del PCI dopo il '45; e poi tutto il resto, fino al contrasto russo-cinese”.

Attenta agli sviluppi della rivoluzione culturale cinese, ma molto critica del marxismo-leninismo caricaturale dei maoisti italiani (in particolare Servire il popolo), Giovane critica si caratterizza per la riproposizione di figure (Victor Serge, Karl Korsch) e tematiche (la natura capitalistico-statale dell'URSS) in genere poco trattate nel '68 e per un deciso antistalinismo. Dopo 37 numeri cessa le pubblicazioni nel 1973.




Dal '65 al '68 esce a Bologna Classe e Stato, diretta da Federico Stame. Vicina alle posizioni del PSIUP, da cui arrivano molti dei suoi redattori, la rivista guarda con attenzione a possibili nuove soggettività rivoluzionarie che vadano oltre una classe operaia occidentale considerata in larga parte integrata. Si guarda alle lotte dei neri americani e in particolare all'esperienza delle Pantere nere, si riprendono le tesi della Monthly Review di Baran e Sweezy. Il gruppo redazionale finirà poi per confluire, con esiti tragicomici, nell'Unione dei comunisti italiani m-l di Aldo Brandirali. 


Nel 1965 nasce a Pisa Nuovo impegno come “periodico bimestrale di letteratura”. L'ambito originario è accademico, i fondatori sono un gruppo di critici letterari marxisti fra cui spicca la figura di Romano Luperini, in polemica aperta con il Gruppo '63, ma fin dai primi numeri emerge un'attenzione rilevante alla politica. Dal 1966 la rivista si lega al nascente gruppo pisano del Potere Operaio; sulle sue pagine appaiono i primi documenti del movimento studentesco (le famose Tesi della Sapienza) e analisi sulla condizione operaia nelle fabbriche toscane. Termina le pubblicazioni nel 1977 con il numero 31-32.


Nell'ottobre 1966 esce il primo numero de La Sinistra, mensile (poi dal '68 settimanale) di ispirazione trotskista, tentativo ambizioso di unire attorno ad un progetto rivoluzionario spezzoni della sinistra ingraiana e dell'organizzazione giovanile del PSIUP, insieme a settori della sinistra della CGIL. La Sinistra si caratterizza fin da subito per il suo appoggio incondizionato al castrismo e diventa, assieme alle pubblicazioni dell'editore Feltrinelli, il principale tramite attraverso cui in Italia si afferma e diffonde il mito del Che e delle guerriglie latinoamericane. Cessa le pubblicazioni nell'aprile 1968.


Legata al Gruppo '63 è invece Quindici, nata per dar voce all'avanguardia artistica e letteraria contro il gretto provincialismo della cultura italiana. Ne usciranno in tutto 19 numeri fra il giugno 1967 e l'agosto 1969 e ospiterà interventi di Umberto Eco, Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Edoardo Sanguineti, tanto per citare alcuni dei collaboratori più illustri. La rivista da molto spazio ai movimenti di base e alle lotte studentesche e introduce con grande fortuna la moda di offrire come inserto centrale un poster d'attualità. Tramite Quindici le foto del Che e di Mao, il manifesto dell'occupazione di Palazzo Campana e la riproduzione della bandiera vietcong andranno a decorare le camere di una intera generazione di giovani che, compreso l'autore di queste righe, spesso l'acquisteranno soprattutto per quello.


Sempre nel 1967 nasce a Firenze Ideologie con il sottotitolo Quaderni di storia contemporanea. Anche qui siamo in un ambito strettamente accademico, ma il '68 è alle porte e la rivista diventa a partire dal quinto numero un osservatorio sulle lotte rivoluzionarie del Terzo Mondo, prima la rivoluzione cubana e le guerriglie latinoamericane, poi dopo il 1970 la rivoluzione cinese. Termina le pubblicazioni con il numero 16/17 del 1971.




Il 10 maggio 1967 esce a Pisa il primo numero de Il potere operaio ad opera di un gruppo di giovani provenienti dalle esperienze di Quaderni rossi e Classe operaia, ma anche dalla sezione universitaria di Pisa del PCI, fra cui spiccano Adriano Sofri, Luciano Della Mea, Gian Mario Cazzaniga. Più che di una rivista teorica si tratta di un foglio di intervento politico sulle fabbriche e le scuole. Centrale il tema, mutuato da Panzieri e Tronti, dell'organizzazione capitalistica del lavoro e della contestazione del dispotismo padronale in fabbrica. Del giornale, che arriva a tirare fino a ventimila copie, escono in tutto 19 numeri. Cessa le pubblicazioni nel luglio 1969, quando il nucleo originario, nel frattempo trasferitosi a Torino, da vita a Lotta continua.


(Giorgio Amico, Le culture del Sessantotto, 7)