Dalla
bella pagina facebook di Roberto Trutalli (che invitiamo a visitare)
riprendiamo questa vivace ricostruzione delle attività legate alla
raccolta e alla lavorazione della lavanda nell'estremo Ponente
ligure.
Roberto
Trutalli
“Andamu
a far u stecadò”. La raccolta della lavanda a Pigna
“Andamu a far u
stecadò” (andiamo a tagliare la lavanda) fino alla prima metà
degli anni sessanta era normale sentirlo dire da molti pignaschi,
verso i primi di luglio, la meta era la Provenza (mio padre vi si
recò per diverse stagioni negli anni cinquanta) dove la coltivazione
e la distillazione continua, in modo fiorente, ancora oggi. dal Gran
Plateau de Valensole, alle porte di Avignone, a Grasse capitale
mondiale dei profumi, la lavanda ed i suoi campi coltivati sono
ambite mete turistiche
Eppure il ponente ligure,
che va dal colle di Nava alle Alpi Marittime fino ai nostri Toraggio
e Pietravecchia , non fu da meno, anzi, grazie alla fioritura
spontanea della lavanda (quella più ricercata) ed in seguito
coltivata (Lavandino) diede vita ad una economia, diremo oggi
circolare, addirittura a Carpasio si trovava una delle prime
distillerie, una intensa attività che mise in moto nei nostri paesi
importanti sinergie, uomini di grande intelligenza ed intraprendenza,
sulla vicina costa a Vallecrosia nacque la Società Italo Francese
per l’industria dei profumi e dei prodotti chimici, nel cui
stabilimento convergeva pressoché tutta la produzione di essenza di
lavanda del versante italiano delle Alpi Marittime.
Tra queste figure di
mecenati emerge il nostro compaesano Aristide Martini, il quale , tra
le altre cose, creò il sistema di distillazione a doppia serpentina,
due alambicchi posti al lato della caldaia. “Un uomo
onesto e scrupoloso”, ci testimoniarono alcuni pignaschi (in
occasione della mostra sulla Lavanda nell’anno 2000) i quali,
durante il periodo della raccolta, vi conferivano la lavanda, anzi, a
fine stagione se il volume degli affari sul mercato era stato
positivo oltre le aspettative, il buon Aristide ci chiamava nel suo
laboratorio e in base al nostro raccolto conferitogli ci elargiva una
differenza. Grazie alla sua collaborazione con le grandi case
farmaceutiche ( Carlo Erba) ed alla coltivazione di piante
officinali, in modo particolare a Buggio dove si intensificò la
coltivazione di piante officinali, la distilleria restò sul mercato
fino agli anni cinquanta.
“Da bambino trascorrevo ore ed ore nelle cataste di lavanda, mentre il nonno Aristide, con il suo camice bianco, nel laboratorio era intento a studiare nuove e magiche formule. La fragranza della lavanda mi avvolgeva completamente: era un profumo fresco di montagna, fatto di sole, di aria pura, di spazio e di gioia” Testimonianza di Gianfranco Goggi nipote di Aristide Martini.