TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 18 dicembre 2018

Savona. Anarchici e maoisti nelle carte di preti e questurini



Giorgio Amico

Anarchici e maoisti nelle carte di preti e questurini savonesi

Antonio Martino continua il suo metodico lavoro di scavo nelle carte della Questura di Savona depositate presso l'Archivio di Stato. Dopo gli anni Quaranta e Cinquanta la ricerca investe ora gli anni Sessanta e offre un primo spaccato della sinistra savonese alternativa al PCI. In particolare l'autore si sofferma su anarchici, tradizionalmente presenti in città, e maoisti, espressione invece nuova e contraddittoria dei fermenti che iniziano a manifestarsi in un Partito comunista in via di transizione da un rigido stalinismo ad una forma inedita di socialdemocrazia all'italiana.

Il libro è interessante (e utile come base per ulteriori lavori) per la mole di materiali che presenta, e dunque grazie a Antonio Martino per questa sua ulteriore fatica, anche se non avrebbe guastato un atteggiamento più critico verso documenti spesso confusi, involuti, pasticciati, redatti da funzionari palesemente ignari delle realtà politico-culturali che descrivono nei loro rapporti. Significativa a questo proposito è l'insistenza con cui i funzionari della Questura definiscono Arrigo Cervetto “noto militante anarchico” ancora decenni dopo il suo definitivo e radicale abbandono di ogni richiamo al pensiero libertario.

Certo, i documenti sono quelli e non ci si può di certo aspettare rigore filologico dai redattori dei mattinali di questura, soprattutto in tempi in cui l'estrema sinistra poteva sembrare più un fenomeno folkloristico che una reale minaccia per l'ordine pubblico e le istituzioni. In questo contesto l'analisi delle carte di polizia non serve tanto a far capire ciò che allora accadde, impresa quasi impossibile visto il livello pasticciato e confuso dei documenti, quanto a ricostruire un clima politico-sociale e una pratica di controllo del dissenso in un'Italia provinciale e arretrata dove il peso della Chiesa si faceva ancora sentire con forza (molto interessante a questo proposito l'insistenza con cui i questurini seguono su sollecitazione di parroci e vescovi le rare manifestazioni anticlericali).