TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 8 gennaio 2010

Guido Seborga, Amo Parigi


Guido Seborga


Guido Seborga (1909-1990) soggiornò a lungo a Parigi. Da studente negli anni Trenta, come giornalista nel dopoguerra. L'esperienza parigina, che lo mise in contatto diretto con il movimento surrealista, fu fondamentale nella sua formazione e segnò fra le altre cose l'inizio del suo amore per la pittura. In questo articolo del 1947 Seborga ci presenta un quadro vivissimo di una Parigi tornata ad essere, dopo gli anni bui della guerra e dell'occupazione nazista, il centro delle avanguardie artistiche e culturali. Da sottolineare la descrizione, non priva di una garbata ironia, della cave esistenzialista.


Guido Seborga

Questa Parigi

Parigi, giugno

Parigi ha una sua inquietudine allegra o disperata che piace, una sua vita intensa e intima, minuta e vasta allo stesso tempo; qui mi sono fatto subito mente locale.
(...)
Di fronte a tanto prodigio, importa se scarseggia pane o carne? Ogni domanda a Parigi è attutita dalla sfolgorante e ricca esistenza che riprende, da nuovi misteri che si aprono o si chiudono, e sempre si resta alle soglie di un nuovo regno o se si ha fortuna si penetra in un'onda della vita moderna; città ricca di contraddizioni, dalle manifestazioni della polizia, a quelle improntate alla massima libertà.
Il Bar Nègre, il Tabou, il Bar Vert, sono i locali ove la popolazione del Boulevard Saint Germain passa le sue ore.
Amo andarmi a sedere, dopo il chiasso della fiera, sotto i vetri della Rhumerie Martiniquaise; mi riposo nel giallino delle pareti e sui divani soffici e rossi; qui è un punto di incontro di razze e popoli, ci trovi di tutto, dal cinese al negro, dal mulatto all'americano, e perdi, se ancora lo possiedi, il limite del confine della tua nascita. ti trovi più libero e nudo di fronte a te stesso... e il tempo passa... Al Bar Nègre posso vedere come i negri ottengono una salutare rivincita sulle persecuzioni americane, e si respira aria di eguaglianza, che va dai mulatti di varie gradazioni sino alla coppia, lei biondissima, lui nero come il carbone con gli occhi scintillanti, e ballano freneticamente al suono di un'orchestra sincopata. Numerose coppie si dimenano, si separano, si rincorrono, si riuniscono, lanciano in alto mani e braccia, urlano, si agitano, sino all'esaurimento.
Il Tabou è una cantina lunare e notturna da troglodita, si vive sottoterra una vita artificiosa e spirituale, bevendo "menta arsenico"; la cantina è soffusa di vapore e di fumo, che quasi non vedi chi ti beve di fronte; se balli puoi facilmente urtare un'altra copia, le note della musica sono attutite ed insinuanti. E' ancora un'ora da bombardamenti...
Giovanni coi capelli lunghissimi in maglietta e donne in calzoni con lo sguardo chiuso in sogno ermetico, esistenzialisti dell'ultima maniera, giubbe logore, calzoni non stirati, occhi stupiti e senza sguardo, tempi da bomba atomica, questo starsene silenziosamente sotto il suolo, e sopra la testa senti l'ombra assurda e pesante di Bikini. (1)
Incontro un giovanotto torinese, che volendo continuare a vivere a Parigi e non avendo quattrini, aveva trovato un posto da imbianchino quando si stava preparando la Fiera. Lo pagavano 50 franchi all'ora (150 lire al cambio attuale); ha fatto qualche economia, ora viene a spendere qui i suoi quattrini, il locale non è caro, a Parigi si può vivere con relativamente poco. Ha gli abiti sciupati dal lavoro, le scarpe ancora bianche di calce, e mi dice che è stato il suo un duro lavoro, lo ha fatto per otto ore al giorno, dice che è come remare otto ore al giorno con un braccio solo. Egli adesso spera di ottenere la carta d'identità di lavoro, miraggio per tutti quelli che vogliono vivere e morire nella capitale internazionale suggestiva, mi dice che scrive poesie.
Mi parla di Sartre, del grande Sartre, che adesso s'è tinto, ed è diventato biondissimo. L'ultima novità è che ha trovato l'amore: i suoi fedeli temono che ciò possa mutare il suo sistema filosofico. Malraux invece è decisamente passato alla reazione, vive con De Gaulle, cerca una nuova avventura, fatto quasi incomprensibile per il forte autore di Espoir e di Tempo del disprezzo, che sia finito in un bicchiere d'acqua. Mentre Parigi continua a vivere liberamente le sue notti infuocate e la Senna scorre nera e l'avvolge in un torbido abbraccio.
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(Da: Sempre Avanti!, 8 giugno 1947)
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1) Il riferimento è agli esperimenti nucleari che gli Stati Uniti stavano facendo nell'atollo polinesiano di Bikini (Nota nostra)