TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 5 gennaio 2010

Noir mediterraneo, ritratto di Petros Markaris




Con Manuel Vazquez Montalban, Jean-Claude Izzo, Andrea Camilleri, Petros Markaris rappresenta uno dei pilastri portanti del noir mediterraneo. In Italia sono apparsi (tutti per Bompiani) cinque romanzi con protagonista il commissario Charìtos - Ultime della notte (2000), Difesa a zona (2001), Si è suicidato il Che (2004), La lunga estate calda del commissario Charitos (2007), La balia (2009) – e la raccolta di racconti I labirinti di Atene (2008). L'articolo che segue, apparso nel 2006 su Le Monde, delinea i tratti salienti dello scrittore e del suo alter-ego, il commissario Kostas Charìtos della polizia di Atene.

Catherine Bédarida

Noir Mediterraneo, ritratto di Petros Markaris



Atene, primavera 2006.

Petros Markaris guarda la sua città. Ne conosce ogni quartiere, ogni colore, ogni scandalo. E da lì che trae la materia dei suoi libri, dei polar su uno sfondo di affari politico-mafiosi, che il suo commissario Charìtos abilmente mette a nudo.
Nei suoi libri attacca i nuovi ricchi che han fatto man bassa delle sovvenzioni dell'Unione Europea (Ultime della notte, 1999), denuncia la speculazione immobiliare e i traffici connessi al boom edilizio in occasione dei Giochi olimpici (Difesa a zona, 2001). « Ciò che predomina oggi, è il crimine economico », afferma, e i suoi romanzi non sono per nulla teneri verso quella parte degli oppositori alla dittatura degli anni '70 che, una volta al potere si sono trasformati in affaristi ossessionati dal denaro.
Nel suo ultimo romanzo, Si è suicidato il Che (Le Seuil, 2006), Petros Markaris continua nei suoi percorsi urbani ma, questa volta, al centro dell'intrigo c'è il fenomeno dell'immigrazione. Il razzismo dei greci verso gli albanesi diventa il bersaglio dello stile ironico dell'autore. « Si accusano gli stranieri di essere tutti dei criminali: ragione di più per inserirli in un romanzo poliziesco», ci spiega.

« La Grecia è stata per molto tempo un paese povero. Visto che da noi non c'erano stranieri, pensiamo di non essere razzisti. Oggi, gli albanesi arrivano con un solo semplice scopo: lavorare e guadagnare un po' di soldi, come facevano i greci in Germania negli anni 1950, continua lui. Al presente, viviamo in un'epoca dominata dal denaro. La sola cosa che conti,è il valore economico di ciascuno. Siccome queste persone sono povere, diventano insopportabili. Prima la povertà era trattata con filantropia, oggi viene affrontata solo con ostilità. »

Nato da padre armeno e da madre greca, buon conoscitore del turco, del tedesco e del francese, Petros Markaris è cresciuto a Istanbul – « a confronto della quale, Atene non è che un villaggio». La sua famiglia da parecchie generazioni viveva sulle rive Bosforo. E vi è rimasta, anche dopo la partenza in massa dei greci, dopo la rivoluzione turca del 1922. Petros nasce nel 1937. A 23 anni, va a studiare in Austria. Nel 1965, i Markaris lasciano Istanbul per Atene.

« Quando torno nella mia città natale per presentare i miei libri, mi si chiede sempre cosa si può fare per migliorare le relazioni fra greci e turchi, racconta, con una luce ironica negli occhi. Io rispondo : i mafiosi, greci e turchi non trovano alcuna difficoltà a lavorare insieme, allora fate come loro, non fate come i politici! »
Secondo lui, il romanzo nero appare nei paesi mediterranei in quanto è un genere letterario che, dopo il XIX secolo, serve a spiegare i misteri urbani. « con la crescita rapida delle città e l’arrivo massiccio degli immigrati, le persone fanno fatica a ritrovarsi. Alla sua maniera, il polar aiuta a comprendere. Siccome non c'è più posto per i ribelli politici, allora intervengo io come scrittore».

Questi polar mediterranei condividono un retroterra legato all'esperienza del fascismo o della dittatura – come quella del franchismo, per lo scrittore catalano Manuel Vazquez Montalban. Essi anche in comune il gusto del cibo e della descrizione dei piatti. Il commissario Charìtos, infelicemente sposato, ma disposto a tutto per i pomodori farciti preparati da sua moglie. « Gli uomini della mia generazione sono cresciuti in case dove la madre era la regina del focolare e dove si apprezzava la sua cucina. L’emancipazione femminile è arrivata tardi nei nostri paesi del Sud. Non è un bene per la cucina, ma è un bene per le donne.»

(Da, Le Monde, 31 juillet 2006)