TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 29 giugno 2019

4. I Liberi Muratori




Ma chi erano i Massoni medievali? Come erano organizzati e come lavoravano? Quali erano i “Doveri” che dovevano rispettare? E soprattutto: cosa era una “loggia”?

Giorgio Amico

I Liberi Muratori

Secondo la ricostruzione fattane dal Pirenne, ogni corporazione era suddivisa in tre categorie di adepti: maestri, apprendisti e lavoranti. I maestri costituivano la categoria principale e dirigevano il lavoro, sovraintendendo nel contempo alla formazione professionale degli apprendisti. I lavoranti, invece, erano dei dipendenti retribuiti che, pur avendo terminato il periodo di apprendistato, non avevano potuto o saputo diventare maestri.27

Assai diversa la struttura delle corporazioni muratorie. La massoneria medievale conosceva soltanto due gradi: apprendista e compagno d'arte.

L'appellativo di Maestro non sottintedeva un vero e proprio grado raggiungibile da ogni compagno, come nella Massoneria moderna, ma definiva un ruolo particolare, quello di Maestro Architetto, ossia del Libero Muratore incaricato di dirigere i lavori del cantiere. In questa accezione il termine di maestro verrebbe ad equivalere a quello attuale di “Maestro Venerabile” che, come si sa, non designa un grado, ma una “dignità”.28

A questo proposito pare ormai storicamente accertato la derivazione monastica dell'appellativo. Negli antichi monasteri dove, come si è visto, l'abate era anche maestro architetto, egli riceveva dai suoi confratelli il titolo di Fratello Venerabile o Venerabile Maestro.29

I rituali iniziatici degli antichi Massoni ci sono in gran parte sconosciuti. Sappiamo tuttavia che l'apprendistato durava sette anni, al termine dei quali il giovane muratore, se si era dimostrato all'altezza dei compiti affidatigli e moralmente e spiritualmente degno, veniva iniziato ai misteri dell'arte.

Durante la cerimonia di iniziazione al nuovo adepto venivano minuziosamente spiegati i simboli attinenti la sua professione (squadra, compasso, livella, filo a piombo, ecc.), quindi gli venivano illustrati i suoi nuovi “Doveri”. Più tardi, durante la narrazione della storia leggendaria dell'Ordine, venivano rivelati al nuovo confratello i segni di riconoscimento e le parole di passo. Questi segni, che non dovevano per nessun motivo essere rivelati ai profani, servivano a farsi riconoscere come membro della corporazione muratoria.

«In un tempo in cui non esistevano diplomi, determinavano la qualifica professionale dell'artigiano. Essi erano tanto più necessari in quanto lo spostamento degli artigiani da un paese all'altro li costringeva a rivolgersi per lavoro e per assistenza ai fratelli di altre città».30

Al termine della cerimonia l'iniziando prestava un solenne giuramento, in cui si impegnava a non far conoscere quanto gli era stato rivelato e veniva festeggiato con un gran banchetto.

In seguito il nuovo Compagno compiva un viaggio d'istruzione, visitando numerose altre logge (ossia altri cantieri), per meglio impratichirsi del mestiere accostandosi a diverse tecniche di costruzione. Terminato anche questo periodo, gli veniva fatto l'obbligo di approfondire le fondamenta teoriche dell'arte, frequentando per circa due anni la “camera dei disegni”, dove erano custodite le chiavi simboliche e tecniche dell'arte reale.

    Prima pagina Poema Regius

Quanto ai “Doveri”, grazie alla fortuita scoperta avvenuta nel 1830 al British Museum del cosiddetto “Manoscritto Regius”, siamo incommensurabilmente più informati. Il manoscritto, consistente in 784 versi scritti in un inglese arcaico, viene fatto risalire attorno al 1400 e contiene brani delle leggende e degli ordinamenti della corporazione muratoria, oltre ad istruzioni per adempiere scrupolosamente ai “Doveri” (Charges) attinenti al rango di massone. Tali doveri riguardavano tutti gli aspetti della vita, non solo quelli della professione, ma anche minute regole di comportamento «circa il modo di stare a tavola, di comportarsi con l'ospite, la moglie dell'ospite, sua figlia».31

Alla nostra sensibilità di moderni un simile accostamento può sembrare bizzarro, in realtà esso cela una profonda saggezza ed una grande conoscenza dell'animo umano. Con queste norme gli antichi muratori volevano, infatti, testimoniare che l'appartenenza alla corporazione non era un fatto professionale, ma una vera e propria scelta di vita, intimamente rivissuta in ogni momento, anche il più banale dell'esistenza. Una specie di sigillo che a prima vista doveva contraddistinguere il Libero Muratore dal profano.

L'iniziato, infatti, in ogni circostanza doveva caratterizzarsi per la misura e la correttezza dei modi, prova della sofferta capacità di esercitare un totale dominio su se stesso.

Quanto al termine “Libero Muratore” (Freemason) non ne esiste ancora una interpretazione univoca. Mentre la parola “massone” è di origine francese, importata in Inghilterra dai normanni,32 numerose sono le versioni riguardo al prefisso”free”. Secondo la tradizione, il massone era detto “libero” (free o franc) perché affrancato dai vincoli feudali. In tempi recenti si è invece affermata l'ipotesi che i liberi muratori fossero muratori particolarmente specializzati che, contrariamente ai manovali (cowans) che muravano le pietre già squadrate, sapevano lavorare la “freestone” (pietralibera), una pietra arenaria di qualità superiore particolarmente adatta ad essere modellata. A confermare questa tesi viene un documento del 1350 in cui in un francese arcaico di fa menzione del «mestre mason de franche pere» (maestro massone della pietra libera).

Vediamo ora come doveva essere organizzato un cantiere. Sopra tutti stava il Maestro architetto che sovrintendeva all'elaborazione dei progetti e alla realizzazione dell'opera. Egli era assistito da un “Parlatore” con il compito di tramettere ai Compagni i suoi ordini. Questo assistente del Maestro curava anche la ripartizione del lavoro fra i singoli muratori e la sorveglianza dei lavori del cantiere.

Ogni singolo scalpellino squadrava la pietra assegnata e la lavorava artisticamente a seconda dell'uso a cui veniva richiesta, infine la firmava col proprio marchio personale (gelosamente custodito con gli altri nel libro dei soci della corporazione).

    Marchi medievali

Sembra che nei cantieri delle cattedrali il numero dei Liberi Muratori non fosse molto elevato. C'è chi dice dai venti ai quaranta coadiuvati da una gran massa di manovali.34 Di certo sappiamo che attorno alle associazioni muratorie si formarono, per la stessa gigantesca complessità dei lavori, delle leghe assai estese comprendenti contadini e mercanti il cui scopo era la fornitura dei materiali da costruzione e delle provviste necessarie al cantiere, pittori, lattonieri, ceramisti, vetrai, ecc.

Accanto agli edifici in costruzione veniva eretta la loggia, sempre orientata come le cattedrali da oriente a occidente. Le autorità ecclesiastiche la proteggevano dal potere civile e dalla polizia sanzionando con la loro autorità il divieto di penetrarvi per coloro che non fossero membri riconosciuti della corporazione.

Nei locali, oltre a compiere i lavori più delicati, i muratori depositavano gli utensili, tenevano le loro riunioni e prendevano i pasti. In fondo alla costruzione vi era la “stanza delle linee” o “camera dei disegni”, riservata al Maestro Architetto, dove venivano conservati i progetti e dove venivano impartite lezioni di perfezionamento ai giovani Compagni.

Anche il termine loggia (che troviamo per la prima volta citato nel 1278) è oscuro. Alcuni lo fanno discendere dal latino, altri addirittura dal sanscrito. Secondo le varie interpretazioni esso designerebbe la Luce, il Cosmo o molto più semplicemente un luogo coperto.

(Da: G. Amico, Dalla Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars Graphica, Savona 1980)

27. cfr. H. Pirenne, Storia economica e sociale del Medioevo, Garzanti, Milano 1967, p. 204.
28. Cfr. M. Moramarco, La Massoneria, ieri, oggi e domani, De Vecchi, Milano 1977, p. 93.
29. Cfr. C. Jacq, La Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1978, p. 95
30. Cfr. C. Francovich,Storia della Massoneria in Italia, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 3.
31. Cfr. J.C. Pichon, L'altra storia, Rosada, Torino 1972, p. 250.
32. Cfr. E. Lennhoff, Il Libero Muratore, Bastogi, Livorno 1976, p. 40.
33. Cfr. M. Moramarco, cit., p. 100.
34. Cfr. C. Jacq, cit., p.85.

Una precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.

4. Continua