TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 1 giugno 2019

Mauro Corona, un Bertoldo del nostro tempo




Giorgio Amico

Mauro Corona, un Bertoldo del nostro tempo

In TV, ce lo ricorda ad ogni incontro, Felice Rossello, tutto è falso, costruito, montato ad arte, nulla è spontaneo e vero. Questo soprattutto nei talkshow dove, come nella antica commedia dell'arte, ogni personaggio porta una maschera e impersona un ruolo sempre uguale, perché il pubblico quello vuole e quello si aspetta di vedere.

Così Sgarbi è un iracondo volgare, Cacciari un intellettuale eternamente seccato dalle domande banali degli intervistatori, Mughini una specie di clown. Tre intellettuali di grande spessore trasformati in maschere, in “personaggi” stereotipati. Lo stesso accade con Mauro Corona che riprende e attualizza la maschera del contadino, rozzo, ma furbo che sa tenere teste alla spocchia del cittadino acculturato.Insomma la vecchia favola della bella (la Berlinguer) e la bestia, rozza ma sensibile (Corona), o, se volete, quella ancora più antica di Bertoldo.

Personaggio ridicolo, circondato di personaggi ridicoli che fanno lavori improbabili (il conducente di asini, l'imitatore del canto degli uccelli), dai nomi improbabili (il Poiana), a rappresentare una montagna diventata parco giochi (il turismo invernale, le piste da sci) per l'uomo della città, che resta incomprensibile ed estranea nella sua essenza all'occhio moderno. Un luogo strano, altro, popolato di strane figure, che diventa fonte di riso per esorcizzare la paura di una alterità che rimane per noi incomprensibile e dunque avvertita come fonte di pericolo.

Vestito da guardia forestale (chissà se è davvero sua la trovata), Corona fa il pagliaccio, fingendo di ribellarsi al tono supponente dell'intervistatrice, anche lei una maschera, quella contemporanea della radical chic, o se vogliamo scomodare Propp, dell'antagonista.

Alla fine, secondo lo schema, non del programmista RAI, ma della della favola, il rozzo e pagliaccesco contadino si rivela saggio e fra lazzi e cachinni spiattella perle di saggezza, a dimostrazione della positività della gente comune, del popolo minuto, divertendo e rassicurando lo spettatore che compiaciuto assiste allo spettacolo dell'incolto e rozzo che sa mettere al posto suo l'intellettuale borioso e supponente. Commedia dell'arte , appunto, che funziona sempre.

E poi...


E poi c'è quello che sullo schermo non si vede, che non vi faranno mai vedere.

Poi c'è Mauro Corona scrittore e i suoi libri, fra i più belli che si possono  leggere sulla montagna. 

Un montagna colta nella sua magia senza tempo, animata da presenze inquietanti, che assiste impassibile alla vita degli uomini, non sfondo di storie, ma origine vera di tutte ciò che accade, di buone e di terribile, a quegli uomini che, come formiche, si ostinano a vivere aggrappati ai suoi fianchi.

Un grande madre, la Grande Madre, che può essere protettiva e accogliente e matrigna, che ha la forza distruttiva del Fato, che gioca con gli uomini, ma anche li nutre e li protegge.

Scordatevi Cognetti, uomo di città andato a vivere in montagna. Ci vuole un montanaro vero, come Corona, come prima di lui Rigoni Stern, per esprimere la forza primordiale e magica della montagna, la sacralità profonda della pietra, la maternità misteriosa delle sorgenti.

Nei suoi libri, duri e violenti, ma che hanno la poesia delle vette, Corona incide sulla carta parole come i suoi antenati incidevano segni e figure sulle rocce dei passi alpini e degli alpeggi, nei luoghi dove il numinoso manifesta agli uomini tutta la sua potenza misteriosa e terribile.

I libri di Corona sono oscuri e luminosi, come oscura e luminosa è la natura del cosmo di cui tutti uomini, animali, piante, rocce siamo parte. Una magia naturale che la città ha reso invisibile, ma che in montagna ancora regge le vite degli uomini.

Non guardate Corona in TV, leggete i suoi libri. E iniziate da L'ombra del bastone, il più misterioso di tutti. Storia, affascinante di colpa e redenzione, dove nessuno è innocente, ma tutti vittime. E la donna, il vero anello forte, è guaritrice e strega, fonte misteriosa e incomprensibile di vita e di morte, proprio come la montagna.