La storia della
Massoneria medievale è ricca di leggende. Oggi ne raccontiamo due,
quella dei Culdei e quella degli architetti Vichinghi. Non è
leggendario invece il ruolo fondamentale svolto nella preservazione
della cultura classica (architettura compresa) dai monaci seguaci
di San Benedetto e San Colombano, così come la derivazione monastica
del termine “Maestro Venerabile” che ancora oggi contraddistingue
chi dirige i lavori di loggia. Buona lettura.
Giorgio Amico
Maestri Comacini e
monaci costruttori
Se per gli storici è
ormai certa la derivazione delle organizzazioni massoniche dalle
associazioni operaie dei muratori sviluppatesi in Europa nell'alto
Medioevo, meno sicura è la genesi di queste associazioni che
tuttavia dovettero essere antichissime.
Fin dall'epoca longobarda
si ha notizia dell'esistenza nell'Italia del nord di una
confraternita muratoria, denominata dei «Maestri Comacini», della
cui perizia architettonica sono rimaste poche vestigia, sparse fra
Lombardia e Piemonte. Di essi sappiamo che già nel 632 d.C., grazie
all'editto di Rotari, ottennero il riconoscimento di particolari
«franchigie»: i membri della fratellanza erano esenti da ogni
obbligo o servitù feudali e godevano, cosa rarissima per i tempi,
della più completa libertà di circolazione.
Le notizie sicure sono,
tuttavia, assai scarse. Non conosciamo con certezza neppure il
significato preciso del loro nome. Mentre tradizionalmente il termine
«comacinus» viene fatto derivare dalla città di Como, ad indicare
il luogo d'origine della fratellanza, recentemente da più parti 12 è
stata proposta una diversa etimologia. Secondo questa tesi il termine
«macinus» deriverebbe dalla radice europea «mag» o «mak» (fare,
foggiare), la stessa che sta all'origine di «massone» ed il
prefisso «co» indicherebbe invece l'organismo muratorio. Per cui
«comacinus» non starebbe ad indicare il luogo d'origine dei Maestri
(nel cui caso sarebbe stato più corretto «comensis» o «comanus»),
ma l'appartenenza ad una compagnia di muratori.
Altrettanto misteriosa
resta la fine di questa scuola artistica, di cui non si trova più
traccia dopo il IX secolo; probabilmente essa assunse caratteristiche
stilistiche nuove confluendo nel grande alveo, allora in piena
espansione, dell'arte carolingia.
Ancora più sfocata
appare la vicende dei «Culdei», un ordine di monaci-muratori
irlandesi fortemente intrisi di cultura druidica.
Mentre del monachesimo
irlandese antecedente al Mille gli storici hanno saputo ricostruire
un'immagine pressochè completa – si conosce, ad esempio, come,
partiti dall'Irlanda, San Colombano e i suoi monaci fondassero
monasteri in Belgio, in Borgogna, nelle Argonne, in Piccardia, come
entrassero in contrasto con Roma ed infine venissero assorbiti nel
grande movimento benedettino 13 – sul particolare fenomeno
rappresentato dai Culdei i dati accertati scarseggiano. A questo
proposito ci serviamo delle notizie riportate dal Moreau nel suo «La
tradition celtique dans l'art roman» (Bordeaux 1963), pur
premettendo che la ricostruzione dello studioso francese non ci pare
in qualche passaggio del tutto convincente:
“Verso il 926 –
scrive il Moreau – i costruttori Kuldées ottennero una carta di
franchigia e formarono una società segreta contraria al papa, ma che
restava tuttavia cristiana. Essi non battezzavano nello stesso modo
degli ordini religiosi sottomessi a Roma. Esisteva, anche in
Inghilterra, prima del X secolo, un'altra forma d'arco diversa dal
tuttotondo. Ne rimane ancora qualche vestigia in Scozia. Dopo la
conquista normanna, Guglielmo il Conquistatore, cattolico romano, è
meno liberale dei suoi predecessori e impone la dottrina
architettonica dei costruttori romani. Molti Kuldées emigrarono sul
continente, ove costituiscono società segrete per diffondere le loro
idee. Si uniscono così a San Bernardo. Si sa che egli non era
affatto infeudato a Roma e conservava un'assoluta indipendenza in
architettura.
Certe abbazie da lui
edificate, in particolare quella di Loc-Dieu nel Rouergue, sono
rappresentate da una T in luogo di una croce latina. Sulla base
orizzontale della T si trovano cinque absidiole. Sarebbe questo,
pare, il modello che avrebbe voluto far adottare san Bernardo che
sembra essere stato uno degli ultimi Kuldées a voler difendere la
tradizione celto-cristiana». 14
La vicenda dei culdei,
sebbene infarcita di elementi leggendari, permette tuttavia di
operare un collegamento fra le prime confraternite muratorie e il
grande movimento monastico antecedente al Mille. Prima, però,
accenniamo di passaggio all'opera di un altro studioso d'oltralpe,
Maurice Guignard, per il quale le logge massoniche dei costruttori
di cattedrali discenderebbero direttamente dagli equipaggi delle navi
vichinghe. Egli spiegherebbe così anche l'origine del grembiule
massonico, derivato dalla fascia di tela a forma triangolare
indossate dagli equipaggi dei vascelli nordici.15 È un'ipotesi a
prima vista assai fantasiosa, ma che può vantare precisi riscontri
storici, quali l'esistenza di una dozzina di vescovi-architetti
normanni con nomi contenenti la radice «geirr» (triangolo di tela
in antico norvegese). Eccone alcuni tra i più significativi: Gervold
(755-788) = Geirr Waldr (Maestro del Triangolo); Sigered (1017-1022)
= Sar-Geirr-Aett (confraternita del triangolo) ecc. 16
Conferme vengono anche
dall'iconografia nordica: in un'incisione su pietra, rinvenuta nello
Jutland, appare uno scalpellino intento al lavoro, cinto da un
grembiule triangolare e impugnante un martello a punta, entrambi da
sempre classici emblemi massonici. 17
Nel Nord della Francia
restano chiese, erette in puro stile normanno, con il tetto costruito
a forma di chiglia rovesciata secondo l'uso vichingo di riprodurre
nelle costruzioni la forma dello scafo dei loro agili drakkar.
D'altronde un canto dei tagliapietre francesi dell'alto Medioevo non
dice forse a proposito delle cattedrali:
«Nella nave di pietra
dalla chiglia rovesciata
dalla vela scaricata
i cui alberi sono di
sasso
beviamo il vino
dei tagliatori di pietra
del Santo Dovere
Straniero».18
Ma riprendiamo il filo
storico interrotto. Nel 529 San Benedetto fonda il grande monastero
di Montecassino, destinato a diventare uno dei centri spirituali
dell'intera Europa. Nel 590 San Colombano
erige assieme ai suoi monaci il monastero di Luxeuil. Nel 909 nasce il
grande centro di Cluny.
Il movimento monastico
rivoluziona la cultura europea, valorizzando il lavoro manuale
considerato fino ad allora degradante da un'aristocrazia terriera
intrisa del concetto dell'otium romano e resa altera dalle
consuetudini militari germaniche.19
I monaci sviluppano la
scienza delle costruzioni e proteggono le prime confraternite degli
scalpellini. Nei conventi l'abate è il capo costruttore, mentre un
religioso esperto nell'arte edilizia è il capo cantiere, o «caput
magister», che disegna la pianta dell'edificio e dirige il lavoro
ripartendolo fra i monaci e gli scalpellini laici.20
Per questi motivi l'abate
dei grandi monasteri benedettini e cistercensi è stato definito «il
primo Maestro d'Opera del Medioevo, il modello del Venerabile della
Libera Muratoria», in quanto considera l'utensile come una forza
sacra e fa del lavoro una preghiera».21
(Da: G. Amico, Dalla
Massoneria di mestiere alla Gran Loggia d'Inghilterra, CSI, Ars
Graphica, Savona 1980)
12. Ad esempio il Jones
(Freemasons' Guide and Compendium, London 1973) ripreso in Italia dal
Moramarco.
13 Vedere a questo
proposito G. Pepe, Il Medio Evo barbarico in Europa, Mondadori,
Milano 1949, p. 34 e sgg.
14 Marcel Moreau, La
tradition celtique dans l'art roman, Atlantis, Bordeaux 1963, p. 168.
15 Maurice Guignard, Les
architectes odinistes des cathedrales, 1971.
16 J.M. Angebert, Il
libro della Tradizione, Mediterranee, Roma 1977, p. 362
17 Riprodotto in Gwyn
Jones, I Vichinghi, Newton Compton, Roma 1977, p. 362
18 J.M. Angebert, cit.,
p. 330n.
19 Vedere a questo
proposito Jacques Le Goff, Il Cristianesimo medievale in Occidente,
in “Storia delle religioni”, vol. X, Laterza, bari 1977, p. 43 e
sgg.
20 Eugen Lennhoff, Il
Libero Muratore, Bastogi, Livorno 1976, p. 35.
21 Christian Jacq, La
Massoneria. Storia e iniziazione, Mursia, Milano 1978, p. 79
2. Continua
Una
precisazione è doverosa: in questi quasi 40 anni la ricerca storica
sulle origini della Massoneria ha fatto passi da gigante, il testo è
quindi da considerarsi datato, come peraltro dimostrano i testi
citati, i più recenti dei quali sono degli anni '70.