TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 24 giugno 2019

Wifredo Lam. Barcellona, Surrealismo, Rivoluzione



Abbiamo dato conto recentemente di una interessante iniziativa a Madrid sul rapporto fra surrealismo e rivoluzione spagnola. Ci torniamo proponendo alcune pagine della nostra biografia sul surrealista cubano Wifredo Lam che in Spagna visse e combatté accanto a Juan Brea e Mary Low. 


Giorgio Amico

Wifredo Lam. Barcellona, Surrealismo, Rivoluzione


A Barcellona Lam entra in contatto con la più avanzata avanguardia artistica spagnola, ma anche con le dissidenze rivoluzionarie che cercano di trasformare la guerra antifascista in rivoluzione sociale. Realtà multiformi, quelle delle avanguardie artistiche e politiche, che senza essere immediatamente sovrapponibili, hanno comunque numerosi punti di contatto. In questo variegato contesto egli stringe rapporti calorosi con anarchici e poumisti, ma soprattutto con militanti trotskisti come lo scrittore surrealista francese Benjamin Peret, la poetessa australiana Mary Low e il suo compagno, lo scrittore cubano Juan Breá.

Tramite l'Istituto di Cultura Marxista, una delle più vive realtà culturali di Barcellona e di fatto emanazione del POUM, questo piccolo gruppo di intellettuali rivoluzionari, di cui fa parte anche l'italiana Virginia Gervasini, sviluppa da tempo un'intensa attività culturale dibattendo dei rapporti tra arte e lotta di classe, surrealismo e capitalismo, sessualità e proprietà privata. Temi tali da suscitare l'interesse e la partecipazione non solo degli intellettuali rivoluzionari, ma anche di buona parte degli artisti d'avanguardia.


E' difficile affermare con precisione quale sia la posizione politica di Lam in quel momento: anche se non milita in nessuno dei piccoli gruppi politici che in vario modo fanno riferimento a Trotsky né nel POUM, di sicuro non condivide lo stalinismo feroce del PCE che non tollera alcuna forma di dissidenza e violentemente si accanisce contro trotskisti, poumisti e anarchici. Agustín Guillamón nella sua fondamentale opera sul trotskimo spagnolo lo inserisce fra gli intellettuali bolscevico-leninisti assieme a Juan Breá che trotskista lo era veramente tanto da subire ripetuti tentativi di assassinio da parte degli stalinisti. Di certo si può dire che proprio nel momento in cui i trotskisti iniziano ad essere perseguitati, accusati di essere la "quinta colonna" del fascismo, incarcerati e assassinati, Lam non nasconde la simpatia che prova nei loro confronti, non rinnega l'amicizia fraterna che lo lega a loro. Semplicemente resta al loro fianco fino alla fine.

E la fine per Lam giunge nella primavera del 1938, quando le forze fasciste stanno progressivamente prendendo il controllo del paese e in campo repubblicano gli stalinisti si dedicano principalmente a dare la caccia ai pochi trotskisti e poumisti rimasti ancora in libertà. E' un momento terribile per chi ancora crede nella rivoluzione.

"A Barcellona - denuncerà nel suo grande libro sulla rivoluzione in Catalogna George Orwell, già combattente nelle formazioni del POUM - c'era nell'aria una particolare sensazione di maleficio: un'atmosfera di sospetto, di paura, d'incertezza e d'odio dissimulato.I combattimenti del maggio s'erano lasciati dietro conseguenze incancellabili."

Munito di una lettera di presentazione per Picasso fornitagli dall'amico scultore Manuel (Manolo) Hugué, Lam decide di abbandonare la Spagna e di trasferirsi a Parigi. Orwell se ne era già andato e prima di lui erano partiti Mary Low e Juan Breá.


"E' tutto frammisto, confuso con scene, odori, rumori che non è possibile rendere con la penna: l'odore delle trincee, le aurore di montagna sfumanti via a distanze incommensurabili, il secco crepitar dei proiettili, il rombo e il lampo delle bombe; la luce limpida e fredda delle mattine di Barcellona…quando ancora la gente credeva nella rivoluzione; e le file davanti alle botteghe, e le bandiere rosse e nere e i volti dei miliziani spagnoli, soprattutto i volti dei miliziani, uomini che ho conosciuto al fronte e sono ora dispersi Dio sa dove, chi ucciso in combattimento, chi mutilato, chi in carcere… Questa guerra, nella quale ho contato così poco, mi ha lasciato ricordi in gran parte dolorosi, e tuttavia non vorrei non avervi partecipato."

Così George Orwell aveva dato per sempre il suo addio alla terra di Spagna dove aveva combattuto nelle milizie rivoluzionarie del POUM. Sentimenti simili tormentavano il cuore di Lam, mentre in un giorno piovoso passava il confine con la Francia. Il desiderio di raggiungere Parigi, vero cuore pulsante dell'avanguardia artistica mondiale, il sogno che stava per realizzarsi di incontrare Picasso non gli rendevano meno triste la partenza. A trentacinque anni, al termine di un lungo apprendistato artistico ed umano, Wifredo Lam abbandonava tristemente quella terra dove era arrivato poco più che adolescente, che aveva sentito sua, dove aveva vissuto, combattuto, amato:

"Lasciare la Spagna democratica che stava per cadere nelle mani dei fascisti fu per me un grande dolore che mi accompagnò sempre e ancora mi ferisce. In quell'amata terra di Spagna rimasero il corpo di Eva e del mio primo figlio. Mi lasciai dietro anche molti compagni di lotta che amavo come fratelli. Quella tragedia fece come scendere un sipario a chiudere una fase felice della mia vita, un sipario che si sarebbe sollevato di nuovo solo con la vittoria della rivoluzione cubana".

(Da: G.Amico,Wifredo Lam, Massari editore, 2006, p. 52-54.)

(Il libro, unica biografia italiana del maggior artista cubano del 900, è ancora ordinabile in libreria o direttamente presso l'Editore).