TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 7 gennaio 2018

Arrivano i Re Magi, i primi Rosa Croce

    Ravenna San Vitale

Come il compasso e la squadra l'allegoria dei Magi ricompone ciò che è disperso alla ricerca dell'armonia primigenia. I Re Magi rappresentano la Rosa sapienziale all'incontro con la Croce simbolo dell'eternità del principio vitale. Tra massoni e Rosa Croce una interpretazione affascinante e attualissima della leggenda che ci ricorda come l'attenzione all'uomo (la pietas) sia il punto di partenza di ogni percorso di ricerca e perfezionamento. "Si dice Maestro, ma non sa ascoltare: la sua parola non ha fondamento", dice un detto orientale. Un invito a mettersi in ascolto, a cogliere la voce di chi non ha voce, ci piace leggere così il bel testo di Salinari che proponiamo oggi.

Raffaele K. Salinari

Arrivano i Re Magi

Nel Vangelo di Matteo, e solo in quello, si narra la storia dei Re Magi. Scritto ad Antiochia, questo testo apologetico subisce evidentemente le influenze della grande comunità zoroastriana presente in città. I Maghi sacerdoti erano tra le figure centrali di questa antica religione, incardinata nel moto degli astri, ed ordinata dagli eventi che si svolgevano «nei cieli, cosi come in terra».

Partono dunque i Re Magi, sacerdoti e sapienti, si incamminano da Oriente verso l’annuncio di un prodigio seguendo un segno astrale. Li muove la fede, cioè la forza in un disegno superiore, che tutto connette; non sanno cosa o chi troveranno ma sanno che solo andando, mettendosi in cammino, troveranno.

I loro doni hanno un valore simbolico archetipico: da una parte troviamo l’oro, che simboleggia la regalità, cioè l’eternità della Vita, della Zoé, nella sua continua ricreazione, nella sua insopprimibile ciclicità. Alla polarità opposta ecco invece la mirra: simbolo della morte, essenza con la quale si conservavano i corpi, di sapore amaro come il transito verso l’oltre tomba. Ed infine, nel mezzo, l’incenso, che bilancia gli altre due elementi; simbolo della purificazione, ovvero del percorso di una vita che vuole arrivare alla morte in modo consapevole, chiudendo un ciclo affinché se ne possa aprire un altro.

Il Bambino, cui rendono omaggio, non «adorato» come erroneamente viene tradotta l’originale parola greca questo significa, è il destinatario altrettanto simbolico a cui i doni sono destinati: per questo a sua volta morirà e risorgerà in ogni cosa, in ogni altra vita, come ciascun essere consapevole della propria esistenza, del proprio esserci.

I Re magi rappresentano dunque la rosa, la rosa tea, la sapienza orientale, e la portano verso la croce, simbolo sia della realtà contingente, manifestata, le sue braccia orizzontali, sia di quella trascendentale, che riflette l’infinità spirituale del Principio creatore attraverso quello verticale. E sarà cosi, molto secoli dopo, che la Confraternita dei Rosa Croce richiamerà per così dire i Magi al loro ruolo di testimoni nelle nozze necessarie tra scienza e fede.

E dunque, come dice Gesù nel Vangelo apocrifo di Tommaso, i Magi si mettono in cammino: «mettevi in cammino, andate oltre, inoltratevi», perché solo nel viaggio, nel pellegrinaggio verso se stessi, agito nelle vie del mondo, ci sarà la salvezza. Ed allora oggi chi porta i doni al Bambino luce del Mondo? Chi è questo bambino? E chi sono i Magi in cammino seguendo il prodigio della stella che illumina la strada?

Ieri, nella situazione storica della Palestina dominata dai Romani e dall’odio di Erode che fa strage di innocenti perché cosi crede di fermare la Vita che continuamente rinasce, così come oggi nel mondo delle nuove schiavitù e dei corpi migranti, il Bambino è ogni bambino ed i Magi chiunque sia in cammino per rendere omaggio alla Vita trovando per se stesso una nuova vita, per poter «far girare i propri talenti».

Dalle ascendenza iraniche alle scuole misteriche di Oriente ed Occidente, il viaggio del Magi si rispecchia così ancora una volta nella forza dell’esistenza, nella nuda vita di ogni persona che non si ferma dinanzi a nulla perché mosso dalla fede nella Vita e ed in se stesso come parte di essa. In ogni migrante rifulge ciò cui resero omaggio i Magi: la vita che vuole esistere, exsistere, cioè uscire, levarsi (dalla terra) e quindi apparire, essere nel Mondo, essere la luce del Mondo.

L’oro della regalità brilla allora in ogni bambino da qualunque parte arrivi o nasca, la mirra servirà a ricordare il nome dei morti, e l’incenso a purificare i miasmi del razzismo e dei settarismi di chi professa a volta fedi trascendenti ma vuote di ogni contenuto immanente.

Ogni giorno dunque i Magi arrivano, perché ogni giorno qualcuno si mette in cammino seguendo la stella del proprio destino, ogni momento rinasce il Salvatore in ogni creatura che ha bisogno di aiuto poiché chi lo accudisce trova la strada per essere pienamente se stesso.

Tutto questo, l’allegoria dei Magi e dei loro doni al Salvatore, ricompone così, come il compasso e la squadra della simbologia latomistica, ciò che è sparso, spesso artatamente, tra chi crede in un Dio trascendente e chi invece nella saggezza della Madre Materia. Poiché, a ben vedere, se si percepisce l’intento che sottende al Tutto, chi è alla ricerca di un «altro mondo possibile», che sia questo o quello che verrà, deve comunque mettersi in cammino ed onorare i Magi ed Il Bambino in ogni luogo ed in ogni momento.


Il Manifesto/Alias – 6 gennaio 2017