La
favolistica ligure ha la sua culla nell'estremo Ponente, a Mentone
terra di limoni e di fiabe.
Giorgio Amico
Parla mentonasco la
fiaba di Liguria
Nell'introduzione alla
sua grande raccolta di fiabe italiane Italo Calvino riconosce a
malincuore di aver trovato “pochissimo
della Liguria”.
“Per me -scrive - era come per chi, girando il mondo, passi
davanti a casa sua e trovi l'uscio chiuso”.
Il
“pochissimo” in questione consisteva soprattutto in un libriccino
apparso nel 1892 a Parigi con il titolo di Contes ligures.Traditions
de la Riviere recueillis entre Menton et Gênes.,
ad opera di un certo Andrews: “Un folklorista inglese che abitava a
Mentone”, lo definisce sbrigativamente Calvino.
In
realtà non si trattava di uno membro della nutrita colonia inglese
della Costa Azzurra, ma di un americano, James Bruyn Andrews, nato a
New York nel 1843, discendente diretto di una di quelle famiglie
olandesi che nel Seicento fondarono sull'isola di Manhattan la
colonia di Nuova Amsterdam destinata a un grande destino sotto il
dominio inglese con il nome di Nuova York.
Come tutti i giovani
dell'alta borghesia newyorchese, Andrews studia nella prestigiosa
università di Yale, laureandosi uin legge con il massimo dei voti.
Dopo qualche anno di pratica legale, il rigore del clima e una salute
compromessa lo obbligarono ad abbandonare la professione forense e a lasciare gli Stati Uniti in cerca di un ambiente più adatto alle
sue condizioni.
Dopo un primo soggiorno
in Messico, Andrews visse in Spagna, a Valencia, dove svolse per
qualche anno le funzioni di console degli Stati Uniti, per poi nel
1871 stabilirsi definitivamente a Mentone in una grande villa
affacciata sul mare.
La prima edizione delle fiabe liguri di Andrews
Affascinato dalla cultura
locale, ancora tipicamente ligure visto che la cittadina era francese
da pochi anni, Andrews si dedicò con estremo impegno a una
sistematica opera di ricerca sul dialetto mentonasco e sulle
tradizioni popolari del territorio. Il risultato saranno alcuni libri
fra cui un dizionario francese-mentonasco e la raccolta di favole a
cui poi attingerà Calvino.
Nell'introduzione
l'autore spiega così i criteri usati nella raccolta e nella
trascrizione in francese dei testi:
“I racconti sono stati
raccolti dalla bocca di persone del posto. Ho preso tutte le
precauzioni in modo da avere solo storie originali. Avrei voluto
pubblicarli con il testo originale a fronte, ma sarebbe stato troppo
lungo, faticoso e soprattutto di un interesse troppo specialistico.
Ho dunque cercato nel tradurre di mantenere la massima fedeltà al
testo originale anche se ciò causerà qualche imperfezione
stilistica. Non ho aggiunto, né tagliato nulla per paura di alterare
il significato delle storie e di far perdere il taglio popolare che
ne garantisce l'originalità. Da questo punto di vista sono stato più
scrupoloso di quel narratore che non ha esitato a introdurre in due
racconti una fata, sebbene nella superstizione locale non ci sia
alcuna traccia di tali figure”.
La raccolta, che ebbe un
grande e duraturo successo tanto da essere periodicamente ristampata
fino ai giorni nostri, contiene 64 favole in larga parte relative
all''estremo ponente ligure. Ben 44 provengono da Mentone,
Roccabruna e Sospello, 6 dal tratto di Riviera compreso tra
Ventimiglia e il paesino di Arzeno d'Oneglia e solo 14 dal
Genovesato.
Arzeno d'Oneglia
Comune denominatore di
molte delle favole raccolte è il mare, a cui si aggiunge una
campagna desolata e povera con famiglie troppo numerose tormentate
dal problema di nutrire e far crescere i figli. Italo Calvino parlerà
di un estremo realismo espressione “d'una condizione
d'estrema miseria, di fame, di mancanza di lavoro” su cui si
innestano storie “d'un gusto fantastico goticizzante e grottesco”.
Andrews
morirà nel 1909, in Germania, ad Aquisgrana dove si era recato a
“passare le acque” come si diceva allora. Di lui non ci restano
fotografie, né dati più precisi, neppure esiste più soppiantata
ormai da una selva di palazzi la grande villa che abitò a Mentone.
Nonostante ciò resta fondamentale il suo ruolo nella riscoperta e
nello studio della tradizione popolare ligure. Lo aveva ben capito
Calvino che nella stesura della sua raccolta di 200 favole italiane si
baserà per il breve capitolo dedicato alla Liguria (7 storie in tutto) esclusivamente sull'opera dello studioso
americano, riconoscendolo così a pieno titolo come il vero padre
della fiaba ligure.