Tutti conoscono
Nostradamus come autore di celebri profezie, quasi nessuno sa che per quasi
un anno esercitò la professione di medico a Savona.
Giorgio Amico
Nostradamus, medico a
Savona
Sei quartine di
Nostradamus parlano di Savona, una cita esplicitamente Albisola e
Carcare. Anche ad una superficiale lettura viene da pensare ad una
sua conoscenza diretta, di prima mano, del territorio. Ed infatti
Nostradamus soggiornò a lungo a Savona, fra il 1548 e il 1549. E'
lui stesso a raccontarlo in uno dei pochissimi cenni autobiografici
della sua ampia produzione letteraria.
Nell'introduzione al suo
Trattato di cosmetici e confetture del 1552 egli racconta come alla
fine del 1548 venisse a Savona per studiare alchimia vegetale
presso Antonio Vigerchio (Viglierchio) “speziale e uomo dabbene”,
tanto capace nella sua professione da meritare dall'università
“palma o alloro”, insomma una laurea honoris causa. Forse un
accenno polemico al rifiuto del mondo accademico di riconoscere ai
farmacisti uno status pari a quello dei medici. Una chiusura che al
giovane Nostradamus era costata nel 1529 l'espulsione dalla facoltà
di medicina dell'Università di Montpellier per aver operato negli
anni precedenti proprio come speziale.
Una presenza confermata
dal primo storico savonese Giovanni Vincenzo Verzellino che nel suo
“Delle memorie particolari e specialmente degli uomini illustri
della città di Savona”, pubblicato nel 1885, ma scritto nei primi
decenni del Seicento e dunque a ridosso dei fatti narrati, annota
come «In questo tempo medicava in Savona M. Michele Nostradamo
medico francese eccellente nell’astrologia il quale molte cose
predisse».
D'altronde di un Antonio
Viglierchio, speziale, parlano anche le “Cronache savonesi” di
Giovanni Agostino Abate che lo cita nell'elenco degli “artigiani
che esplicano la loro arte senza aver bisogno dell'usuraio” (e
dunque in buone condizioni economiche) per l'anno 1565.
Buone condizioni
economiche attestate anche da uno studio di qualche anno fa di
Giuseppe Milazzo da cui si evince come proprio in quegli anni (1545)
Antonio Viglierchio possedesse a Savona, in enfiteusi, la Cappella di
San Saturnino e le due ville adiacenti, su quella che, fin dal Medio
Evo, era conosciuta col nome di collina dei Folconi e che oggi è
conosciuta come via Privata degli Angeli. Un edificio antichissimo,
ancora oggi esistente anche se reso quasi invisibile dalla selva di
palazzoni che gli sono stati costruiti attorno negli ultimi decenni.
La Cappella di S. Saturnino
La Savona che Nostradamus
trova giungendo dalla Provenza è una città devastata
dall'occupazione genovese, che da poco ha visto interrare il porto e
distruggere la città vecchia e la cattedrale che aveva tanto colpito
per la sua bellezza Francesco Petrarca in viaggio verso la corte
papale di Avignone. Un contemporaneo, Ottobuono Giordano, notaio di
origini savonesi rientrato in città dopo aver passato gran parte
della sua vita altrove, ci ha lasciato un drammatico resoconto della
vera e propria sensazione di straniamento causata dalla distruzione
del Priamar. Tornato a Savona in tarda età (70 anni), egli
arrivando dal mare non riconosce più i luoghi della sua giovinezza
tanto da pensare che il padrone della barca l'abbia portato per
errore in un altra località, ma
“alla fine accostandomi
a terra paria e non paria quella... vidi il bello arsenale tutto
ruinato, vidi il vago molo tutto guasto, et afracasso ito, vidi il
porto essere soleva tutto pieno et sopra v'erano case fabbricate, del
che restai così stupito che pareva un marmore, et ancora dubitava,
che questo non fosse il luoco per il quale m'era partito dal mio
paese, ma sequendo oltre vidi la bella muraglia et eminente torre
tutte in ruina et abbandono che mi fu un coltello al cuore, talche
appena poteva favellare”.
E' in questo quadro di
rovine che Nostradamus svolge la sua attività di studioso e di
medico e con risultati tali da attirare clienti anche da lontano.
Egli ricorda come sulla base dei consigli del Viglierchio avesse
confezionato un unguento miracoloso per curare l'arrossamento delle
pelle che in una sola notte aveva guarito la moglie di un certo
Messer Bernardo Grasso e la fidanzata di Messer Giovanni Ferlino, di
Carmagnola.
Un successo crescente
tanto che nel 1549, appena prima di ripartire per Salon, Nostradamus
riceve dal Marchese di Finale l'incarico di curare la sorella
Benedetta, non sappiamo colpita da quale afflizione, che egli
guarisce con un rimedio a base di pinoli tostati.
Una ricetta inserita nel
Trattato sui cosmetici e le confetture che egli compila non appena
tornato a Salon e che esplicitamente presenta come il frutto più
alto dell'intero suo percorso di ricerca e di studio. Un'arte
medico-farmacologica che il grande luminare era venuto ad apprendere
a Savona.