Un intervento
interessante in merito ad una iniziativa che speriamo partecipata e
propositiva. Anche se (dobbiamo dirlo) non crediamo più da molto
tempo che esistano figure salvifiche in grado, se non di cambiare il
mondo, almeno di migliorare la qualità dell'esistente, o anche solo
di incarnare una umanità più compiuta. E' stata la
grande illusione della nostra generazione e forse una delle cause di
una sconfitta di cui solo ora iniziamo a vedere le spaventose
dimensioni. Perchè (ce lo hanno insegnato Machiavelli e Hobbes) la
politica è opera di uomini (e donne) pieni di contraddizioni e
ambiguità, come realmente sono e non come ci piacerebbe fossero.
Betti Briano
Primum vivere a Vado Ligure
Primum vivere, senza il “deinde philosophari”
della celebre massima latina, è un’espressione che è stata
rimessa in circolo dal femminismo della differenza, andando oltre
l’antica saggezza del ‘prima vivere poi pensare’, per
significare che la vita va posta né prima né dopo, ma al centro del
pensiero e dell’azione politica. Compare come titolo, “Primum
Vivere. Anche in tempo di crisi”, del primo capitolo del Sottosopra
Rosso, uscito ad ottobre 2009, importantissimo documento che ha dato
l’avvio ad un’ampia riflessione su un nuovo immaginario del
lavoro a partire dall’esperienza delle donne, cui ha contribuito
anche Eredibibliotecadonne con gli interventi che compaiono nella
stanza Lavoro.
Il principio è stato richiamato in un intervento
del 2011 comparso, a mia firma, sul blog Vento largo scritto sempre
in riferimento al lavoro, sull’onda delle vicende drammatiche
seguite in quell’anno all’avvio del processo di ristrutturazione
della Fiat. In presenza di un conflitto molto ‘fallico’, con
posizioni contrapposte e inconciliabili e profonde divisioni tra i
lavoratori e le lavoratrici, che non consentivano di scorgere segno
di intelligenza mediatrice e capacità di orientamento in positivo
del conflitto, sostenevo che forse un maggiore e differente
protagonismo delle donne coinvolte, che prendessero la parola a
partire da sé, avrebbe potuto consentire di mettere al centro le
ragioni della vita che vengono prima di quelle dell’economia e
quegli obblighi verso gli esseri umani in carne ed ossa che la
mistica del mercato non può mettere in ombra.
A Vado, insieme al venir meno di un’ulteriore struttura produttiva, importante come la centrale a carbone, questa volta a causa dell’inquinamento ambientale, è entrata ‘plasticamente’ in crisi l’idea tradizionale di lavoro, come bene in sé da tutelare sempre e comunque, senza che, però, si intravveda alcuna prospettiva alternativa, concreta e possibile di conciliazione di salute, ambiente e occupazione.
Primum vivere mi pare possa costituire oggi a Vado
l’idea, la proposta, il faro in grado di illuminare la strada sia
di chi per ruolo deve dare risposte sia di tutti coloro che sentono
responsabilità e competenza ad individuare nuove strategie che
possano orientare positivamente il conflitto in corso. La competenza
femminile del vivere è il nuovo attore che deve entrare in scena.
Le donne più che gli uomini hanno percezione di ciò
che primariamente corrisponde alla realtà esistenziale propria e dei
figli, di ciò che è essenziale per la vita della famiglia, come
della propria comunità. Perché, quindi, non riconoscere ad esse il
di più di saggezza nel mettere in relazione bisogni e risorse e di
autorità nell’individuare le priorità su cui riorganizzare la
convivenza e il rapporto con l’ambiente?
L’ esperienza delle donne che si trovano ad
attuare quotidianamente pratiche di convivenza e inventare strategie
di sopravvivenza nella crisi in atto, forse, molto più dei discorsi
precostituiti(non di rado pronunciati da voci femminili) che hanno
occupato sinora il dibattito pubblico, può indicare in che cosa
principalmente consiste il Primum vivere a Vado e dintorni.