Echi bizantini
nell'Alta Langa. Santa Maria dell'Acqua Dolce
Giorgio Amico
Santa Maria dell'Acqua
Dolce
Ci sono luoghi che al
visitatore che ci arriva per la prima volta danno immediatamente un
senso di pace e di appagamento simile al sentimento che si prova
incontrando una persona cara che non si vedeva da tanto tempo.
Sono luoghi dell'animo capaci di risvegliare ricordi e suscitare echi
profondi.
E' l'impressione che al
primo sguardo ci ha fatto Santa Maria dell'Acqua Dolce di Monesiglio,
splendida chiesa romanica persa fra campi e boschi, dal x secolo
luogo di accoglienza e ristoro di pellegrini e viandanti. Un romanico purissimo ed
elegante, ancora ben visibile nella zona absidale.
Un luogo caro agli
abitanti che lo custodiscono gelosamente e, splendida
sorpresa, lo offrono alla visita di chi, come noi, ci arriva quasi
per caso e pensa di trovarlo, come ormai quasi dappertutto accade,
chiuso.
E davvero questa
attenzione al viandante, retaggio della tradizionale e antica
ospitalità della gente di Langa, è una felice sorpresa. Perché questa chiesetta incastonata nel verde conserva un vero tesoro.
Appena entrati, sulla
navata destra ci accoglie un affresco del XV secolo di autore ignoto,
ma di buona fattura. Una Madonna dolcissima contornata da San
Giovanni Battista e Sant'Antonio Abate.
Ma è nell'abside il vero
tesoro. Un ciclo di affreschi, fra i più antichi dell'intero
Piemonte, coprono il catino absidale e ricordano per la fattura che
lungo queste colline correva il limes bizantino che in Mombasiglio
trovava un fondamentale asse strategico.
Evidente è l'influsso
bizantino nei volti e nel simbolismo.
Straordinaria la figura
del Cristo in trono rappresentato nell'atto di offrire le chiavi del potere a Pietro e il libro del sapere a Giovanni. E'
la Traditio legis, una rappresentazione dai profondi significati
simbolici, tipicamente bizantina e che dunque testimonia
dell'antichità del luogo, già citato in un documento del 998 come
pieve, chiesa battesimale dell'intero territorio.