Il 5 settembre è morto Guillaume Cornelis Beverloo, pittore olandese meglio conosciuto come Corneille, uno dei fondatori nel 1948 del movimento d’avanguardia Cobra. Collezionista di arte africana, Corneille aveva attraversato dapprima una fase di lirismo astratto, per poi approdare a una forma di rappresentazione del paesaggio “visto attraverso gli occhi di un uccello in volo”. Vento largo lo ricorda con questo elzeviro di Marco Vallora apparso su La Stampa.
Marco Vallora
Corneille, l'anima di Cobra
Non poteva scegliersi pseudonimo piu' antitetico e provocatorio di CORNEILLE, il pittore olandese del gruppo Cobra, che e' morto alle soglie dei novant'anni, a Parigi, domenica. E' vero che nel suo nome e cognome cosi' fiammingo di Corneil Guillaume (come i reali d'Orange) van Beverloo, la radice tentatrice c'era gia', ma trapiantato a Parigi, con tutte quelle sue intenzioni anarchico-sovversive, che anticipano il Sessantotto protestatario, scegliersi il nome tutelare del tragediografico-poeta piu' aulico e classico della drammaturgia francese e dell'Illusion Comique, non poteva che suonare un sarcasmo ironico e spiazzante.
Il CORNEILLE degli scarti pittorici e dello sterco dipinto. Il suo gruppo Cobra vede la vita in Belgio, a Bruxelles, ma poi si auto-battezza e fonda «nell'effervescenza e nel fervore, d'un angolo di caffe' parigino» in un 1948, ancora cosi' sartriano ed esistenzial-Camus. Era un contro-movimento che amava mettere allegramente i piedi nel piatto della pittura accademica, e rompere persino con le soffocanti catene del Surrealismo, ormai comunistizzato, bretonizzato, sclerotizzato in una scolastica corriva del sogno. Il chiassoso manifesto di CoBrA (che era l'acrostico delle capitali coinvolte: Copenhagen, Bruxelles, Amsterdam) imbandito da Asger Jorn e dal poeta-attizzatore Dotremont, non soltanto ironizzava con le tesi impositive del Surrealismo («la causa e' stata ascoltata») ma esaltava («legame souple dei movimenti sperimentali», senza piu' scomuniche) la fluidita' dei contributi, il nomadismo del talento e lo sconfinamento poetico.
CORNEILLE, che era nato nella sonnacchiosa Liegi di Simenon e di Franck, amava dipingere soprattutto gatti e Giardini erratici. Molto piu' vicino a Dubuffet e all'Art Brut, che non agli eccessi cromatici di Jorn e di Appel, dipingeva spesso come un bambino capriccioso e violento, orizzonti intasati e spazzatura ingioiellata, santoni-vetrata, un po' alla Spazzapan ed annodati geroglifici, dalle accese cromie espressioniste. Come ha annunciato la vedova Natasha, sara' tumulato ad Auvers-sur-Oise, ove era andato a vivere da decenni, accanto alla tomba di Van Gogh, che considerava «suo maestro assoluto».
(La Stampa, 7 settembre 2010)