E' appena uscito il n.160 di Guerre & Pace, interamente dedicato alla Cina, di cui presentiamo l'editoriale e il sommario.
Contraddizioni cinesi
Volendo utilizzare una consueta citazione cinematografica verrebbe banalmente da scrivere che “la Cina è vicina”, ma questa ormai è una definizione, oltre che abusata, troppo ristretta, perché la Cina è dappertutto, dal punto di vista politico, economico e in molti casi anche culturale.
Forse parlare di un “oscuro oggetto del desiderio” sarebbe più adatto, visto che sono in molti, spesso insospettabili, a sognare di “fare come in Cina”: imprenditori ed economisti neoliberali affascinati da una crescita di profitti e rendite per loro inimmaginabile; politici di entrambi gli schieramenti pronti a favorire ogni tipo di scambio commerciale con la Cina - ovviamente sollevando ipocritamente qualche protesta a bassa voce sul mancato rispetto dei diritti umani; qualche esponente di una sinistra “radicale” orfano di qualche modello e pronto a salutare con favore il “socialismo” cinese e il ruolo dello stato nell’economia.
In questo nostro monografico abbiamo cercato di indagare le contraddizioni della politica - internazionale, economica, sociale - di un paese che è sempre più presente nelle diverse regioni del pianeta e ovunque riesce a essere un protagonista fondamentale con il quale tutti i governi (e non solo) devono fare i conti. Non ci interessa tanto inseguire definizioni di quanto succede in Cina (“socialismo alla cinese”, “capitalismo di stato” e così via - anche se esiste un interessante dibattito intellettuale anche in Cina, come si vede dall’articolo sulla nuova sinistra), quanto provare a mettere in fila alcune analisi di quelle contraddizioni, una lettura di cosa produce la politica cinese.
Perché è evidente che dietro un tasso di sviluppo così alto ci sono scelte di politica economica e strategie, rapporti di lavoro e di classe che non possono essere rimossi, ma vanno invece indagati, provando a cogliere anche le novità di un movimento operaio non così subalterno e piegato come lo si dipinge; è chiaro che la politica economica e imprenditoriale cinese produce conseguenze sociali molto gravi e che queste possono dare vita a movimenti anche interessanti, non semplicemente raffigurabili nel quadro dell’attivismo “per i diritti umani”; è sicuro che il protagonismo globale cinese rappresenta un fattore internazionale importante e che nei prossimi anni determinerà nuovi rapporti di potere mondiali, certamente economici e politici, senza escludere quelli militari.
Gli articoli che presentiamo, in gran parte tradotti, cercano di dare questo quadro complessivo, senza la pretesa di una completezza impossibile in queste pagine e provando ad aprire uno spazio di attenzione e di riflessione sulla politica cinese che non si esaurisce in questo numero, ma che potrà avere altre voci e angoli di visuale nei prossimi mesi. Perché qualsiasi sia il tema di politica internazionale che si affronta non manca mai l’interrogativo che riguarda il ruolo cinese, soprattutto di fronte a una crisi globale che in Italia (come in Europa e in tutto l’Occidente) continua e continuerà a lungo, e segnerà profondamente le condizioni di vita di lavoratrici e lavoratori a causa delle politiche economiche messe in campo dalle autorità dell’Unione europea, mai così compatte come ora nella definizione delle misure antisociali. Una crisi che ha toccato anche la Cina e a cui il gruppo dirigente del Pcc ha provato a dare una risposta più complessa, sul piano interno e internazionale.
A questo è legata quella che è probabilmente l’unica convinzione certa che ci sentiamo di esprimere: le sorti delle lavoratrici e dei lavoratori europei dipenderanno anche dal grado di ripresa della lotta di classe in Cina e delle capacità di vittorie del movimento operaio cinese. Conseguentemente ci sorregge un punto di vista, che ha in qualche modo guidato la scelta degli articoli e che ci porta a essere poco interessati alle definizioni in sé: quello che guarda alle condizioni materiali, sociali e politiche di lavoratrici e lavoratori cinesi per provare a capire meglio cosa rappresenti davvero il “modello cinese”.
Vogliamo ringraziare in particolare Angela Pascucci de “il manifesto” per averci dato il permesso di pubblicare i suoi articoli e per i preziosi consigli sulle fonti a cui attingere; ovviamente non ha alcuna responsabilità sulle nostre scelte e sull’uso da noi fatto dei suoi stessi consigli.
SOMMARIO
Presentazione monografico (Piero Maestri)
Un nuovo modello? (Au Loong Yu)
La risposta alla crisi globale (David Whitehouse)
13 Monografico Conseguenze sociali del mercato (Martin Hart- Landsberg)
Un paese, due classi operaie (Virginia de la Siega)
Lavoratori in sciopero (Piero Maestri)
Dialettica sindacale
La lunga corsa (Angela Pascucci)
Africa, la grande contesa (a.p.)
La scoperta dell’America (a.p.)
Medio Oriente o degli equilibrismi (a.p.)
Russia e Asia centrale, gioco ad alto rischio (a.p.)
Sud Est asiatico: petrolio e nuove alleanze (a.p.)
Rassicurazione strategica (Peter Lee)
Capitalismo e crisi (Martin Hart-Landsberg)
Spesa militare: necessità o minaccia? (Sean Chen e John Feffer)
“Nuova sinistra” e alternativa (Lance Carter)
La rivoluzione dell’acqua (Marco Bersani)
Privi di classe (Bruno Ciccaglione)
Da Ps a Finmeccanica (Gigi Malabarba )
Il nuclerare non ci serve (Angelo Baracca)
Sicurezza nucleare all’italiana (a.b.)
Razzismo padano (Walter Peruzzi)
Anche la Patria dei diritti contro i Rom (Gianluca Paciucci)
Recensioni (Gianluca Paciucci)
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Il costo del numero monografico CONTRADDIZIONI CINESI è di euro 8 (comprensivo delle spese di spedizione)
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