TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 24 luglio 2011

Canavesio oltre il dogma. Gli affreschi di Nostra Signora delle Fontane


Quello di “Nostra Signora delle Fontane” a Briga è il ciclo di affreschi più importante della Liguria di Ponente o , se si vuole, visto che dal 1945 si trova in territorio francese, delle Alpi Marittime. Un luogo da visitare. Ce ne parla Nico Orengo, l'indimenticato scrittore ligure-piemontese, a cui recentemente è stata dedicata una piazza a Isolabona. 

Nico Orengo 

Canavesio oltre il dogma 

Durante l'ultima guerra i tedeschi avevano fatto della cappella di Notre Dame des Fontaines, a Briga, una cucina militare. I fumi neri e grassi si erano inerpicati sulle pareti e sul soffitto coprendo, a poco a poco, «Il Giudizio Universale», dipinto da Giovanni Canavesio e terminato il 12 ottobre del 1492, un ciclo d'affreschi sulla Passione e il Giudizio Finale che si sviluppa su 34 metri quadri. Nelle Alpi Marittime Sotto la coltre di sugna spariva quella che i francesi chiamavano la «Cappella Sistina» delle Alpi Marittime. Ma quel grasso, anni dopo, si rivelò provvidenziale. Aveva protetto, contro le intemperie, e salvato, uno dei documenti più emozionanti e preziosi della pittura ligurepiemontese. (...)


Pittore di edicole il Canavesio nasce nei primi trent'anni del Quattrocento, i dati sulla sua vita sono scarni. Non lavora molto in Piemonte, le strade dei Savoia portano al mare e il Canavesio, come molti altri pittori, si spinge verso la costa, tra Albenga e Nizza. I polittici per la cappella Reghezza a Taggia, gli affreschi per il San Bernardo di Pigna e i Dottori della Chiesa e gli Evangelisti e il Polittico di San Michele, sempre a Pigna, testimoniano, con il grande ciclo di Briga, della sua permanenza fra Liguria e Provenza. Con alle spalle la pittura di Beltramino e Jaquerio, le «innovazioni moderne vaneyekiane e pierfrancescane» (...).

 

 Canavesio vive la fine della figurazione tardo-gotica. Le sue figure, le sue Madonne, i Cristi, Giuda, perdono la carica soprannaturale e simbolica per acquisire una dimensione realistica, granguignolesca a volte (è il caso del Giuda impiccato a cui un demone squarcia il costato, che si vede nella Cappella di Briga).
 

E' una pittura che sente le luci del Mediterraneo, gli azzurri e i grigi della Provenza, ma che continua ad appoggiarsi alla rigorosa ricostruzione geometrica, secondo i canoni di Galeno, Vitruvio, Boezio.
E' la regola di Sant'Agostino: «Che cos'è la bellezza del corpo? E' la proporzione delle parti accompagnate da una certa dolcezza di colorito». Una storia terrena Ma nei volti dei personaggi di Canavesio, dai soldati a Gesù, dai contadini ai mercanti, si incomincia a leggere una storia più terrena, di fatiche e dolori, di soprusi e destini, che il dogma non riesce più a nascondere. E' il «teatro» della vita che mescola rappresentazione sacra e profana, una «passione di Cristo» riportata nella strada.

 (Da: Tuttolibri/La Stampa del 22.12.1990)