TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


lunedì 5 novembre 2012

Beppe Dellepiane, Ombra e sogno sono il peso della luce




BEPPE DELLEPIANE
OMBRA E SOGNO SONO IL PESO DELLA LUCE
a cura di Sandro Ricaldone

Palazzo Ducale, Cortile maggiore, Spazio 42R
Piazza Matteotti – Genova
dal 9 novembre all’8 dicembre 2012

orario: martedì – domenica 15-19
Inaugurazione: venerdì 9 novembre 2012, ore 18,00


Beppe Dellepiane presenta, nella mostra allestita nello Spazio 42R di Palazzo Ducale, unitamente ad alcune opere che documentano fasi antecedenti della sua ricerca, un vasto insieme di lavori su carta realizzati nel corso del 2011.

In queste opere, realizzate come sempre con materiali e procedimenti non tradizionali, con un segno ottenuto dall’addensarsi della tempera nelle incisioni praticate sul foglio, condensa nella superficie schiarita un’atmosfera onirica dove le figure spiccano, circoscritte in profili elementari, come parvenze cristalline.

Beppe Dellepiane è nato nel 1937 a Genova, nel quartiere di Bolzaneto, caratterizzato da una forte presenza di stabilimenti industriali ma contiguo ad un ambiente naturale ricco di fascino, fattori entrambi che segnano profondamente la sua formazione. Dopo gli studi secondari si impiega in un negozio di arredamento, attività che proseguirà in proprio dopo il matrimonio nel 1963 con Nelly Riva. Le sue prime prove artistiche risalgono agli anni ’50 e si intensificano nel decennio successivo con il ciclo delle “radici della terra” dove la lezione dell’Informale viene legata alla materia vegetale, per poi accostarsi in maniera autonoma all’ambito della poesia visiva. A partire dagli anni ’70 intraprende un’intensa attività di performer che lo porta alla ribalta nazionale. Nel contempo realizza grandi assemblaggi di oggetti degradati dal forte substrato simbolico. Nel 1984 la scomparsa della figlia Francesca determina una profonda crisi esistenziale che lo porta a sospendere l’attività espositiva, che poco prima aveva toccato una delle sue punte più alte con la mostra “A Guido Gozzano” allestita a Genova, nel Museo di Palazzo Bianco. Il suo ritorno, nel 1998, è segnato dalla grande retrospettiva “Metafore, metonimie, trasmutazioni”, curata da Sandra Solimano per il Museo di Villa Croce. Negli ultimi anni il suo lavoro si orienta verso una produzione grafica d’impronta visionaria, esposta in diverse sedi italiane ed estere.