Una giornata nel Finalese alla ricerca di antichi misteri.
Giorgio Amico
Arma Strapatente. Alla ricerca della Grande Dea
Oggi siamo andati nel Finalese
alla ricerca dell'Arma Strapatente, una delle più scenografiche e
misteriose della zona. Lasciata l'auto al parcheggio appena sopra
Boragni, abbiamo preso il sentiero che sale alle palestre di roccia.
Il percorso è di una
bellezza mozzafiato fra grandi parete di roccia calcarea coperte di
fiori.
Alberi e rocce si
uniscono a formare angoli misteriosi recintati da muri di pietra senza età.
Anfratti carichi di una magia antica.
Arrivati alla deviazione
per il Muro di Boragni (una impressionante parete di roccia bianca),
si sale per un sentierino piuttosto disagevole, ma breve. Quasi
subito appare l'imboccatura dell'Arma. Entrati, lasciamo alle nostre spalle l'arco dei monti liguri.
Lo scenario che
si presenta è unico: un lungo tunnel in discesa che attraversa la
montagna e sbuca un centinaio di metri più sotto sulla Valle Nava. Tra stalagtiti e
stalagmiti iniziamo a scendere.
Ci sono sale laterali e cunicoli che penetrano nelle viscere della montagna
Poi la luce che viene dalla Valle Nava
Quasi in fondo, un altare di pietra con
una grande coppella centrale ci ricorda che forse questo era un luogo
sacro per gli antichi liguri.
Ce lo dice il nome della
valletta sottostante, boscosissima e misteriosa. Il termine Nava,
risalente ad una epoca precedente l'arrivo degli indoeuropei,
indicava infatti un luogo sacro in cui si riunivano gli abitanti del
territorio per celebrare riti di fertilità.
Appena sopra
l'imboccatura inferiore una grande colonna, ricorda la primordiale
Dea Madre.
Questo antro sacro, con
le sue due aperture, forse era per quegli antichissimi pastori la
porta su un altrove magico, una specie di utero cosmico consacrato al mistero
della vita.
Fuori sole, profumo di fiori e canto di uccelli. Una brezza dolce ci accarezza. Ci piace pensare che sia il respiro della Grande Dea.