TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 13 maggio 2015

Gianni Ferro - Dino Gambetta Un ricordo



Mauro Baracco

...che coppia!


...hai voglia di dire e ripetere al Dino che probabilmente il sottoscritto è la persona meno indicata per gettar giù parole in libertà sul suo grande amico Gianni Ferro: Mauro, nelle vicende albissolesi, si è intrufolato un po' sul tardi, quando molti dei migliori avevano già deciso di lasciarci e quasi alla fine del breve percorso terreno del nostro; appena in tempo in ogni caso (e per fortuna personale) per conoscere una serie di belle persone e giustogiusto agli inizi del tormentone su “i meravigliosi anni '50”...e “i favolosi anni '60”.

Mi sono perso quindi, la conoscenza di personaggi universalmente noti come Lucio Fontana e di uomini che dalle nostre parti fecero la differenza e oggi sonnecchiano ahimè un po' negletti, nel ripostiglio della memoria collettiva: cito per tutti l'altro Fontana, il “Gigi” e per l'appunto il Gianni Ferro.

Tant'è: se che “devo farlo io” lo ha “deciso” Dino Gambetta, una ragione pur ci sarà.

...forse la comune malinconia per una vita tanto potente e spezzata troppo in fretta; la suggestione che sa da me provata nelle rare occasioni in cui ho potuto rubare con gli occhi i pensieri più intimi dell'Artista che oggi narriamo: ammirando una sua grafica beffarda, una veduta del Castellaro, del Paxio, di Bergeggi o della Gallinara; immagini intrise di tristezza e comunque solari; urlanti con unica voce indignazione e amore.

Certo Dino, conoscendomi un po', presume quante volte mi sia riconosciuto, zucca complicata, ai piedi di quel tragico e irriverente albero di Natale; in quegli onirici, malinconici e dignitosissimi omini intabarrati.

Gianni Ferro... avevi la bacchetta magica della grafica e degne di studi, vivessimo un'era un po' meno distratta, dovrebbero essere le tue produzioni etichetta Edizioni del Frantoio: Una Storia di Memoria, Quattro Carte de Tarocchi, Il Becchino Cuorcontento, Il Macellaio Macellato, Il Diario del Nostromo, Un Inverno alla Campagna e via proseguendo per le strade della tua filosofica e sofferta fantasia; disegnini, graffi e sberleffi frutto di un attento e intelligente recupero in ogni dove, in primis nei cassetti della vecchia tipografia di Titti Cori.

Ed altro ed altro ancora, al servizio degli amici più cari: conservo gelosamente una tua logora locandina prodotta per l'indimenticabile Ansgar Elde che egli, in procinto di lasciarci, regalò un giorno a Nadia, la mia metà più gradevole. Da giovane speranzoso ho amato la tua bella anarchia intellettuale, gli anatemi lanciati con dinamitarda dolcezza contro i simboli del consumismo più sfrenato; l'anziano stomacato che avvolge la mia essenza continua a farlo e sempre più condivide nell'oggi questa dimensione di pensiero.

Caro Gianni (permetti?!..sai: gli amici dei miei amici...) avresti ben potuto sfruttare le tue virtuosità: dalla grafica all'antica tecnica dell'affresco; buona dose fosse illustrato con l'immagine del tuo primo, giusto cinquanta anni fa, a-u Castagnin: che tanti lo conoscano...

Uomo saggio, hai rifuggito la bieca commercializzazione delle tue fatiche intellettuali, pagandone quello scotto che quasi sempre accompagna molti dei migliori.


...per anni, ho atteso il felice momento nel quale il nostro Dino, in occasioni veramente “Eccezionali”, ci avrebbe fatto omaggio di una preziosa riedizione di uno dei tuoi raffinati libricini, di una delle tue irriverenti affiches; gesto di affetto per gli amici più cari certo, ma di un amore amicale per te che si perpetua nel tempo. Oggi, trentaquattro anni dopo la tua fuoriuscita dal caos, siamo qui, in quello che fu l'antro delle meraviglie di Guido Giors, il gutenberg della nostra gioventù, ad ammirare tue “Cose” inedite: ceramiche, schizzi, disegni, bozzetti fragili e pieni di forza...grazie ancora una volta a te e al nostro Dino... ...siete proprio una bella coppia di Amici...