Mauro Baracco
...che coppia!
...hai voglia di dire e
ripetere al Dino che probabilmente il sottoscritto è la persona meno
indicata per gettar giù parole in libertà sul suo grande amico
Gianni Ferro: Mauro, nelle vicende albissolesi, si è intrufolato un
po' sul tardi, quando molti dei migliori avevano già deciso di
lasciarci e quasi alla fine del breve percorso terreno del nostro;
appena in tempo in ogni caso (e per fortuna personale) per conoscere
una serie di belle persone e giustogiusto agli inizi del tormentone
su “i meravigliosi anni '50”...e “i favolosi anni '60”.
Mi sono perso quindi, la
conoscenza di personaggi universalmente noti come Lucio Fontana e di
uomini che dalle nostre parti fecero la differenza e oggi
sonnecchiano ahimè un po' negletti, nel ripostiglio della memoria
collettiva: cito per tutti l'altro Fontana, il “Gigi” e per
l'appunto il Gianni Ferro.
Tant'è: se che “devo
farlo io” lo ha “deciso” Dino Gambetta, una ragione pur ci
sarà.
...forse la comune
malinconia per una vita tanto potente e spezzata troppo in fretta; la
suggestione che sa da me provata nelle rare occasioni in cui ho
potuto rubare con gli occhi i pensieri più intimi dell'Artista che
oggi narriamo: ammirando una sua grafica beffarda, una veduta del
Castellaro, del Paxio, di Bergeggi o della Gallinara; immagini
intrise di tristezza e comunque solari; urlanti con unica voce
indignazione e amore.
Certo Dino, conoscendomi
un po', presume quante volte mi sia riconosciuto, zucca complicata,
ai piedi di quel tragico e irriverente albero di Natale; in quegli
onirici, malinconici e dignitosissimi omini intabarrati.
Gianni Ferro... avevi la
bacchetta magica della grafica e degne di studi, vivessimo un'era un
po' meno distratta, dovrebbero essere le tue produzioni etichetta
Edizioni del Frantoio: Una Storia di Memoria, Quattro Carte de
Tarocchi, Il Becchino Cuorcontento, Il Macellaio Macellato, Il Diario
del Nostromo, Un Inverno alla Campagna e via proseguendo per le
strade della tua filosofica e sofferta fantasia; disegnini, graffi e
sberleffi frutto di un attento e intelligente recupero in ogni dove,
in primis nei cassetti della vecchia tipografia di Titti Cori.
Ed altro ed altro ancora,
al servizio degli amici più cari: conservo gelosamente una tua
logora locandina prodotta per l'indimenticabile Ansgar Elde che egli,
in procinto di lasciarci, regalò un giorno a Nadia, la mia metà più
gradevole. Da giovane speranzoso ho amato la tua bella anarchia
intellettuale, gli anatemi lanciati con dinamitarda dolcezza contro i
simboli del consumismo più sfrenato; l'anziano stomacato che avvolge
la mia essenza continua a farlo e sempre più condivide nell'oggi
questa dimensione di pensiero.
Caro Gianni
(permetti?!..sai: gli amici dei miei amici...) avresti ben potuto
sfruttare le tue virtuosità: dalla grafica all'antica tecnica
dell'affresco; buona dose fosse illustrato con l'immagine del tuo
primo, giusto cinquanta anni fa, a-u Castagnin: che tanti lo
conoscano...
Uomo saggio, hai
rifuggito la bieca commercializzazione delle tue fatiche
intellettuali, pagandone quello scotto che quasi sempre accompagna
molti dei migliori.
...per anni, ho atteso il
felice momento nel quale il nostro Dino, in occasioni veramente
“Eccezionali”, ci avrebbe fatto omaggio di una preziosa
riedizione di uno dei tuoi raffinati libricini, di una delle tue
irriverenti affiches; gesto di affetto per gli amici più cari certo,
ma di un amore amicale per te che si perpetua nel tempo. Oggi,
trentaquattro anni dopo la tua fuoriuscita dal caos, siamo qui, in
quello che fu l'antro delle meraviglie di Guido Giors, il gutenberg
della nostra gioventù, ad ammirare tue “Cose” inedite:
ceramiche, schizzi, disegni, bozzetti fragili e pieni di
forza...grazie ancora una volta a te e al nostro Dino... ...siete
proprio una bella coppia di Amici...