Giorgio Amico
La nave di Mussolini perduta fra le
montagne
Alle spalle di Cuneo, in Valle Stura,
si racconta una strana storia. Nel 1940 poco prima dell'inizio della
guerra, Benito Mussolini sarebbe dovuto venire in Valle per
controllare di persona lo stato di avanzamento dei progetti di
fortificazione delle montagne e di sbarramento delle vie di accesso
alla Francia.
Per questa occasione, di grande risonanza propagandistica, era stato ricercato
con cura un luogo adatto.
Un vero e proprio set cinematografico
naturale di facile accesso da utilizzare come sfondo per un evento
che si voleva grandioso. Una valle alpina non troppo
grande, isolata in modo da far risaltare la grandiosità dello
sbarramento naturale rappresentato dalle montagne, ma allo stesso
tempo facilmente raggiungibile.
Una valle nascosta, quasi segreta, che
da una parte rivelasse il potenziale militare dell'Italia fascista ma
che al contempo lo avvolgesse in un velo di mistero in modo da
accentuarne così la minacciosa potenza distruttiva.
Individuata la località, il Genio
militare procedette con alacrità alla costruzione di strade,
postazioni di artiglieria, casermette e grandi rifugi in caverna.
Poi, terminata la fase di armamento del confine, si passò alla fase
due del progetto: l'allestimento dello spazio in cui il Duce avrebbe
parlato alle truppe.
Qualcuno pensò ad un'idea strepitosa:
costruire al culmine della valle, sotto il passo che porta in Francia
la prua di una nave da guerra, simbolo di un'Italia audacemente
protesa alla conquista di un futuro di gloria,
Il progetto, poi sfumò, come spesso
accade in Italia. Mussolini non tenne mai quel discorso e la guerra,
che invece, purtroppo, ci fu veramente, ebbe l'esito tragico che
tutti sappiamo. Ma da allora in quella piccola valle nascosta del
Cuneese la prua in cemento di una nave fantasma sfida tempeste, neve
e gelo e attende ancora chi vada ad inaugurarla.
Siamo andati a cercarla, guidati da un amico che conosce bene la montagna.
Percorsa la strada di fondo valle,
subito dopo Vinadio abbiamo svoltato per le Terme,
abbiamo attraversato il piccolo incantato borgo occitano di Strepeis
e siamo saliti fino a San Bernolfo, un gruppo di antiche baite in
legno a 1663 metri.
Abbiamo poi proseguito a piedi lungo la
strada militare, ancora molto ben conservata, che sale al Vallone di
Collalunga. Siamo arrivati al Rifugio De Alexandris Foches e poi al
Laus.
Il lago è magnifico, da poco sopra,
sullo spiazzo di un'antica postazione militare, la vista è
incantevole. Di fronte a noi, in alto, appena sotto il costone che
chiude la vallata si nasconde la nave fantasma.
Aggirato il lago, si risale il vallone
costeggiando il torrente.
Al lago intermedio troviamo la prima
neve.
Siamo alla metà di giugno, ma la neve
quest'anno è davvero ancora tanta.
Sopra di noi spuntano le postazioni che
sbarrano il vallone.
Al nostro passaggio sentiamo fischiare
le marmotte, ma non le vediamo. Vediamo invece tracce dei
rotoli di filo spinato che difendevano le postazioni. Sono ancora lì
dopo settant'anni a testimoniare della vanità delle cose umane.
E all'improvviso, dopo una svolta del
sentiero, ci appare la nave che siamo venuti a cercare. Siamo a 2500
metri.
Davanti ai resti di caserme
semidistrutte che recano ancora i vecchi stemmi della Taurinense.
Fra cumuli di neve e macerie.
A forma di freccia, la prua in cemento
si protende verso la valle, ricordo di un sogno imperiale diventato
tragedia.
Da qui il duce avrebbe arringato le
truppe. Questo è quello che avrebbe visto.
Risaliamo ancora il sentiero che porta
alle postazioni avanzate. Sotto di noi i laghi superiori semisommersi
dalla neve, davvero tanta.
Troppa, decidiamo di fermarci e di non
salire al Passo (2700 metri).
Scendiamo a valle, verso il Laus. Ci
lasciamo alle spalle ricordi di guerra.
Ma le genziane in piena fioritura sono
un segno di pace.