TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 20 giugno 2015

La nave di Mussolini perduta fra le montagne



Giorgio Amico

La nave di Mussolini perduta fra le montagne

Alle spalle di Cuneo, in Valle Stura, si racconta una strana storia. Nel 1940 poco prima dell'inizio della guerra, Benito Mussolini sarebbe dovuto venire in Valle per controllare di persona lo stato di avanzamento dei progetti di fortificazione delle montagne e di sbarramento delle vie di accesso alla Francia.

Per questa occasione, di grande risonanza propagandistica, era stato ricercato con cura un luogo adatto.

Un vero e proprio set cinematografico naturale di facile accesso da utilizzare come sfondo per un evento che si voleva grandioso. Una valle alpina non troppo grande, isolata in modo da far risaltare la grandiosità dello sbarramento naturale rappresentato dalle montagne, ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile.

Una valle nascosta, quasi segreta, che da una parte rivelasse il potenziale militare dell'Italia fascista ma che al contempo lo avvolgesse in un velo di mistero in modo da accentuarne così la minacciosa potenza distruttiva.



Individuata la località, il Genio militare procedette con alacrità alla costruzione di strade, postazioni di artiglieria, casermette e grandi rifugi in caverna. Poi, terminata la fase di armamento del confine, si passò alla fase due del progetto: l'allestimento dello spazio in cui il Duce avrebbe parlato alle truppe.

Qualcuno pensò ad un'idea strepitosa: costruire al culmine della valle, sotto il passo che porta in Francia la prua di una nave da guerra, simbolo di un'Italia audacemente protesa alla conquista di un futuro di gloria,

Il progetto, poi sfumò, come spesso accade in Italia. Mussolini non tenne mai quel discorso e la guerra, che invece, purtroppo, ci fu veramente, ebbe l'esito tragico che tutti sappiamo. Ma da allora in quella piccola valle nascosta del Cuneese la prua in cemento di una nave fantasma sfida tempeste, neve e gelo e attende ancora chi vada ad inaugurarla.

Siamo andati a cercarla, guidati da un amico che conosce bene la montagna.



Percorsa la strada di fondo valle, subito dopo Vinadio abbiamo svoltato per le Terme, abbiamo attraversato il piccolo incantato borgo occitano di Strepeis e siamo saliti fino a San Bernolfo, un gruppo di antiche baite in legno a 1663 metri.

Abbiamo poi proseguito a piedi lungo la strada militare, ancora molto ben conservata, che sale al Vallone di Collalunga. Siamo arrivati al Rifugio De Alexandris Foches e poi al Laus.



Il lago è magnifico, da poco sopra, sullo spiazzo di un'antica postazione militare, la vista è incantevole. Di fronte a noi, in alto, appena sotto il costone che chiude la vallata si nasconde la nave fantasma.



Aggirato il lago, si risale il vallone costeggiando il torrente.



Al lago intermedio troviamo la prima neve.



Siamo alla metà di giugno, ma la neve quest'anno è davvero ancora tanta.



Sopra di noi spuntano le postazioni che sbarrano il vallone.



Al nostro passaggio sentiamo fischiare le marmotte, ma non le vediamo. Vediamo invece tracce dei rotoli di filo spinato che difendevano le postazioni. Sono ancora lì dopo settant'anni a testimoniare della vanità delle cose umane.



E all'improvviso, dopo una svolta del sentiero, ci appare la nave che siamo venuti a cercare. Siamo a 2500 metri.



Davanti ai resti di caserme semidistrutte che recano ancora i vecchi stemmi della Taurinense.



Fra cumuli di neve e macerie.



A forma di freccia, la prua in cemento si protende verso la valle, ricordo di un sogno imperiale diventato tragedia.



Da qui il duce avrebbe arringato le truppe. Questo è quello che avrebbe visto.



Risaliamo ancora il sentiero che porta alle postazioni avanzate. Sotto di noi i laghi superiori semisommersi dalla neve, davvero tanta.



Troppa, decidiamo di fermarci e di non salire al Passo (2700 metri).



Scendiamo a valle, verso il Laus. Ci lasciamo alle spalle ricordi di guerra.



Ma le genziane in piena fioritura sono un segno di pace.