TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 8 agosto 2023

Mario Tronti e il demone della storia

 


Giorgio Amico

Mario Tronti e il demone della storia


Se ne è andato anche Mario Tronti, uno dei punti di riferimento, pur nelle sue contraddizioni, della mia generazione. Fare un bilancio della sua esperienza politica non è facile e soprattutto sarebbe ingeneroso. Certo, sia la stagione dell'operaismo militante sia la scelta di rientrare nel PCI in nome di un uso "operaio" del principale partito della sinistra, si rivelarono un fallimento. Ma è stato il fallimento di una generazione e di una classe, non di una persona .

Oggi che quel mondo è scomparso, quella storia finita e il "fantasma" del comunismo, se si ripresenterà, non potrà che assumere forme ad oggi impensabili, resta l'estrema attualità di una visione realistica della politica che è il suo lascito teorico come testimonia questo passo della sua ultima intervista a il Manifesto:

"La politica, moderna, non è polis, non è agorà, come gaiamente si ama dire. È rapporto di forza, è potenza contro potenza, è appartenenza a un campo contro un altro campo. Chi non l’ha capito, direbbe Weber, è politicamente ancora un fanciullo. E francamente arrivo a preferire quelli che fingono di esserlo, dei fanciulli, a quelli che addirittura lo sono. Quando fai politica in realtà sei chiamato a dominare il demone della storia, perché hai a che fare con il kantiano legno storto dell’umanità".

(Mario Tronti a il Manifesto del 24 luglio 2021)

Compagno Tronti, il tuo linguaggio, così incisivo, così diverso dalle formule ossificate di quello che allora chiamavamo "marxismo rivoluzionario", ci ha fatto sognare. Un sogno che custodiamo gelosamente dentro di noi, e non solo perché ci ricorda la nostra gioventù, ma perché reca il segno profetico della speranza. Che la terra ti sia lieve.