Giorgio Amico
I servizi segreti USA nella campagna d'Italia e nella Resistenza
Abbiamo appena terminato la lettura di "La campagna d'Italia dei servizi segreti americani 1943-1945" dell'italo-americano Max Corvo che di quella storia fu uno dei principali protagonisti.
Dettagliatissimo sul piano militare, il libro (uscito negli Sati Uniti nel 1990 e in Italia nel 2006) risulta invece estremamente deludente su quello politico, disattendendo le attese di chi si aspettava qualche informazione sui rapporti dei servizi americani con la realtà complessa e contradditoria della Sicilia.
Attesa inutile perché l'autore, uno dei principali capi dell'OSS in Italia, si guarda bene dall'accennare anche di sfuggita ai rapporti con la mafia. Rapporti che pure ci furono e intensi, come documentato da una significativa mole di documenti via via desecretati negli anni dalla CIA che nel 1947 prese il posto dell'OSS, sciolto nel 1946.
Pur dedicando quasi metà del libro prima alla preparazione della Operazione Husky, nome in codice dello sbarco in Sicilia e poi alla conquista dell'isola, Max Corvo evita con la massima attenzione di usare il termine mafia, che non appare mai nel libro.
Nella postfazione all'edizione italiana il figlio (Max Corvo era morto nel 1994) si affanna a smentire quanti, e sono molti, hanno accennato a questi legami che costarono il richiamo in America nel settembre 1945 di Corvo, Scamporino e i loro principali collaboratori definiti in un rapporto a Washington "la banda dei siciliani".
D'altronde lo stesso racconto di Corvo su come divenne prima un agente e poi di fatto la mente strategica della missione OSS in Italia appare, per chi conosca anche vagamente le logiche di un apparato militare, assolutamente non credibile.
Racconta Max Corvo, ricordiamolo emigrato negli USA dalla Sicilia a nove anni, di avere mentre frequentava un centro addestramento reclute (si era arruolo volontario nell'esercito nel 1942) di aver trasmesso ai suoi superiori le linee guida di un piano per l'invasione della Sicilia.
Corvo era allora un giovane di 22 anni, di estrazione popolare e senza alcun titolo di studio o particolare preparazione in materia, eppure – udite, udite – gli si spalancarono immediatamente le porte di Washington. Fu immediatamente arruolato nell'OSS, ricevuto dai "grandi capi" Bill Donovan e Earl Brennan, inserito nella struttura che preparava l'invasione e dotato di pieni poteri nella scelta dei suoi collaboratori. Cosa che egli prontamente fece, arruolando quella che uno studioso ha chiamato la "Connecticut connection", cioè una serie di italoamericani di origine siciliana residenti nel Connecticut, Stato da dove proveniva lo stesso Corvo.
Insomma, uno sconosciuto soldatino di vent'anni che da un giorno all'altro si trova a dare disposizioni a generali e esperti di fama. Tanto che, ricorda, per salvar le forme mi dovettero nominare almeno tenente.
Una storia francamente poco credibile. Più realistico pensare ai contatti che le famiglie, tutte di recente immigrazione, di Corvo e dei suoi collaboratori ancora mantenevano in Sicilia. Ovviamente non si può affermare che si trattasse di contatti mafiosi, ma molte cose portano a pensarlo.
Che poi i metodi di Corvo non fossero dei più ortodossi anche per un servizio segreto, cioè per una organizzazione deputata a giocare sporco, lo dimostra il caso del maggiore Holohan, un ufficiale dell'OSS misteriosamente scomparso dopo essersi paracadutato a capo di una missione nei dintorni del lago d'Orta. L'ufficiale scompare nel dicembre 1944 e ancora nel 1990 Corvo lo dichiara "disperso". In realtà il povero maggiore proprio disperso non era, tanto che il suo cadavere fu ripescato dal lago nel 1947 con due fori di proiettile in testa. Furono due partigiani a far ritrovare il corpo, conducendo i carabinieri nel luogo dove due anni prima avevano occultato il cadavere. Ne seguì un processo terminato con la condanna per omicidio degli altri due militari americani componenti la missione. Militari, detto per inciso, processati in contumacia, perché il governo americano non acconsentì mai all'estradizione neppure dopo la condanna.
Un avvenimento dagli aspetti ancora misteriosi, legato a questioni sordide, i 16 mila dollari destinati ai partigiani che l'ufficiale aveva con se, e a una lotta di potere dentro la sezione italiana dell'OSS che in qualche modo coinvolgeva anche lo stesso Corvo.
Nel suo libro Corvo fa un accenno sprezzante al processo definendolo una farsa gestita da un giudice comunista. In realtà si trattò di una inchiesta condotta con grande serietà come documenta l'accurato studio dedicatogli da Adriano Maini, serissimo ricercatore e fraterno amico, reperibile al seguente link La Missione Chrysler Mangosteen ed il lago dei misteri | Storia minuta .
Anche questo un motivo in più per nutrire seri dubbi sull'attendibilità di quanto raccontato da Corvo nel suo libro. Unica eccezione, il racconto dettagliato di come l'OSS, nella persona del capitano Emilio "Mim" Daddario, riuscì nei giorni dell'insurrezione dell'aprile 1945 a raggiungere e mettere poi in salvo a Roma il generale Graziani, massimo responsabile delle Forze armate della RSI, nonché feroce criminale di guerra durante la conquista dell'Etiopia, sottraendolo alla giustizia partigiana che gli avrebbe riservato il destino di Mussolini e dei gerarchi fucilati a Dongo.
La campagna d'Italia dei servizi segreti americani 1943-1945
Libreria Editrice Goriziana
Gorizia 2006