Performance art di ice dog
Performer: Bruno Cassaglia
Sonorizzazione: Maurizio Follin
5 febbraio 2010
Ore 21.00
Palazzo di Città
Piazza della Vittoria 29
Cairo Montenotte
(Savona)
Un uragano di pazzia folgora le menti
Follin-Cassaglia
e dal nulla nasce un fulmine : laser sottilissimo
che trapassa i pensanti… perfido… libero e inafferrabile…
e ogni volta parte
x latitudini co-creative
e ritorna da
contaminazioni orizzontali
ovest –est-
est ovest
sfuggente, provvisoria,provocatoria,insolente,libera
ARTE
un raggio invisibile
inquietante, costantemente,attraente,
serpenteggiante,biforcuto e tagliente:
West East
Bruno Cassaglia
effimero, minimale, gesto artistico simultaneo che da luoghi e dimensioni diverse si unisce tempo/spazialmente per un istante di creatività, unito da un ipotetica linea orizzontale West East Maurizio Follin
Un’idea, un contatto, la nascita di una rete. West-East. Un nuovo progetto basato sulla simultaneità: fisica, concettuale, creativa.
Land-art, web-art, public-art, performance, installazioni, opere diversissime tra loro, nate da personalità diverse ma scaturite da una stessa idea, “libera ed inafferrabile”, che diventa connettore tra l’Est e l’Ovest. Ogni intervento di West-East (progetto nato dall’incontro tra Bruno Cassaglia e Maurizio Follin) è composto da due azioni compiute simultaneamente in due luoghi diversi: e non importa che questi luoghi si trovino su due distinti paralleli, sarà evidenziato solo il loro essere più ad est o più ad ovest rispetto all’altro. Est ed Ovest, quindi, mai Nord e Sud: le azioni sono simultanee, poste sullo stesso piano temporale e spaziale: mai sopra-sotto, poiché nessun posto/luogo/artista è inferiore o superiore all’altro.
E’ un messaggio forte, importante in un mondo, quello di oggi, in cui sembra che ogni individuo, ogni società, ogni paese, miri a dimostrare la propria supremazia sugli altri: che sia una supremazia culturale, economica, numerica non ha importanza, basta essere al di sopra di qualcosa o di qualcuno. West-East al contrario abbraccia tutto e tutti in istanti di creatività che idealmente, e sempre su un piano orizzontale, uniscono “luoghi e dimensioni diverse” grazie a gesti che, per quanto effimeri e minimali, diventano paradigma di unione, contatto, dialogo.
O è proprio la loro inconsistenza materiale, il loro essere al di sopra di ogni fisicità, la durata minima di ognuno di essi, a renderli così importanti? Interventi provvisori e precari, come lo scrivere “West” su un petalo, o riprendere un filo azzurro che corre da Savona a Belluno (ovest-est), o inaugurare una mostra nel preciso istante in cui l’altro (ad est) realizza un’installazione virtuale, si dimostrano capaci di creare una rete di interazione che, utopisticamente, può diventare universale. E non ci resta che augurarsi che lo diventi davvero.
Nicoletta Consentino