Spesso la scrittura di Guido Seborga viene sbrigativamente etichettata come "realismo". Non siamo d'accordo e crediamo che il testo proposto oggi, straziante dichiarazione d'amore e di sofferenza per una città difficile da comprendere, testimoni come in Seborga la descrizione di uomini e luoghi sia prima di tutto viaggio alla scoperta di un paesaggio interiore lacerato e dolente.
Guido Seborga
Genova
In una curva spezzata Genova appare con le sue case alte e grige. Un sole invernale illumina le colline. Il fumo delle fabbriche e del porto blocca il sole nel cielo e in alto mare; non permette ai raggi di penetrare nel porto, le vecchie case dell'angiporto di sottoripa sono nere. In porto l'acqua è dominata dai ponti dalle banchine dalla calate, le navi stanno nell'acqua pigre e stanche; le grues svettano al cielo. In questa grande sacca nera dall'acqua stagnante melmosa, non c'è riposo. Silos, vagoni, carrelli, rotaie, opifici, bar, cassoni, sacchi, balle, ceste; ed in mare chiatte, e rimorchiatori, vapori, navi, petroliere; e tanti uomini in lavoro.
(…)
Ogni sezione del porto con la sua specialità. Industriale per le riparazioni alle navi, più a levante ancora il mercato del pesce, più a ponente la darsena, la stazione marittima per i grandi viaggi romantici o d'affari, vicino alla Lanterna il carbone, poi la legna, e le cisterne per i carburanti e olii, e il materiale grezzo, il ferro d'ogni genere e forma per la Sinigalia.
Porto e fabbriche, altiforni e laminatoi, metalmeccaniche. E i casoni alti e grossi di Genova, sporchi, sono luoghi tristi, dove gli uomini si rifugiano dopo tanto lavoro. Genova tenace che lavora duramente, che spende poco, ricchezze dentro palazzi antichi e i nuovi grattacieli, e traffico immenso nelle poche strade mai larghe, tamponamenti continui, si dovrà fare la sopraelevata.
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Nei casoni popolari sulla brulla e triste collina del Belvedere, dove i prati non riescono più a diventare verdi, e squallidi sono i grigi cimiteri dagli alberi secchi; nelle catapecchie lungo la riva del mare a Voltri a Pegli, dove almeno si comincia a respirare aria migliore, sino a Ravecca umida e colpita dal vento, nei vicoli e nelle strette di Prè e del centro; in ogni dove una mancanza ancora di vita realmente moderna, una lotta crudele, una contraddizione straziante tra la ricchezza e la miseria.
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I lavoratori genovesi sono rudi ma aperti come tutti i marittimi e portuali, trattenuta e violenta è la vita nel groviglio di queste case nere e fumose, solo nei dintorni appaiono le meravigliose e antiche ville liguri, splende la luce e anche l'erba diventa smagliante. Genova è qualcosa di molto di più o di molto meno bello della Liguria.
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Genova con il suo porto gobbo, Genova scarna, con la sua disperazione di pietra nera. E tra i vichi stretti o i corsi più larghi e dai pochi alberi secchi, in riva al Bisagno dalla poca acqua e dalle molte pietre, dal Polcevera alla Foce, dopo la giornata attiva, riprese violente della malavita, coltello e gancio. Qui ci si può veramente sentire un uomo da recuperare, un uomo perduto, un uomo ferito.
(Da: Ergastolo, 1963)
Guido Seborga
Morte d'Europa/Ergastolo
Spoon River, Torino 2009
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Genova con il suo porto gobbo, Genova scarna, con la sua disperazione di pietra nera. E tra i vichi stretti o i corsi più larghi e dai pochi alberi secchi, in riva al Bisagno dalla poca acqua e dalle molte pietre, dal Polcevera alla Foce, dopo la giornata attiva, riprese violente della malavita, coltello e gancio. Qui ci si può veramente sentire un uomo da recuperare, un uomo perduto, un uomo ferito.
(Da: Ergastolo, 1963)
Guido Seborga
Morte d'Europa/Ergastolo
Spoon River, Torino 2009