Vilma Filisetti
Apprendere l'alfabeto dei sentimenti e delle emozioni
Non amo le ricorrenze: ce n'è una per ogni evenienza, vuoti e inutili rituali a cui spesso volgiamo uno sguardo superficiale o al massimo dedichiamo un clic su facebook per condividere un video, una poesia, un pensiero che ci piace, per poi passare oltre attratti da sempre nuove e diverse sirene mediatiche.
Quella del 25 novembre contro la violenza alle donne non fa eccezione e ben presto dimenticheremo che in Italia fra il 1996 e il 2004 gli stupri sono aumentati del 36% e che 6 milioni e mezzo di donne hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale. Dimenticheremo anche che l'80% delle donne sono aggredite da persone che conoscono: mariti, ex fidanzati, amici, vicini di casa, familiari.
Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che spesso per debolezza vogliono controllare la donna e sottometterla al loro volere. La violenza, esercitata attraverso le parole, in maniera fisica o sessuale, viene percepita come "normale" espressione di virilità, stereotipo di cui molti sono ancora vittime inconsapevoli. Spesso si tratta di uomini insicuri e con scarsa fiducia in se stessi che non accettano il modello femminile con una vita autonoma, anzi considerano la donna responsabile dei loro fallimenti.
Può accadere che ci siano momenti di remissione, quando nell'uomo prende il sopravvento il senso di colpa. Allora la donna sembra dimenticare e rinuncia a denunciare la violenza e a troncare il rapporto. Forte è però la spinta dell'uomo a ripetere gli atteggiamenti di sopraffazione e, quando la donna decide e ha il coraggio di dire basta, può esplodere la "follia" che porta ad uccidere la partner, a volte i figli, e anche se stesso.
Vilma Filisetti vive a Savona, ex insegnante, fin dagli anni '70 è attivamente impegnata in campo politico e sindacale e nel movimento delle donne.