TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 25 novembre 2010

Contro la violenza sulle donne. Apprendere l'alfabeto dei sentimenti e delle emozioni



Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Vento largo aderisce con questo bell'intervento di Vilma Filisetti


Vilma Filisetti

Apprendere l'alfabeto dei sentimenti e delle emozioni



Non amo le ricorrenze: ce n'è una per ogni evenienza, vuoti e inutili rituali a cui spesso volgiamo uno sguardo superficiale o al massimo dedichiamo un clic su facebook per condividere un video, una poesia, un pensiero che ci piace, per poi passare oltre attratti da sempre nuove e diverse sirene mediatiche.

Quella del 25 novembre contro la violenza alle donne non fa eccezione e ben presto dimenticheremo che in Italia fra il 1996 e il 2004 gli stupri sono aumentati del 36% e che 6 milioni e mezzo di donne hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale. Dimenticheremo anche che l'80% delle donne sono aggredite da persone che conoscono: mariti, ex fidanzati, amici, vicini di casa, familiari.

L'uomo violento non è un pazzo, un mostro, un malato. Non appartiene necessariamente ad un ambiente socialmente e culturalmente degradato, ma attraversa trasversalmente la nostra società, anzi ne è il frutto avvelenato che paradossalmente va di pari passo con l'emancipazione della donna e il "declino dell'impero patriarcale".

Quanto più la donna cerca di affermarsi con uguale dignità, valore e diritti, tanto più l'uomo reagisce con violenza. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende aggressivo, brutale, volgare.

Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che spesso per debolezza vogliono controllare la donna e sottometterla al loro volere. La violenza, esercitata attraverso le parole, in maniera fisica o sessuale, viene percepita come "normale" espressione di virilità, stereotipo di cui molti sono ancora vittime inconsapevoli. Spesso si tratta di uomini insicuri e con scarsa fiducia in se stessi che non accettano il modello femminile con una vita autonoma, anzi considerano la donna responsabile dei loro fallimenti.

Succede poi che alcune donne si lascino attrarre e si convincano di poter operare un cambiamento nel partner violento, trasformando la loro vita in un incubo. Spesso sono indotte a perdere il lavoro e, se hanno figli, si legano a doppio filo trattenute dal ricatto economico e affettivo, instaurando una spirale di degrado fisico e psicologico sempre maggiore.

Può accadere che ci siano momenti di remissione, quando nell'uomo prende il sopravvento il senso di colpa. Allora la donna sembra dimenticare e rinuncia a denunciare la violenza e a troncare il rapporto. Forte è però la spinta dell'uomo a ripetere gli atteggiamenti di sopraffazione e, quando la donna decide e ha il coraggio di dire basta, può esplodere la "follia" che porta ad uccidere la partner, a volte i figli, e anche se stesso.

Più importante delle leggi e delle pene, che pure ci vogliono, sarebbe sensibilizzare i giovani, donne e uomini, al rispetto reciproco, a conoscere ed apprendere l'alfabeto delle emozioni e dei sentimenti per divenire persone critiche, mature, capaci di decodificare i messaggi veicolati da una TV spazzatura sempre più offensiva del corpo della donna, oggetto senz'anima da manipolare e possedere a piacimento.




Vilma Filisetti vive a Savona, ex insegnante, fin dagli anni '70 è attivamente impegnata in campo politico e sindacale e nel movimento delle donne.