TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 27 febbraio 2011

Da vedere: Il cigno nero di Darren Aronofsky


Un film che non è piaciuto alla critica italiana che lo ha snobbato a Venezia e definito banale e scontato. Per noi un bel film sul rapporto tra corpo e psiche, tra ragione e inconscio, tra sentimenti e razionalità.


Gianfranco Manzo

Il corpo come "luogo dell'anima"

Ricordate la ragazzina di “Léon” di Luc Besson? Oppure la regina Amidala di Star Wars? Natalie Portman è cresciuta e ci regala la sua miglior interpretazione di sempre, anche grazie alla regia di Darren Aronofsky. Dopo l'acclamatissimo “The Wrestler”, vincitore del Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia nel 2008, il regista americano indaga ancora una volta sul corpo come ‘luogo dell’anima’. Ma se in quello il corpo di un lottatore – Mickey Rourke – diveniva mezzo di rinascita e di riscatto morale, in questo il corpo della danzatrice diventa campo di ricerca della perfezione artistica.


Nina (Natalie Portman) frequenta una famosa scuola di ballo di New York diretta dal coreografo e regista Thomas Leroy, il sempre bravo Vincent Cassel. Quando Leroy la sceglierà per interpretare “Il lago dei cigni” di Caikovsky, licenziando la prima ballerina Beth Macyntire – una ritrovata Winona Ryder –, Nina dovrà mettercela tutta per interpretare al meglio sia la parte di Odette (il cigno bianco, incarnazione dell’amore puro), sia la rivale in amore Odile (il cigno nero). Nina eccellente nel primo ruolo, inizierà un processo di metamorfosi popolato di incubi e ossessioni per calarsi anche nell’antitetica figura del cigno nero che in qualche modo si invera nell’antagonista Lily – l'attrice Mila Kunis (piccola curiosità: è la doppiatrice di Meg de “I Griffin”) – con la quale instaura un rapporto di ambigua competizione mista a un’attrazione morbosa.


Lo si potrebbe definire il lato oscuro di Scarpette Rosse – il capolavoro di M. Powell (1948) –, la rappresentazione del male più nascosto che alberga in noi, un viaggio nelle distorsioni della psiche umana che costringerà la protagonista a gesti di autolesionismo e a vedere la sua immagine sdoppiarsi in quella che si rivelerà la sua peggior nemica, ovvero se stessa.


Candidato a cinque Oscar tra cui miglior film, miglior fotografia (superbo il lavoro di Matthew Libatique) e miglior attrice protagonista (la Portman, ricordiamo, ha già meritatamente vinto il Golden Globe per questo ruolo), anche se alla Mostra di Venezia ha diviso sia il pubblico che la critica, “Il cigno nero” coinvolge emotivamente lo spettatore in un vortice angoscioso dove non si comprende fino in fondo se quello a cui si sta assistendo sia realtà o frutto della mente. Una sorta di horror più cerebrale e visionario. Un film sicuramente da vedere.


Frase: "L'unico vero ostacolo al tuo successo sei tu: liberati da te stessa. Perditi, Nina".

http://a.marsala.it/rubriche/34-cinevisioni/28767-qil-cigno-neroq-di-darren-aronofsky.html