Cos'è davvero il Mediterraneo? Difficile dirlo. Autori importanti (Braudel, Matvejevic per citare solo i più noti) lo hanno posto al centro dei loro lavori. Qualcuno (Anne Ruel) ha parlato di "invenzione" moderna di geografi e letterati, di una creazione dello spirito, di un luogo dell'immaginario più che di una realtà riconducibile a dati oggettivi.
Luigi Lirosi
Dal Mediterraneo al Mediterraneo
Là tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà (Baudelaire)
Là, quando per un istante il sole si ferma e la natura si contempla e gioisce, allorché siamo al mezzogiorno del mondo, è il Mediterraneo. Non sono i bassi di Napoli o le periferie asiatiche ed africane di Marsiglia, che ci negano il Mediterraneo, se risuona Eugenio Bennato e profuma la menta di Izzo. L’arte del Mediterraneo è luminosa come la luce del Sacro. Tra il caldo del Sud – gli uragani e gli eccessi delle forme e dei colori - e le brume del Nord – le nebbie e gli ambienti protettivi, dei paesaggi e dei colori sfumati - l’aria nitida e secca del Mediterraneo ci offre colori netti ma non accentuati. Sinfonie di colori, non di sfumature. Un’atmosfera pura e quindi dalle forme comprensibili, logiche e razionali. Grazie al clima temperato del Mediterraneo, molti trovano gradevole risiedervi, non solo i nativi. Spesso gli artisti, alla ricerca di terre mitiche o mitizzabili. Bisogna pur dire che i fumi di porto Marghera o di Fos non sono propriamente un esempio di luce mediterranea, come del resto i quadri di Sironi o di Burri, ma i popoli, gli uomini e le donne, e quindi anche gli artisti, che respirano e vivono questa luce sono totalmente immersi in un mondo che è indifferente alle piccole, e sostanzialmente ridicole, ambizioni e vanità individuali. Le civiltà dei popoli mediterranei sono abbagliate dalla luce, fissate nella pratica della contemplazione, irrobustite nel lavoro intellettuale del << dolce far niente >>. Passeggiate come preghiere, caffè come oratori, teatri come chiese. Insomma chi vive lungo le Riviere del Mediterraneo non sempre ne vive i valori, ma sempre ne subisce, come il sole, più o meno prepotentemente, il fascino performativo. Così come tutti sono soggetti alla forza della natura ed al fascino del paesaggio, o di quel che ne resta, e dei miti fondativi. E’ per questo che l’espressionismo di Asgern Jorn ha un prima ed un dopo. Prima della sua permanenza a Gerba, dopo la sua permanenza a Gerba.. Così Matisse nei confronti del Marocco, e così per tutti gli altri artisti. In uno scambio che desideriamo continuare tra due territori del Mediterraneo, la doppia Nizza - Cemenelum e Νίκαια - e la doppia Savona - Vada e Savo - con la primavera sbocceranno alla Providence le opere di un nutrito gruppo di artisti del ponente ligure e del sud Piemonte. Ma questa è solo la prima tappa, a cui ne seguiranno, ma forse non ne seguiranno, altre. L’arte mediterranea è prima di tutto la conoscenza di oggetti, esperienze e manifestazioni, considerate dal sistema dell’arte, artistiche. Poi è l’incontro umano ed il confronto intellettuale tra gli artisti che vivono nei reciproci territori. In seguito, sarà la memoria consapevole di tutti coloro che producono oggetti artistici, che sarà costretta a confrontarsi con le proprie motivazioni e le reciproche ragioni. Lentamente si passerà dal vivere casuale tra le terre ed i popoli mediterranei, al subirne l’influsso, al farne fonte di ispirazione, fino a far parte della cultura mediterranea. Infine alcuni artisti riusciranno a produrre cultura mediterranea. Gli artisti, come gli artigiani, devono produrre oggetti utili e belli. L’utilità degli artisti consiste nel produrre immaginario. Agli artisti del Mediterraneo si chiede di produrre il senso del Mediterraneo.
Luigi Lirosi, studioso della cività mediterranea, animatore culturale, esponente dell'AIG (Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù), è presidente delle associazioni "Le Alpi del Mare" e "Asso di Cuori"