TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 8 novembre 2013

A Varigotti fra gli ulivi e il mare.



Giorgio Amico

A Varigotti fra gli ulivi e il mare.

Usciti da Varigotti in direzione Ponente, un sentiero quasi invisibile (non ci sono cartelli o indicazioni solo un pallino rosso come segnavia) parte dall'Aurelia e si inerpica sulla montagna che grava sul mare.

Si sale tra muri di villette, frutto dell'ondata di cemento degli anni '60. Niente a che fare con le mostruosità di Borgio Verezzi o di tanti altri luoghi della Riviera, gli edifici sono circondati dal verde e non stonano troppo con il paesaggio circostante, ma l'impressione è comunque di una presenza estranea. Sarà che pare un villaggio fantasma. Porte e finestre sbarrate a indicare un utilizzo solo balneare.



Poi, all'improvviso, tutto cambia. Entriamo nel bosco. Avanziamo in una galleria verde, in lontananza Punta Crena e la vecchia torre trecentesca. L'impressione di straniamento è forte. Pare di essere fuori dal mondo, di essere penetrati in una dimensione diversa.

Tutto attorno a noi muretti in pietra ci ricordano che solo di un'impressione si tratta. Quelle balze scoscese erano un tempo coltivate con un attaccamento e una devozione che aveva del religioso. Generazione dopo generazione su quelle fasce sassose, su quella terra aspra i nostri padri hanno tirato un'esistenza difficile, senza perdere mai la speranza.

Restano a testimoniarlo chilometri di muretti a secco (le nostre piramidi) e le tracce che qui è là ancora appaiono delle antiche mulattiere acciottolate che risalgono la montagna e la stringono come in un abbraccio.



Arriviamo a Isasco, antico insediamento ligure-romano, e ci mettiamo a cercare quello che resta della necropoli scavata nei primi anni Cinquanta. Non ci sono cartelli, né indicazioni di alcun genere. Anche per chi c'è già stato è difficile orientarsi. Sul sito, abbandonato da decenni, la vegetazione spontanea ha preso campo. Quello che ricordavamo come un cantiere archeologico è diventato un bosco. E non è un modo di dire. Finalmente fra gli alberi, i cespugli e i rovi, ritroviamo alcune di quelle tombe che testimoniano di un presenza millenaria.



Dall'alto la veduta sulla costa è stupefacente. Sotto un cielo gonfio di nubi nere il mare è una lastra d'ardesia solcata da squarci bianchi.



Nel pomeriggio il cielo schiarisce di nuovo, scendiamo a Varigotti seguendo un sentiero di cornice che attraverso zone boscate e coltivi conduce al mare. Anche questo è un percorso antichissimo, ricco di suggestione. Ad una svolta del sentiero ci appare un monolite che si stacca imperioso dalla parete. Un fallo di roccia che ci ricorda Penn, il signore delle vette degli antichi liguri che in suo onore alzavano pietre che ancora oggi marcano i sentieri.



Punta Crena, con le vecchie mura bizantine oggi sommerse dagli ulivi, è un tuffo nella storia. Saliamo alla torre che domina l'abitato e la spiaggia di Varigotti. La veduta è incantevole da entrambi i lati. Nei giorni limpidi, si possono vedere verso il largo i delfini tuffarsi fra le onde.



Sostiamo tra i resti di antiche mura. Dove oggi dominano macchia mediterranea e ulivi inselvatichiti, un tempo erano case e strade. Quelle antiche pietre sono intrise delle vite e dei sogni degli uomini e delle donne che lì condussero la loro vita.



Il capo roccioso chiudeva una piccola baia da dove partivano navi per i porti dell'Oriente, finché i genovesi non l'interrarono, preludio di quello che sarebbe poi toccato a Savona.

Dall'altro lato del capo la chiesetta di San Lorenzo, un luogo magico, carico di suggestioni. Mura di pietra calcinate dal sole e dal salino, un portale e pochi scalini su cui sedersi ad ascoltare la voce del vento e lo stridio dei gabbiani.


Scendiamo al litorale che è sera. La spiaggia è coperta di detriti portati dal mare. Qualcuno (forse dei bimbi) ci ha giocato a costruir ripari che paiono opere d'arte.



Ombre scure tagliano la linea dell'orizzonte e il mare è una promessa di quiete.