A Varigotti fra gli
ulivi e il mare.
Usciti da Varigotti in
direzione Ponente, un sentiero quasi invisibile (non ci sono cartelli
o indicazioni solo un pallino rosso come segnavia) parte dall'Aurelia
e si inerpica sulla montagna che grava sul mare.
Si sale tra muri di
villette, frutto dell'ondata di cemento degli anni '60. Niente a che
fare con le mostruosità di Borgio Verezzi o di tanti altri luoghi
della Riviera, gli edifici sono circondati dal verde e non stonano
troppo con il paesaggio circostante, ma l'impressione è comunque di
una presenza estranea. Sarà che pare un villaggio fantasma. Porte e
finestre sbarrate a indicare un utilizzo solo balneare.
Poi, all'improvviso,
tutto cambia. Entriamo nel bosco. Avanziamo in una galleria verde, in
lontananza Punta Crena e la vecchia torre trecentesca. L'impressione
di straniamento è forte. Pare di essere fuori dal mondo, di essere
penetrati in una dimensione diversa.
Tutto attorno a noi
muretti in pietra ci ricordano che solo di un'impressione si tratta.
Quelle balze scoscese erano un tempo coltivate con un attaccamento e
una devozione che aveva del religioso. Generazione dopo generazione
su quelle fasce sassose, su quella terra aspra i nostri padri hanno
tirato un'esistenza difficile, senza perdere mai la speranza.
Restano a testimoniarlo
chilometri di muretti a secco (le nostre piramidi) e le tracce che
qui è là ancora appaiono delle antiche mulattiere acciottolate che
risalgono la montagna e la stringono come in un abbraccio.
Arriviamo a Isasco,
antico insediamento ligure-romano, e ci mettiamo a cercare quello che
resta della necropoli scavata nei primi anni Cinquanta. Non ci sono
cartelli, né indicazioni di alcun genere. Anche per chi c'è già
stato è difficile orientarsi. Sul sito, abbandonato da decenni, la
vegetazione spontanea ha preso campo. Quello che ricordavamo come un
cantiere archeologico è diventato un bosco. E non è un modo di
dire. Finalmente fra gli alberi, i cespugli e i rovi, ritroviamo
alcune di quelle tombe che testimoniano di un presenza millenaria.
Dall'alto la veduta sulla
costa è stupefacente. Sotto un cielo gonfio di nubi nere il mare è
una lastra d'ardesia solcata da squarci bianchi.
Nel pomeriggio il cielo schiarisce di nuovo, scendiamo
a Varigotti seguendo un sentiero di cornice che attraverso zone
boscate e coltivi conduce al mare. Anche questo è un percorso
antichissimo, ricco di suggestione. Ad una svolta del sentiero ci
appare un monolite che si stacca imperioso dalla parete. Un fallo di
roccia che ci ricorda Penn, il signore delle vette degli antichi
liguri che in suo onore alzavano pietre che ancora oggi marcano i
sentieri.
Punta Crena, con le
vecchie mura bizantine oggi sommerse dagli ulivi, è un tuffo nella
storia. Saliamo alla torre che domina l'abitato e la spiaggia di
Varigotti. La veduta è incantevole da entrambi i lati. Nei giorni
limpidi, si possono vedere verso il largo i delfini tuffarsi fra le
onde.
Sostiamo tra i resti di
antiche mura. Dove oggi dominano macchia mediterranea e ulivi
inselvatichiti, un tempo erano case e strade. Quelle antiche pietre
sono intrise delle vite e dei sogni degli uomini e delle donne che lì
condussero la loro vita.
Il capo roccioso chiudeva
una piccola baia da dove partivano navi per i porti dell'Oriente,
finché i genovesi non l'interrarono, preludio di quello che sarebbe
poi toccato a Savona.
Dall'altro lato del capo
la chiesetta di San Lorenzo, un luogo magico, carico di suggestioni.
Mura di pietra calcinate dal sole e dal salino, un portale e pochi
scalini su cui sedersi ad ascoltare la voce del vento e lo stridio
dei gabbiani.
Scendiamo al litorale che
è sera. La spiaggia è coperta di detriti portati dal mare. Qualcuno
(forse dei bimbi) ci ha giocato a costruir ripari che paiono opere
d'arte.
Ombre scure tagliano la
linea dell'orizzonte e il mare è una promessa di quiete.