“Per Beppe Dellepiane
le parole sono carne, gli oggetti si animano e il corpo è il
supporto inevitabile di ogni possibile scrittura. Per questo anche la
carta è viva, non più diaframma che ci separa dal mondo, ma essa
stessa realtà concreta, biologicamente palpitante, mortale.
Uso il corpo come
fosse carta
e la carta
come fosse corpo
Disegno e parola, incisione e concetto non sono giustapposti ma si confermano vicendevolmente di esistere, un’esistenza altrimenti così flebile da sfiorare l’invisibile, il mistico umanizzato dalla nevrosi”.
Beppe Dellepiane nasce il
12 luglio 1937 a Bolzaneto. L’ambiente in cui trascorre i
primi anni è quello della Genova industriale fra le due guerre.
Inizia ad esporre nella
seconda metà degli anni ’50. La sua ricerca, dalle prime prove tra
Informale e Poesia Visiva, si orienta nel successivo decennio in
direzione oggettuale con piccoli assemblaggi su tavola (Ex voto) in
seguito distrutti.
Nel 1971 la presentazione
a Genova dell’installazione Bici-ambivalente alla galleria Unimedia
di Caterina Gualco e a Savona, al Brandale di Stelio Rescio, della
Madonna della seggiola segnano l’inizio del periodo di maggior
fortuna critica dell’artista, che espone a Napoli e a Torino
(1973), a Roma, Spoleto e Graz (1974), a Milano (1976). Si segnala
frattanto come uno dei performers di punta della scena nazionale.
Tra la fine degli anni
’70 e i primi anni ’80 prosegue un’intensa attività espositiva
in spazi privati e pubblici, nel cui ambito spiccano la personale
tenuta a Genova, alla Gomma Gutta, nel 1981 e la grande mostra “A
Guido Gozzano”, allestita a Palazzo Bianco nel 1982, presentata da
Attilio Sartori.
Nel corso del 1984 la morte della figlia Francesca provoca nell’artista una profonda crisi esistenziale che lo distoglie a lungo dall’attività pubblica, nella quale rientra nel 1997 con la retrospettiva (“Metafore, metonimie, trasmutazioni”) ordinata da Sandra Solimano presso il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce, al quale in precedenza aveva donato le opere di grande dimensione realizzate tra il 1980 e il 1984.
Nel corso del 1984 la morte della figlia Francesca provoca nell’artista una profonda crisi esistenziale che lo distoglie a lungo dall’attività pubblica, nella quale rientra nel 1997 con la retrospettiva (“Metafore, metonimie, trasmutazioni”) ordinata da Sandra Solimano presso il Museo d’arte contemporanea di Villa Croce, al quale in precedenza aveva donato le opere di grande dimensione realizzate tra il 1980 e il 1984.
Nel 1999 Dellepiane
pubblica presso l’editore De Ferrari il volume di poesie “L’amor
te sensica. Diario di Monsignor Scazonte (1980-1985)”.
Negli anni più recenti
tiene diverse esposizioni in Italia e all’estero: a Zurigo
(“Materiale–Spirituale”, Istituto Italiano di Cultura, 2004,
con Piergiorgio Colombara e Carlo Merello), Torino (Fusion art
Gallery, 2004), Albissola Marina (Centro Balestrini, 2011) e Genova
(“Pan perdù”, Andrea Ciani artecontemporanea e Joyce & Co.,
2009; “Ombra e sogno sono il peso della luce”, Palazzo Ducale,
Spazio 42r, 2012; “Cristo motore e altre opere”, Museattivo
Claudio Costa, 2014).
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