TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 11 maggio 2017

Don Lorenzo Milani a Savona


In occasione dei 50 anni dall’uscita di “Lettera a una professoressa” (maggio ’67) e dalla morte (giugno ’67).

Sabato 13 maggio ore 18.00
Libreria Ubik Savona

Don Lorenzo Milani a Savona”

Incontro sulla figura del Priore di Barbiana, sui 6 mesi trascorsi a Vado Ligure e Savona nel 1939.
Partecipano la nipote di don Milani
VALERIA MILANI COMPARETTI
autrice del libro “Don Milani e suo padre. Carezzarsi con le parole” (Edizioni Conoscenza), e la dottoressa VALENTINA OLDANO co-curatrice del libro “Don Milani Tutte le opere” (I Meridiani Mondadori).

Lorenzo Milani per motivi di salute ha vissuto 6 mesi a Vado Ligure nel 1939 (e per un breve periodo anche nel 1935), studiando al Liceo Chiabrera di Savona. In occasione dei 50 anni della morte del priore di Barbiana, la Ubik incontrerà la nipote, e verranno visionati e raccontati documenti inediti: le lettere scritte da Vado Ligure alla famiglia, le pagelle del Liceo Chiabrera, ecc.

Battezzato durante le persecuzioni razziali, nel 1943 Lorenzo entra in seminario a Firenze, e diventa sacerdote; cappellano a San Donato di Calenzano, vi fonda una scuola serale. Rimosso dall’incarico e inviato nel ‘54 come priore a Barbiana, minuscola parrocchia di montagna nel Mugello.  La sua attività didattica, all’insegna del motto “I care” (“Mi interessa”, opposto allo slogan fascista “Me ne frego”), varca presto i confini locali trasformandosi nell’esempio di una scuola inclusiva per i figli di contadini e operai (esperienza da cui ha origine “Lettera a una professoressa”). Gravemente malato dal 1960, muore il 26 giugno 1967.