Dopo
le note disavventure, riprendiamo a postare cose belle, come questo
contributo di un nostro caro amico, fotografo di grande talento, che
ci racconta di un altro amico che purtroppo non c'è più.
Alberto Cane
Nico Orengo a dieci
anni dalla scomparsa
Il tempo vola. Già dieci
anni!
In occasione
dell'anniversario è stato pubblicato questo libro "Nico Orengo,
poeta della pagina e della vita" un lavoro corale al quale hanno
collaborato gli amici più cari, ognuno seguendo la propria
sensibilità nel far rivivere ricordi di fatti e atmosfere. L’intento
condiviso da tutti è stato quello di restituire un’immagine di
Nico, sorridente e ironico, qual era nella vita e nell’arte, al di
fuori di ogni retorica. Molte fotografie.
Il 30 maggio ai Giardini
Hanbury si terrà una Giornata di studi in sua memoria "La somma
di tutti paesaggi"
https://www.facebook.com/events/2167753516594958/
Di più sul mio blog
http://albertocane.blogspot.com/…/nico-orengo-dieci-anni-da…
Il mio breve intervento
Re: Cartucce da volpe
Successe che qualcuno gli fece avere "La Gazzetta di Isolabona" che avevo realizzato assieme a dei ragazzini in un periodo di forzato riposo dopo un incidente stradale. E di quel foglio - ne erano usciti già parecchi numeri - forse lo colpì l'ironia leggera e spensierata che affiorava nei titoli e nel testo. Così Nico si mise subito in contatto con me via email. Rimbalzavano quei messaggi, fra domande sue e risposte mie, e per pigrizia di entrambi quel Re: cartucce da volpe rimase a lungo l'oggetto, anche quando da quell'argomento (si riferiva a mio padre che fu il primo a Isolabona a cacciare un cinghiale sparandogli con cartucce da volpe) eravamo passati ad altri e altri ancora. Chiedeva, e io se potevo l'accontentavo.
Finalmente ci
incontrammo, proprio a Isolabona al ristorante Piombo, per la
presentazione de "La curva del latte". Sala stracolma e,
sorpresa, gli facemmo trovare in carne e ossa personaggi e parenti di
personaggi che aveva raccontato nel romanzo. Correva l'anno
duemiladue. Cominciò lì la nostra amicizia. E da allora ogni
reincontro era una festa, fosse per un libro fosse per una cena o per
entrambe le cose come di solito succedeva. Lo convincemmo
addirittura, lui che non amava la montagna, a fare scampagnate nei
boschi lassù in alto, e così scoprì, con stupefatta meraviglia,
lati della Liguria interna che non immaginava.
Poi cominciammo a
fantasticare e non furono solo castelli in aria perché certe
fantasie un po’ folli le facemmo avverare. Come il ritrovamento,
sotto gli occhi di una grande folla in visibilio, di un'enorme
anguilla colorata e la performance de "Il barone rampante"
sulle rive del Merdanzo brulicante di personaggi in costume. Muoveva
a divertimento grandi e piccini, com'era l'intima linfa della sua
scrittura. E continuò a farci divertire anche due anni dopo che se
n'era andato, quando inscenammo "Islabonita" e in
contemporanea gli intitolammo una piazzetta in maniera così
antiretorica che di sicuro gli sarà scappato un lieto sorriso di
compiacimento.
#nico_orengo #giardini_hanbury