Vilma Filisetti
Per un 8 Marzo di sostanza
Molte di noi già da tempo considerano l'8 Marzo un rituale vuoto, consumistico, inutilmente celebrativo.
Le donne non sono (più) una specie da difendere, tutelare, far crescere: siamo ormai a pieno titolo nel lavoro, nelle istituzioni, in politica, nel mondo.
Certamente esistono ancora disparità e ingiustizie e i diritti e le conquiste delle donne stentano a farsi largo nella nostra società e cultura così come nelle società e culture del mondo ormai globalizzato. Siamo però fortemente coscienti di esserci e di valere.
L'8 Marzo che proponiamo oggi è di sostanza: è fatto di memoria, del cammino che abbiamo percorso e di coscienza dell'importanza del nostro modo di essere nel mondo.
Una nuova autocoscienza: tenere conto di sè e non pensare solo a sè, per riallacciare i fili di un'esperienza comune e superare il disagio di una frammentazione.
Questo è il messaggio politico che vogliamo cominciare a diffondere.
Buon 8 Marzo a tutte!
Betti Briano
La biblioteca delle donne torna a vivere
Il fondo librario e documentario affidato alla biblioteca del Liceo Scientifico ‘O.Grassi’ ha un’origine e una storia strettamente connessa alla genesi e al percorso del femminismo savonese e ne riflette, attraverso la stratificazione di voci e culture diverse, la peculiare caratteristica composita e‘plurale’,
Riunisce materiali raccolti e conservati personalmente da donne appartenenti a quel nucleo che, a partire dai primi anni ’70, ha inteso dar vita, come del resto in ogni parte d’Italia e in tutto l’occidente, ad una politica delle donne differente e distinta rispetto alla tradizione emancipazionista dei movimenti femminili di ispirazione liberal-democratica e di sinistra.
Dalla raccolta individuale si è passate ad un lavoro collettivo di documentazione, con la messa a disposizione del pubblico femminile frequentante il Centro Studi Medicina Donna, nato intorno alla metà degli anni’70 sull’onda dell’esperienza dei consultori autogestiti, movimento assai vasto che in Italia ha preceduto l’istituzione dei Consultori Familiari pubblici.
Verso la fine degli anni ’70, l’attività consultoriale perde progressivamente centralità ( fino a cessare), e assume sempre maggior rilievo il lavoro di raccolta di libri, documenti e riviste, il servizio di prestito, e la divulgazione del dibattito culturale e politico presente all’interno del femminismo italiano.
Il gruppo che porta avanti tale attività prende nome ‘Biblioteca delle Donne’; esso risulta composto sia da donne appartenenti al primo nucleo femminista (Collettivo femminista Savonese) sia provenienti da altre esperienze e soprattutto da quelle più attive nell’UDI, la cui storica ispirazione emancipazionista aveva ormai accolto la contaminazione delle istanze del femminismo italiano ed internazionale.
L’attività andrà avanti per quasi due decenni. Gli ultimi anni saranno oltremodo faticosi e proprio la fatica sarà la causa delle fine di quell’esperienza. Va, però, detto che l’affaticamento è in massima parte, anche se non esclusivamente, imputabile al disinteresse e alla miopia della classe politica locale.
Il problema finanziario ma soprattutto l’indisponibilità di una sede idonea, hanno costretto a un decennio di traslochi da una sede di Quartiere o di Circoscrizione all’altra. Se si persa che traslocare e ogni volta riorganizzare una biblioteca esclusivamente con lavoro volontario non è certo come traslocare un qualunque ufficio, si può intuire come la mancanza di risorse, l’incertezza e lo stress possano aver avuto la meglio su qualunque progetto e su qualunque buona motivazione.
Così alla morte dell’associazione seguirà nel 2002 la cancellazione della biblioteca, col trasferimento coatto del materiale dalla sede della 1°Circoscrizione ai magazzini della Biblioteca Civica. Il lavoro di anni, un patrimonio di testi e documenti, ordinati e classificati, sul primo ventennio del femminismo , che ha eguali in pochi Centri in Italia, era divenuto- per una istituzione che dovrebbe incarnare la democrazia del territorio- un volume da sgomberare. Ciò nella totale assenza ed afasia delle autorità locali deputate all’amministrazione della cultura.
Non sono recriminazioni, sono i fatti, è la storia. Abbiamo voluto richiamarli allo scopo di far apparire al pubblico, in tutta la sua pienezza, il merito, la lungimiranza ed il valore dell’iniziativa di coloro che hanno contribuito a riportare in vita e mettere a disposizione della collettività un bene così prezioso.
Le protagoniste di quell’esperienza, pur nel rammarico della scomparsa della loro associazione, non possono che gioire ed essere grate per la resurrezione della loro creatura e per le cure che essa ha ricevuto e riceverà in seguito da mani non meno amorevoli di chi le ha dato la (prima) vita.
La biblioteca delle donne torna a vivere
Il fondo librario e documentario affidato alla biblioteca del Liceo Scientifico ‘O.Grassi’ ha un’origine e una storia strettamente connessa alla genesi e al percorso del femminismo savonese e ne riflette, attraverso la stratificazione di voci e culture diverse, la peculiare caratteristica composita e‘plurale’,
Riunisce materiali raccolti e conservati personalmente da donne appartenenti a quel nucleo che, a partire dai primi anni ’70, ha inteso dar vita, come del resto in ogni parte d’Italia e in tutto l’occidente, ad una politica delle donne differente e distinta rispetto alla tradizione emancipazionista dei movimenti femminili di ispirazione liberal-democratica e di sinistra.
Dalla raccolta individuale si è passate ad un lavoro collettivo di documentazione, con la messa a disposizione del pubblico femminile frequentante il Centro Studi Medicina Donna, nato intorno alla metà degli anni’70 sull’onda dell’esperienza dei consultori autogestiti, movimento assai vasto che in Italia ha preceduto l’istituzione dei Consultori Familiari pubblici.
Verso la fine degli anni ’70, l’attività consultoriale perde progressivamente centralità ( fino a cessare), e assume sempre maggior rilievo il lavoro di raccolta di libri, documenti e riviste, il servizio di prestito, e la divulgazione del dibattito culturale e politico presente all’interno del femminismo italiano.
Il gruppo che porta avanti tale attività prende nome ‘Biblioteca delle Donne’; esso risulta composto sia da donne appartenenti al primo nucleo femminista (Collettivo femminista Savonese) sia provenienti da altre esperienze e soprattutto da quelle più attive nell’UDI, la cui storica ispirazione emancipazionista aveva ormai accolto la contaminazione delle istanze del femminismo italiano ed internazionale.
L’attività andrà avanti per quasi due decenni. Gli ultimi anni saranno oltremodo faticosi e proprio la fatica sarà la causa delle fine di quell’esperienza. Va, però, detto che l’affaticamento è in massima parte, anche se non esclusivamente, imputabile al disinteresse e alla miopia della classe politica locale.
Il problema finanziario ma soprattutto l’indisponibilità di una sede idonea, hanno costretto a un decennio di traslochi da una sede di Quartiere o di Circoscrizione all’altra. Se si persa che traslocare e ogni volta riorganizzare una biblioteca esclusivamente con lavoro volontario non è certo come traslocare un qualunque ufficio, si può intuire come la mancanza di risorse, l’incertezza e lo stress possano aver avuto la meglio su qualunque progetto e su qualunque buona motivazione.
Così alla morte dell’associazione seguirà nel 2002 la cancellazione della biblioteca, col trasferimento coatto del materiale dalla sede della 1°Circoscrizione ai magazzini della Biblioteca Civica. Il lavoro di anni, un patrimonio di testi e documenti, ordinati e classificati, sul primo ventennio del femminismo , che ha eguali in pochi Centri in Italia, era divenuto- per una istituzione che dovrebbe incarnare la democrazia del territorio- un volume da sgomberare. Ciò nella totale assenza ed afasia delle autorità locali deputate all’amministrazione della cultura.
Non sono recriminazioni, sono i fatti, è la storia. Abbiamo voluto richiamarli allo scopo di far apparire al pubblico, in tutta la sua pienezza, il merito, la lungimiranza ed il valore dell’iniziativa di coloro che hanno contribuito a riportare in vita e mettere a disposizione della collettività un bene così prezioso.
Le protagoniste di quell’esperienza, pur nel rammarico della scomparsa della loro associazione, non possono che gioire ed essere grate per la resurrezione della loro creatura e per le cure che essa ha ricevuto e riceverà in seguito da mani non meno amorevoli di chi le ha dato la (prima) vita.