Giorgio Amico
Contro venti e maree. Victor Serge
Agli inizi del 1936,
Victor Serge, espulso dall'URSS, trova rifugio in Belgio. Un giornale
sindacale, La Wallonie, che esce a Liegi, gli permette di scrivere,
mentre in Francia, la stampa di sinistra, espressione del Fronte
Popolare, dominata dagli stalinisti, non solo rifiuta la sua
collaborazione, ma lo dipinge come un calunniatore prezzolato dell'URSS e un
provocatore trotskista. Qualcuno, riprendendo la sua antica condanna a
cinque anni di carcere nel processo alla Banda Bonnot, lo definisce
sprezzantemente “bandito anarchico”.
In una nota che esce
ogni settimana Victor Serge racconta i grandi temi dell'attualità
poltica internazionale di quattro anni di fuoco (1936-40): l'avanzata
del fascismo, la degenerazione criminale dello stato sovietico, la
rivoluzione spagnola. Una cronaca politica attenta ai particolari e
mai ideologica, anche se Serge si considera orgogliosamente uomo di
parte schierato senza pentimenti o remore dalla parte degli oppressi,
che si condensa in 203 articoli, 93 dei quali raccolti in un
volume intitolato Ritorno all'Ovest, pubblicato dalle edizioni Agone
di Marsiglia.
“Scrittore militante”,
come lui stesso si definisce nel suo primo articolo, Retour à
l'Occident, del 12 giugno 1936, Victor Serge continua una battaglia
iniziata molti anni prima proprio in Belgio e proseguita poi in
Francia, Spagna, Russia, Austria, Germania e poi ancora in Russia,
prima da anarchico individualista, poi da militante bolscevico e
infine da comunista critico e libertario.
Una battaglia combattuta con la penna e la parola, totalmente inserita nelle battaglie politiche e sociali del suo tempo, da grande giornalista militante capace di disegnare in poche frasi ritratti indimenticabili di uomini e di fatti. Una voce libera, nemica giurata di ogni forma di totalitarismo, che la repressione staliniana prima durante il suo soggiorno in URSS e la calunnia poi al tempo del ritorno in Occidente non riusciranno a zittire.
Grande autore ritratti,
dicevamo. Ritratti di personaggi ancora oggi celebri o dimenticati,
vittime della controrivoluzione staliniana e fascista: il
sindacalista spagnolo Angel Pestana, l'anarchico italiano Francesco
Ghezzi deportato da Stalin, l'antifascista Carlo Rosselli rifugiato
in Francia e assassinato dall'estrema destra, lo scrittore russo
Boris Pilniak, Edouard Berth, amico di Georges Sorel, Antonio Gramsci
o ancora Léon Sedov, figlio di Trotsky, morto in condizioni
mai chiarite a Parigi probabilmente per mano di agenti della GPU.
Ritratti che si mescolano
alla denuncia sprezzante dei carnefici e all'amara constatazione del
cedimento e del tradimento di chi, come Gorki, pure aveva saputo un
tempo stare dalla parte giusta.
Pagine che raccontano
l'eroismo e la dignità dei comunisti antistaliniani incarcerati nel
gulag siberiano e in via di liquidazione fisica, o degli operai e
contadini anarchici spagnoli che a mani quasi nude combattono contro
le truppe di Franco sostenute e armate nell'indifferenza
dell'Occidente democratico, dall'Italia di Mussolini e dalla Germania
di Hitler.
Una voce libera che grida
in un campo di rovine e che non si tacerà neppure con lo scoppio
della guerra e l'invasione del Belgio da parte delle armate tedesche.
Di nuovo esule, Victor Serge passerà in Francia, a Marsiglia e poi
in Messico, minato nel fisico (è gravemente malato di cuore), ma non
nel morale perchè «nessun pericolo, nessuna amarezza giustificano
la disperazione – perché la vita continua ed essa avrà l'ultima
parola.»
Victor Serge
Retour à l'Ouest
Agone, 2010
23 euro