E' notizia di oggi
l'apertura di indagini riguardo alle dichiarazioni del filosofo
Gianni Vattimo e dello scrittore Erri De Luca sui fatti della Val
Susa e il sabotaggio. Soffia di nuovo una brutta aria che ci ricorda
gli anni '70 e la repressione militar/giudiziaria del dissenso.
Ancora una volta occorre decidere da che parte stare. E il nostro
modo di farlo è cercare di fare chiarezza. Cosa vuol dire
“Sabotaggio” e cosa c'entra con la lotta per il lavoro e la
democrazia? E' davvero assimilabile al terrorismo? A queste domande
rispondiamo riproponendo l'intervento di Erri De Luca che ha
scatenato la polemica e una nostra piccola nota storica.
Erri De Luca
Sabotaggio, quando la
memoria aiuta
Uno storico ufficiale,
stipendiato per trasmettere storia, che trascura i fatti a beneficio
di una sua tesi, commette omissione in atti di suo ufficio. Stabilito
questo, non sono uno storico ma ho il vantaggio di avere buona
memoria. Negli anni '70 ho fatto parte di una organizzazione
rivoluzionaria di nome Lotta Continua che interveniva attivamente
nelle lotte di fabbrica, sotto la guida di intellettuali e di operai.
Nacque e si ramificò negli impianti industriali del nord. Un paio di
strofe di canzoni politiche di allora: «Sabotar la produzione, non
c'è altra soluzione» (Canzoniere del Potere Operaio di Pisa).
«Pensa un po', pensa un po': avvitare due bulloni e il terzo no».
Nelle officine di quegli
anni si cominciarono a praticare forme di sabotaggio della produzione
che rafforzarono enormemente il potere contrattuale degli operai: il
salto della scocca, gli scioperi a gatto selvaggio. Il salto della
scocca era un'operazione di montaggio non effettuata del singolo
pezzo in transito sulla postazione di lavoro. Faceva impazzire i
reparti di lavorazione a valle. Sciopero a gatto selvaggio: senza
preavviso interrompeva brevemente e a casaccio le lavorazioni di
piccole unità, imballando tutta la linea di produzione a monte e a
valle. Erano forme di lotta che costavano poco agli operai e molto al
padronato.
Sono stato operaio in
quei capannoni, ho visto, ho praticato. Da quelle interruzioni
partivano i cortei interni dentro la fabbrica che andavano a bloccare
anche i reparti che continuavano a lavorare. Il chiasso delle
officine veniva sovrastato dal frastuono di un corteo di operai che
s'ingrossava a torrente finendo in un'assemblea spontanea. Gli operai
prendevano così la parola e non la restituivano. I grandi impianti a
catena di montaggio erano efficienti ma fragili di fronte a queste
nuove forme di lotta. Questa pratica diffusa era un dichiarato
sabotaggio della produzione e procurò la grande ondata di lotte
operaie degli anni '70 , vincenti e di massa. Successe così in
Italia il più forte decennio di riscatto della manodopera
industriale di tutto l'occidente.
Quelle lotte massicce per
quantità e compattezza produssero contratti di lavoro favorevoli,
imponendo aumenti in paga base uguali per tutti, bonifiche di
ambienti lavorativi malsani come i reparti di verniciatura. Di
recente scioperi a gatto selvaggio sono stati indetti e praticati dai
sindacati metalmeccanici degli stabilimenti Indesit di Melano e
Albacina. Basta un po' di memoria di testimone per mettere la parola
sabotaggio dentro la più certa tradizione di lotta operaia. Uno
storico che si permette di ignorarla è un rinnegato della sua
professione.
Il manifesto 15 settembre
2013
Giorgio Amico
Lotta operaia e
sabotaggio. I Molly Maguires
Verso la metà
dell'Ottocento una grande ondata migratoria partì dall'Irlanda
diretta verso gli Stati Uniti. Questi uomini fuggivano la fame e
l'oppressione coloniale inglese. Cercavano lavoro e libertà,
finirono nel West a costruire ferrovie o nelle miniere di antracite
della Pennsylvania.
Scoprirono presto che
l'America sognata poteva essere tanto oppressiva quanto l'Irlanda da
cui erano fuggiti. Discriminati perchè cattolici, ridicolizzati come
ubriaconi e attaccabrighe, gli unici lavori che trovarono furono i
meno pagati e i più pericolosi, quelli che nessuno voleva fare.
Molti si arruolarono
nell'esercito e finirono a combattere i nativi nel West; i film di
John Ford li resero immortali, ma erano oppressi che combattevano
altri oppressi. I più si trovarono a scavare carbone in miniere
prive di ogni misura di sicurezza, senza diritti.
The Molly Maguires (1970) |
Poichè la legge vietava
ogni tipo di associazione operaia, i più coraggiosi e decisi fra
loro costruirono un'organizzazione segreta, L'antico Ordine degli
Iberni. Il loro modello erano i Molly Maguires, leggendari
combattenti per la libertà nelle campagne irlandesi contro le
angherie dei proprietari terrieri inglesi. La forma di lotta fu il
sabotaggio degli impianti, la dinamite la loro arma.
Scioperare non aveva
senso. I padroni delle miniere sostituivano i minatori in sciopero
con crumiri, altri immigrati appena sbarcati in America, uomini
disperati, pronti a lavorare a qualunque condizione. Come costringere
i signori del carbone a trattare? Come fermare la produzione? La
soluzione fu il sabotaggio. Nei monti Appalachi apparvero i Molly
Maguires e iniziarono a far saltare i pozzi. Contro questa forma di
lotta il crumiraggio era impotente e così i fucili delle milizie
padronali.
Nel 1875 un grande
sciopero bloccò le miniere. I pozzi saltavano e la mobilitazione
cresceva. L'America inorridì. I giornali descrissero i Molly
Maguires come pazzi sanguinari. I padroni si rivolsero ai
Pinkertons, un'agenzia investigativa privata specializzata nella
repressione delle lotte operaie.
James McParlan, un
irlandese agente della Pinkerton, fu infiltrato fra i minatori in
sciopero. Reclutato nell'Antico Ordine degli Iberni, McParlan
denunciò i suoi compagni. 60 minatori furono arrestati, 20
condannati a morte e impiccati come Molly Maguires.
Il 21 giugno 1877 i loro
corpi pendevano dalle forche. Giustizia era fatta e i benpensanti
tirarono un respiro di sollievo. La democrazia americana era salva.
Ma i Molly Maguires non
furono dimenticati. Troppo forte era stata la paura che avevano messo
ai signori del carbone. Quasi mezzo secolo dopo ancora se ne
scriveva. In “La Valle della paura” (1915) Sherlock Holmes indaga
sugli ultimi seguaci della setta (dipinta come spietata e criminale)
che vogliono vendicare i loro martiri.
Il movimento degli anni
'60 li fece suoi. Nel 1970 Martin Ritt raccontò la loro storia in
uno splendido film (The Molly Maguires diventato “I cospiratori”
nella versione italiana) proprio mentre nei Monti Appalachi, i
minatori di Harlan County portavano avanti una grande lotta contro la
mancanza di sicurezza nelle miniere. Ancora una volta contro
l'intransigenza padronale il sabotaggio degli impianti diventò
forma di lotta, espressione della volontà operaia di non cedere alla
repressione.
Di nuovo si sentiva nel
vento la canzone dei Molly Maguires:
Make way for the Molly
Maguires.
They're drinkers, they're
liars, but they're men.
Make way for the Molly
Maguires.
You'll never see likes of
the again.
Fate largo ai Molly
Maguires.
Erano bevitori e
bugiardi, ma erano uomini.
Fate largo ai Molly
Maguires.
Non si vedranno mai più
uomini come loro.