TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 5 ottobre 2013

Bombe di Savona: era a Celle ligure l'arsenale del gruppo stragista La Fenice



Giorgio Amico

Bombe di Savona: era a Celle ligure l'arsenale del gruppo stragista La Fenice

Il 7 aprile 1973 il fascista Nico Azzi resta gravemente ferito mentre sul treno Torino-Roma tenta di innescare una bomba che deve provocare una strage. Poco prima Azzi si era fatto vedere dai passeggeri con in mano il giornale “Lotta Continua”. L'intenzione è di far attribuire la strage all'estrema sinistra. Non si tratta di un gesto isolato: altri attentati ai treni sono in programma. L'obiettivo è creare il caos, attribuirlo alla sinistra, perchè poi i militari golpisti dell'organizzazione NATO Rosa dei venti intervengano per riportare l’ordine.

Nico Azzi è un militante del gruppo “La Fenice” di Milano, organizzazione di estrema destra legata a Ordine Nuovo. Uomini della Fenice sono coinvolti nella strage di Piazza della Loggia del maggio 1974.

In quel periodo incominciano ad esplodere le bombe di Savona.

L'inchiesta della Procura di Milano su La fenice e il suo capo Carlo Rognoni porta alla scoperta che il deposito di esplosivi del gruppo era a Celle ligure, a 10 chilometri da Savona.

Una "coincidenza" perlomeno inquietante.

Riportiamo uno stralcio della sentenza del giudice Guido Salvini.



“Nico AZZI, dopo una serie di contatti con personale del R.O.S. Carabinieri, pur senza divenire in alcuna forma un collaboratore e sottolineando sempre l’immutata fedeltà ai propri principi ideologici, ha ritenuto giusto rivelare che un deposito di esplosivo sotterrato del gruppo La Fenice esisteva ancora nell’entroterra ligure, nel territorio del comune di Sanda, non lontano dalla villetta di proprietà di Giancarlo ROGNONI a Celle Ligure.

Tale deposito (da cui provenivano sia i panetti di tritolo utilizzati per l’attentato al treno del 7.4.1973 sia le bombe a mano SRCM lanciate durante la manifestazione in cui fu ucciso l’agente Antonio Marino; int. AZZI, 10.2.1995, f.2), la cui esistenza era nota solo a lui, ROGNONI e Francesco DE MIN e che con ogni probabilità non era stato più toccato dopo l’arresto di AZZI nell’aprile 1973 e la fuga all’estero di ROGNONI, consisteva in tre contenitori di plastica, occultati in una buca di scarsa profondità con assi di legno poste nel fondo della stessa, contenenti detonatori al fulminato di mercurio e bombe a mano SRCM, rubate dallo stesso AZZI presso la Caserma di Imperia ove aveva prestato il servizio militare, alcune munizioni ed esplosivo del tipo ANFO utilizzato nelle cave (int. AZZI, 10.2.1995 ff.3-4 e rapporto del R.O.S. Carabinieri in data 15.10.1994, f.2).

Nico AZZI si era reso anche disponibile a tentare l’individuazione e il recupero di tale deposito, ma il sopralluogo effettuato il 12.10.1994 da lui insieme a personale del R.O.S. dava esito solo parzialmente positivo in quanto, pur essendo stato individuato il casolare ove si trovava il deposito, non era stato più possibile localizzare il punto esatto dell’interramento essendo venuti meno, a oltre vent’anni di distanza, per i numerosi incendi che avevano toccato la zona e per la conseguente modifica della vegetazione, i punti di riferimento ricordati da AZZI.

Si riteneva inoltre inutile proseguire le ricerche con mezzi tecnici sofisticati quali metal-detector sia per la presenza nel terreno di minerali ferrosi, che avrebbero comunque reso lunga e costosa la ricerca, sia perché lo stato di abbandono della zona esclude comunque che l’esistenza del deposito possa costituire un pericolo per l’incolumità di qualcuno.

Francesco DE MIN, sentito in qualità di indiziato in data 18.3.1995, ha ammesso di essere al corrente dell’esistenza del deposito di esplosivo, sostenendo tuttavia di esserne venuto a conoscenza quando il suo allestimento era già avvenuto.

In particolare, nel marzo 1973 quando, poche settimane prima del fallito attentato al treno Torino-Roma, tutto il gruppo aveva partecipato al convegno a Genova del Centro Studi Europa, egli, con la sua autovettura, aveva accompagnato AZZI e ROGNONI sino a Celle Ligure e poi a piedi i tre avevano raggiunto la località isolata ove era stato sotterrato il materiale.

Secondo DE MIN in tale occasione ROGNONI ed AZZI intendevano solo verificare lo stato dei luoghi e controllare che non vi fossero pericoli di deterioramento, cosicchè il gruppo si era limitato a guardare a livello superficiale senza scavare sin nel punto ove si trovavano i contenitori (int. citato, f.2).

Anche Mauro MARZORATI, seppure con toni più sfumati, ha dichiarato di aver appreso, durante un’esercitazione effettuata proprio nell’entroterra di Celle Ligure con ROGNONI, AZZI, DE MIN e altri camerati, che in quella zona esisteva un deposito di esplosivo o qualcosa del genere di pertinenza del gruppo (dep. 31.3.1995, f.2).

Inoltre Biagio PITARRESI ha riferito che, all’inizio degli anni ‘70, ROGNONI gli aveva confidato che nell’entroterra di Celle Ligure era stato sotterrato dell’esplosivo, fornendo a PITARRESI anche gli essenziali punti di riferimento.

Biagio PITARRESI, qualche tempo dopo, si era recato sul posto con un altro camerata per allenarsi all’uso delle armi da fuoco e aveva cercato di individuare il deposito, senza tuttavia riuscirci (dep. 9.9.1986, ff.2-3).

Giancarlo ROGNONI, come prevedibile, ha escluso di sapere alcunché di tale deposito di esplosivo (int. 22.12.1995, f.2), ma la circostanza più interessante in proposito è comunque emersa da un interrogatorio di Martino SICILIANO:

"Io sono stato ospite nella casa di ROGNONI a Celle Ligure per uno o due giorni dopo il mio matrimonio con Ada Giannatiempo, nel 1971. Nell'occasione ROGNONI mi confidò che, non distante dalla sua casa, verso l'interno di Celle Ligure, in una zona impervia, avevano costituito un deposito di armi ed esplosivi sottoterra. Faccio presente che la casa di Rognoni a Celle Ligure si trovava alla periferia del paese, verso l'interno, e subito alle sue spalle ci sono le montagne.

Parlai per caso con Bobo LAGNA di questa circostanza ed egli mi disse che non solo non c'era più la casa di Celle Ligure, ma anche che il deposito di esplosivo e munizioni, pur ancora esistente, non era più raggiungibile perché l'assetto del territorio era cambiato e non era più possibile orientarsi.
Bobo Lagna, a Mestre, era colui che si occupava di tenere i contatti con Anna Cavagnoli quando Rognoni era detenuto e quindi anche delle iniziative di aiuto in suo favore ed evidentemente in tale contesto egli aveva appreso del deposito. Del resto Lagna aveva frequentato a Mestre Pietro BATTISTON che veniva a Venezia con una certa frequenza". (SICILIANO, int.18.3.1996, f.6).

La circostanza riferita da Martino SICILIANO è assai significativa in quanto, tenendo presente che Bobo LAGNA (deceduto nel 1993) era uno degli uomini di fiducia di Delfo ZORZI, la conoscenza da parte del gruppo mestrino del deposito di esplosivo allestito da Giancarlo ROGNONI e dagli altri milanesi evidenzia ancora una volta la sinergia operativa di antica data fra i due gruppi.

(…)


(Sentenza - ordinanza del Giudice Istruttore presso il Tribunale Civile e Penale di Milano, dr. Guido Salvini, nel procedimento penale nei confronti di ROGNONI Giancarlo ed altri)