Triora. Particolare degli affreschi della chiesa di S. Bernardino
Un convegno ad Albenga
ha affrontato il tema della stregoneria dai processi di Triora alla
Wicca contemporanea.
Federica Pelosi
Streghe nel Savonese
dossier dei cacciatori di sepolture anomale
Albenga - Le
streghe-bambine di Albenga fanno risorgere a poco a poco antiche
storie misteriose che riguardano tutto il ponente ligure. Per lo più
leggende, ma che trovano riscontro anche in alcuni documenti storici,
tutti da decifrare e analizzare. Se ne è parlato ieri nel corso del
convegno “A proposito di streghe: quando la diversità
spaventa” che, prendendo spunto dalle sepolture
anomale nell’area archeologica di San Calocero, ha allargato
la visuale a tutto il Savonese che racconta di donne temute e
rifiutate dalla società, e che hanno pagato a caro prezzo il
loro essere “differenti”.
La città delle torri è
al centro di questa storia di persecuzioni: non solo per gli
scheletri di ragazzine tumulate secondo riti che un tempo si
riservavano ai reietti, ma anche per essere stata teatro del
primissimo processo alle streghe, che precede di due secoli quelli
più famosi di Triora. E’ infatti nel XIV secolo che una
giovane donna viene accusata di stregoneria dal marito e viene
bruciata viva in piazza San Michele. Per non parlare di tutte le
leggende che riguardano potenti guaritrici nell’entroterra
ingauno e che si tramandano almeno fino all’’800
(a Castelvecchio di Rocca Barbena c’è una strana tomba a
forma di cuore che si dice appartenga all’ultima strega del paese).
«Il fenomeno della
stregoneria nel ponente ligure è ancora poco studiato – dice il
professor Giorgio Amico, saggista e esperto di tradizioni ligustiche
– Eppure il nostro territorio porta i segni di questo passato.
Nella piazza di Cairo Montenotte, ad esempio, c’è una statua
dedicata a due streghe che, secondo la leggenda, erano state
incaricate dal Demonio di spargere la peste a Savona, ma vennero
fermate sul Cadibona dalla Madonna della Misericordia». Si tratta
di Lucia e Maria Langherio che, una volta giunte nel luogo
in cui la Madonna era apparsa ad Antonio Botta nel 1536, furono
ricacciate indietro.
«Non vi sono però
documenti che ci dicano che fine abbiano fatto – continua Amico -
Per non parlare delle donne che frequentavano, in maniera piuttosto
“equivoca”, il convento dei cappuccini di Quiliano e che, una
volta divenute scomode, vennero additate come tentatrici e messe a
tacere condannandole al rogo. Oppure la storia dei processi di
Spigno che, pur essendo in Piemonte, nel ‘600 era sotto la
diocesi di Savona». In quest’ultimo caso a finire nei guai furono
14 poverette accusate di non partecipare con assiduità ai riti
religiosi, di avere avuto commerci con il diavolo e di
“mascare”, ossia di spargere il malocchio, oltre che della
distruzione dei raccolti: nonostante il “no” della Curia savonese
a procedere con le torture, il parroco della cittadina fece di testa
propria tanto che “le 14” confessarono e, poi, morirono,
probabilmente a seguito delle sevizie.
«Nel ponente ligure la
caccia alle streghe andò avanti dal 1400 a tutto il 1600. Per quanto
riguarda le sepolture anomale di Albenga, non mi esprimo visto che se
ne occupano gli archeologi che hanno condotto gli scavi. Certo è che
le modalità di sepoltura non sono mai casuali e hanno sempre
motivazioni precise», conclude Amico.
Il secolo XIX - 8 dicembre 2015